Il carisma apostolico e la spiritualità del Regnum Christi (Seconda parte)

Intervento del cardinale Velasio De Paolis, C.S., al convegno internazionale “La primavera della Chiesa e l’azione dello Spirito”

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Pubblichiamo di seguito la seconda e ultima parte del testo dell’intervento tenuto il 17 maggio scorso dal cardinale Velasio De Paolis, C.S., al convegno internazionale “La primavera della Chiesa e l’azione dello Spirito”, svoltosi presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma. 

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Abbiamo proseguito questo cammino, siamo ancora nella strada e la vogliamo percorrere; vorrei dire che una qualche difficoltà – il cammino è stato faticoso – la si è incontrata, proprio nel carisma. Già il titolo che è stato dato a me, “Carisma apostolico e spiritualità del Regnum Christi”: che cosa vuol dire carisma apostolico? E la spiritualità non fa parte del carisma? Io ho trovato appunto questa parola, che pure è molto bella, ma va presa cum grano salis, come si dice, o perlomeno cercando di specificarla ulteriormente: si sa che “carisma” non è una parola poi così strana, è una parola greca che significa dono, dono di Dio; ma che cosa c’è che non è dono di Dio? Tutto è carisma, no? Dono di Dio. Però questa parola è stata usurpata da un testo che troviamo nella lettera ai Corinzi, dove Paolo parla della Chiesa che ha una varietà dei doni: c’è anche la manifestazione speciale dello Spirito Santo ad utilità della Chiesa.

Dunque, perché è una manifestazione speciale non significa che non c’è la manifestazione generale, e quella speciale non vuol dire che è migliore di quella generale. Anzi, la manifestazione speciale è per utilità nel caso di necessità, direi appunto, “speciale”; vuol dire che non è proprio necessaria alla Chiesa, perché le realtà necessarie, come il dono della vocazione, il dono della vita cristiana, il dono del sacerdozio, il dono della santità, sono carismi anche questi perché sono doni dello Spirito, ma non sono doni speciali perché sono sempre necessari a tutta la Chiesa. I doni speciali invece ci sono per esigenze speciali all’interno della Chiesa.

Usare la parola carisma all’interno di un progetto così grande come quello del Regnum Christi può destare una qualche difficoltà, tanto più se all’interno di questo progetto vi è addirittura una congregazione religiosa di sacerdoti o persone consacrate, e allora la realtà si complica un po’. Carisma: il codice di diritto canonico, il codice della Chiesa, ha avuto molta parsimonia nell’uso di questa parola; non c’è mai. Fra l’altro, quando ha dovuto parlare della realtà della vita consacrata, della professione dei consigli evangelici: ha usato l’espressione di patrimonio, identità, vocazione; un linguaggio più ampio: stiamo parlando di un progetto di vita che comprende tutta questa realtà complessa.

Che cos’è: un carisma generale o speciale? Non possiamo dire che sia né l’uno né l’altro. E allora ecco il riferimento che stiamo facendo nel nostro cammino: proprio perché è una realtà molto ricca, desideriamo di usare il linguaggio della Chiesa, che ci invita a valutare la realtà complessiva come un patrimonio spirituale, un insieme di doni che Dio ha fatto alla Chiesa attraverso il Regnum Christi. E questo insieme di doni ha diverse componenti. Ha la componente, innanzitutto, dell’ispirazione, che è un dono dello Spirito: ma a cosa ci spinge lo Spirito? Con quale Spiritualità, a quale mistero della vita Cristiana, esso si ispira – e diventa allora l’elemento unificante di tutta la realtà? Ecco che allora si parla di un carisma, di un dono, di una identità, di un patrimonio, che viene consegnato alla Chiesa, diventa della Chiesa, e coloro che ne sono i detentori devono proteggere questo carisma attraverso le norme fondamentali che riguardano l’identità stessa del carisma , la natura, la legislazione che riguarda la promozione, le finalità, la stessa spiritualità e così via.

È un cammino che noi stiamo percorrendo; ma che non è un cammino di novità assoluta, anzi: è un cammino di rifiniture direi, di una migliore organizzazione, di una migliore identificazione e penso che il frutto – almeno voglio sperarlo – di questo cammino, sarà la riscoperta profonda di questa realtà profonda che unifica tutti gli elementi e le componenti che partecipano di questo carisma.

E quando pensiamo al carisma del Regnum Christi pensiamo alla grande, pensiamo alla persona di Nostro Signore Gesù Cristo, pensiamo all’unità progettuale della storia della salvezza! Perché quando parliamo della regalità di Cristo noi parliamo della regalità di chi è Dio, il re dell’ universo. E allora comprendiamo anche il mistero della regalità: noi siamo abituati a pensare alla regalità come dominio; dobbiamo risalire alla regalità di Dio che è sommo amore e che si dona, non è re perché vuole dominare ma è re perché è sommo amore, somma libertà e vuole rendere partecipe della suo amore ogni creatura per riempirla della sua Grazia e del suo amore.

Purtroppo è intervenuto il peccato, che ha scombussolato il progetto di Dio; ma è tornato Gesù: e cosa è venuto a fare, Gesù? “Il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo”. Ci ha insegnato la preghiera: “venga il Tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra, sia santificato il tuo nome”… è la regalità di Dio l’unica grandezza, l’unica bellezza, l’unica realtà che riempie il mondo; e la regalità di Gesù è consistita proprio nel mettersi al servizio del mistero di Dio completamente: “Io non ho niente di mio, la mia dottrina non è mia, io non ho altro cibo che fare la volontà del Padre mio”… e questa regalità si è manifestata nel dono supremo della propria vita; è nato il mondo nuovo, il mondo che ci sentiamo di possedere e al quale ci sentiamo chiamati per voler dare la nostra adesione e la nostra partecipazione.

Ora chiudo, il tempo passa, è scappato; ma l’orizzonte che si apre è grandioso, bellissimo!

Approfondiamolo, è Il mistero di Dio, il mistero che vuole inabitare in mezzo a noi. Vuole riempirci dei suoi doni, vuole trasformare il mondo perché trovi la gioia e la pace, un mondo che geme nella tristezza ogni volta che si allontana da Dio, la tristezza che noi oggi sperimentiamo. Lavoriamo per il Regno di Dio, perché lavorando per il Regno di Dio lavoriamo per l’amore di Dio; lavorando per l’amore di Dio, lavoriamo per la felicità dell’uomo; lavorando per l’amore di Dio, noi lavoriamo per la vita eterna, per la pienezza e il compimento di ogni cosa! E auguri per tutto questo!

(La prima parte è stata pubblicata ieri, martedì 28 maggio)

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ZENIT Staff

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