La veridicità e menzogna nei media

Risponde padre Ivan Fuček, professore emerito di Morale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma

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DOMANDA di Mirna, studentessa

Esiste oggi nei rapporti umani la veridicità come valore morale?

A volte l’uomo ha l’impressione che la menzogna abbia prevalso: si mente nelle campagne elettorali per arrivare al potere. I coniugi mentono l’uno all’altro. Nei giornali leggiamo articoli dove si diffama la reputazione delle persone conosciute. Anche quelli che lottano per i diritti dell’ uomo “comune” vengono accusati di farlo per ottenere una migliore reputazione o salire al potere.

Stiamo vivendo una crisi morale temporanea, o abbiamo veramente dimenticato la veridicità?

Un cordiale saluto. Mirna

RISPOSTA di padre Ivan Fuček, S.I.

Domanda breve, ma ponderosa. Entra fortemente nei rapporti umani, che si devono basare su un solo ed unico principio, quello dell’amore, che contiene la veridicità e la giustizia. Vale a dire che la veridicità e la giustizia senza amore non esistono. Questo è il nuovo comandamento. Ma è nuovo davvero?

1. Gesù dice: “Vi do un comandamento nuovo”(Gv 13,34). A chi si riferisce? Solo ai seguaci rigorosi di Gesù? Non obbliga tutti i battezzati in Cristo? Se lui nella sua incarnazione, vita, morte e risurrezione ha attuato la seconda nuova “creazione”, prendendo su di sé tutto il peccato della storia umana, comprendendo individualmente ogni discendente di Adamo ed Eva, non comprende allora tutti noi questo suo nuovo comandamento? Se tutti siamo in Cristo Redentore, non si riferisce ai bianchi, neri, rossi e gialli? Agli appartenenti a tutte le culture, quante mai siano su questo pianeta, alle religioni piccole e grandi, come anche a quelli che non ammettono Dio e rifiutano ogni religione? Il nuovo comandamento Gesù non l’ha portato nel mondo per ognuno e per tutti? Nessun iniziatore religioso, nessun filosofo, governatore e politico, nessun leader, che oggi viene glorificato, e ben presto viene dimenticato, esigeva l’amore come principio di tutto. Gesù esige perché lui è l’Amore stesso, come Dio e come uomo.

Perciò: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”(34).

Significa che è possible! Possibile non solo in teoria, ma nella vita pratica, quotidiana. Gesù lascia anche l’esempio di “come amare”: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”(34). Gesù richiama il suo modello personale. Secondo gli esegeti delle Sacre Scritture, non come Dio, anche se non lo esclude quando dice: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”(Mt 5,48). Gesù adotta il suo modo di amare come Uomo, per lasciare l’esempio a noi. Non solo come pretesa (=imperativo), ma ad ognuno offre la possibilità (=grazia dello Spirito Santo che è Amore!) di vivere la pienezza dell’amore fraterno. L’amore è nella relazione verso l’altro, e fiorisce pienamente nella comunità. Perché in comunità? Perché nella comunità esiste lo scambio, la comprensione, il donarsi all’altro, l’accettarsi a vicenda e il gioire l’uno dell’altro. Esistono, purtroppo, anche le cadute, ma esiste anche il pentimento, il perdono e il miglioramento, esiste la conversione.

2. E a noi, battezzati in Cristo, che veniamo chiamati suoi discepoli accenna in particolare: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”(Gv 13,35). Gesù tiene molto a che tutti gli uomini vedano in noi cristiani questo suo amore vivo disseminato nella comunità dei suoi. Nei tempi antichi non si diceva dei cristiani: “Guardate come si amano?” Questo amore fraterno, evidentemente reciproco, palpabile e confermato dei cristiani non diventava attraente e contagioso? Non era, in senso letterale, un segno della presenza dell’amore di Dio nella vita dei nostri antenati, padri e madri? Che “siano una sola cosa come noi” (Gv 17,11)… “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”(Gv 17,21). Questo messaggio di Cristo è di grande valore. Per noi cristiani è cruciale. Gli occhi del mondo sono rivolti verso il nostro amore reale e concreto nella nostra vita e opere.

Qual è dunque la nostra unità nell’amore reciproco, sincero e puro? Diamo testimonianza o scandalizziamo? Attiriamo o respingiamo? Perché alcuni abbandonano la nostra comunità di fedeli – la Chiesa? Lasciano la fede anche per colpa nostra, ci ha rimproverato il Concilio Vaticano ll (GS 19). La reciprocità del nostro amore deve essere evidente e testimoniare come conseguenza l’amore che unisce il Padre con il Figlio: “perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me” (Gv 17,23).

3. Perciò la veridicità nell’amore! E’ vero dunque l’uomo dalla cui bocca, comportamento e opere scaturisce la verità che va oltre il partito, il governo e lo stato, oltre gli interessi e le ideologie. La parola dell’uomo deve essere veritiera; pretende di essere creduta, se l’uomo che parla conosce la verità, e vuole esprimerla. La verità, nella sua sincerità e franchezza, rifiuta ogni forma di ipocrisia, falsità, furbizia maligna e astuzia. La veridicità perciò è discreta e delicata: non divulga i segreti confidati, non diffonde quello che deve rimanere nascosto. Non inganna, non mente, non divulga supposizioni soggettive e scorrette, ma onestamente, con fedeltà, lealmente e modestamente annuncia la verità – anche quando essa umilia. La bugia, il rovesciamento disonesto sono totalmente opposti alla verità, alla sincerità e alla veridicità, e sono regolarmente accompagnati dalla vanagloria, onestà e falsa umiltà.

4. Tra le violazioni gravi della verità rientrano la falsa testimonianza, il disprezzo della buona reputazione dell’altro, il giudizio infondato sulle sue mancanze morali; il calunniare o rivelare ad altre persone cose vere che riguardano qualcuno; con diffamazioni e dichiarazioni false nuocere alla buona reputazione degli altri, fornendo così l’occasione per una valutazione sbagliata su di loro.

Vizi del genere, sia a livello privato che pubblico (molto più grave!) – negli incontri, nei media, insultano la giustizia, la buona reputazione e il rispetto dovuto al prossimo. La menzogna in sé è un misfatto (intrinsece inhonestum) in ogni occasione: prima delle elezioni denigrando gli avversari sgraditi; nei giornali, sulla radio e in tv macchiando di fango le persone conosciute. Ma la menzogna più grave è quella tra I coniugi che devono essere un corpo solo e uno spirito solo quando, per esempio, il marito non sa che il terzo figlio non è suo. Nella Sacra Scrittura Satana è il padre della menzogna. E’ un peccato mortale quando la menzogna danneggia gravemente le virtù della giustizia e verità (CCC 2484). “La menzogna è dannosa per ogni società; scalza la fiducia tra gli uomini e lacera il tessuto delle relazioni sociali.”(CCC 2486).

C’è bisogno di dire ancora qualcosa sull’adulazione, insinuazione, mitezza, umiltà falsa, ipocrisia, ironia, vanità e sarcasmo sul conto degli altri? Sono tutti modi opposti alla veridicità, e distruggono la fiducia e la confidenza. Senza questi valori non esiste né la comunità piccola né l’ampia, non esiste lo stato: nessuno crede più a nessuno. Crollano le fondamenta della vita comune. 

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Ivan Fuček

Padre Ivan Fuček, S.J., è professore emerito di Morale presso la Pontificia Università Gregoriana (PUG) di Roma.

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