Padre Edward McNamara risponde oggi ad una domanda posta da un nostro lettore in Kenia.
I miei fedeli praticano la devozione al Sacro Cuore di Gesù, che viene osservata nei primi venerdì del mese per la durata di nove mesi. A causa di un altro impegno pastorale, non posso celebrare la Messa per loro il primo venerdì del mese. Posso fare un cambiamento e spostare tutto al secondo venerdì del mese? — D.M. , Nairobi, Kenia
La domanda del lettore è collegata alla promessa fatta dal Sacro Cuore di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Tra le altre promesse, il Sacro Cuore fece la seguente “Grande promessa”:
“Io ti prometto nell’eccesso della misericordia del mio Cuore che il mio Amore onnipotente concederà a tutti quelli che si comunicheranno al primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della perseveranza finale: essi non morranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, servendo loro il mio Cuore di asilo sicuro in quell’ora estrema”.
La devozione al Sacro Cuore ha registrato una grande popolarità dopo le apparizioni a santa Margherita Maria Alacoque, tuttavia non dipende da tali apparizioni ma trova, in un modo o nell’altro, le sue radici nel cristianesimo stesso, come un modo particolare per avvicinarsi a Cristo. Come diceva sant’Agostino, bisogna seguire Cristo uomo per raggiungere Cristo Dio.
La devozione al Sacro Cuore è stata da sempre presente in modo implicito in numerosi maestri di vita spirituale. Il beato Enrico Suso, un domenicano ispirato da Sant’Agostino, diceva: “Se desideri raggiungere la conoscenza della divinità, è necessario salire gradualmente attraverso l’umanità e la passione di questa umanità come cammino più facile”.
Nel corso dei secoli la devozione è stata instillata dalle meditazioni sulle ferite di Cristo e soprattutto la ferita al suo cuore. Ad aiutare queste riflessioni sono stati brani biblici come Giovanni 19,34 e Isaia 53,5. Particolarmente influente è stato un versetto del Cantico dei Cantici: “Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore” (4,9). Molti Padri della Chiesa, come Origene, Sant’Ambrogio e San Giovanni Crisostomo, hanno legato queste parole alla Passione. Questa tradizione è stata rafforzata dalla Vulgata (traduzione in latino della Bibbia), la quale ha tradotto il testo come “ferito” (vulnerasti) piuttosto che rapito.
Durante il Medioevo queste riflessioni iniziali sono state approfondite ed arricchite con nuove idee, in particolare con elementi più personali e teneri. Tra gli scrittori che hanno influenzato questo sviluppo spiccano san Beda il Venerabile, Aimone di Auxerre e il monaco benedettino Giovanni di Fécamp. Le loro meditazioni sulla Passione hanno ispirato numerose imitazioni. Dominante è stata la figura di San Bernardo di Chiaravalle, che, con le sue meditazioni sul Cantico dei Cantici, ha dato nuovi impulsi a questa devozione. Ha influenzato direttamente molti altri, fra cui il suo amico Aelred di Rievaulx e Ecberto di Schönau, il cui Stimulus Dilectionis è stato inserito poi da San Bonaventura nella sua opera Lignum Vitae.
Queste opere hanno anche influenzato la pietà e la devozione popolari, nonché la liturgia, con molti inni e feste legate ai temi della Passione, come la festa della “Trafissione” del cuore di Gesù. Basta pensare al famoso inno Summi Regis Cor Aveto, composto nel XII secolo nell’Abbazia premonstratense di Steinfeld vicino a Colonia, in Germania, in cui l’autore si rivolge al Cuore del Sommo Re.
Nei secoli successivi altri santi hanno influenzato la diffusione di questa devozione, come Matilda e Gertrude di Helfta (detta “la Grande”), e i certosini di santa Barbara di Colonia. Tra i fautori della dottrina propagata da questo monastero ci furono i primi gesuiti San Pietro Canisio e il beato Pietro Fabro. La devozione al Sacro Cuore dei primi gesuiti ha aiutato poi il loro confratello San Claudio de la Colombière a capire e accettare le visioni della sua penitente, Santa Margherita Maria Alacoque. Questo spiega anche perché la Compagnia di Gesù ha promosso così fortemente questa devozione.
Per quanto riguarda la domanda precisa, credo che ci sono due possibili soluzioni alla questione sollevata dal lettore.
Prima di tutto, dal momento che la promessa è legata al ricevere la Comunione, e non necessariamente alla partecipazione alla Messa, si potrebbe organizzare un servizio il primo venerdì, quando non è possibile celebrare la Messa. Questa è forse la soluzione più sicura.
In secondo luogo, alcuni autori sottolineano che l’oggetto di questa devozione è di infiammare i nostri cuori con un amore ardente per Gesù e di riparare le offese commesse contro di Lui, soprattutto nel Santissimo Sacramento. Dal momento che questo può essere fatto quotidianamente, questi autori suggeriscono che le pie pratiche legate ai primi venerdì non si limitino a questo giorno particolare. Quindi se qualcuno è legittimamente impedito di svolgere le pratiche il venerdì, può farle con lo stesso spirito in qualsiasi altro giorno.
Questa è un’opinione legittima, basata sulla misericordia e conoscenza infinita di Dio ma lungi dall’essere universale. La maggior parte degli autori non menzionano alcuna eccezione, come la grazia è legata ad una precisa promessa fatta durante una rivelazione privata. È chiaro, tuttavia, che se qualcuno fa queste pratiche con la giusta intenzione sarà debitamente assistito dalla grazia divina.
Non sembra esserci alcuna legge ecclesiastica in merito. Di norma, tranne che nel concedere di indulgenze, la Chiesa si astiene dal legiferare su questioni legate a rivelazioni private, anche se esse sono ufficialmente riconosciute e raccomandate, come lo è senz’altro questa devozione.
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.