La speranza oggi

Sei alte personalità del mondo ecumenico incontrano il popolo romano in un dibattito organizzato dalla comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 30 settembre. Roma, chiesa di San Calisto. Già dalle ore 9 strabordano persone da un celebre luogo di culto trasteverino, simbolo di un’antica tradizione cristiana. Mary Turner, co-presidente del consiglio ecumenico delle Chiese, sta introducendo il tema di un dibattito organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio nella chiesa di San Callisto.

Si parla di solidarietà, dei momenti difficili che il Mondo sta vivendo ma soprattutto di speranza.

“Grazie ai paesi che offrono rifugio”: la Turner attacca subito con la questione siriana, il rapimento dei vescovi di Aleppo e il moltiplicarsi dei blitz terroristici davanti alle chiese nel Medio Oriente.

I cinque ospiti, tutti altissime personalità del mondo ecumenico, hanno ora dieci minuti di tempo per discutere di queste provocazioni riallacciandole al tema principale della conferenza: la Speranza.

“Non esiste vita facile”, afferma per primo Johan Joseph Bonnie, vescovo cattolico belga, citando il vangelo di Matteo: “Tante volte è proprio la sofferenza la fonte di una felicità vera”. La sofferenza è tuttavia qualcosa che va vissuto con la speranza e questa speranza ce la danno proprio le piccole comunità “che mantengono vive le beatitudini”.

“Dovrebbe esserci un principio primordiale che permetta la convivenza tra comunità cristiana e musulmana”, afferma Cyrille Salim Bustros, Arcivescovo cattolico del Libano, portavoce di una lotta al terrorismo, all’antisemitismo e al razzismo.

Si parla di cristiani che sono stati uccisi per non aver accettato la conversione musulmana, di gente che distrugge, rapisce o semplicemente non accetta. Si parla del male. “Dio stesso è stupito – continua il vescovo di Beirut – da questa situazione”. Ma noi non dobbiamo perdere la speranza “che ci è data da Dio stesso”. E questa speranza non è qualcosa di ideologico o metafisico, è una comunità, un gruppo di persone o meglio quel partito politico moderato islamico che crede nella pluralità religiosa.

Speranza sono tutte quelle associazioni religiose e non, che accettano, ascoltano e aiutano il prossimo. Ne è prova il programma La chiesa per la strada, ideato e fondato da Gabriel, arcisegretario del Santo Sinodo della Chiesa Greca, presente alla conferenza. La crisi del resto non è solo uno svantaggio ma anche un’opportunità per riscoprire noi stessi e dimostrare la nostra forza d’animo.

La Grecia, come tutto il mondo, prosegue Gabriel, è testimone di tutto ciò: di una distruzione a tutto tondo, di povertà e illegalità.

La cosa poco rassicurante è “la convinzione di non avere la capacità di cambiare tutto ciò come singoli – dice padre Marco Tasca, arcisegretario dei Frati Minori Convertuali, tramite il suo portavoce Jorge Fernandez -. Siamo tutti, nel nostro piccolo, convinti di non riuscire a far fronte alle disuguaglianze,  le disattenzioni, le disaffezioni. Siamo insicuri. Il Cristianesimo, che dovrebbe essere una base solida “stenta ad essere compreso”. Non c’è fede, non c’è speranza: “fondamento dell’agire”.

Nonostante le nostre imminenti risorse, prosegue Anders Wejryd, arcivescovo luterano e primate di Svezia, noi uomini siamo frenati “dal desiderio di non lasciare questi confort”.

Siamo frenati da una società che mira al successo e non va oltre. Una società distruttrice ma che, in fin dei conti, ha sempre superato le sue difficoltà non solo grazie alla speranza ma anche per merito di un altro protagonista, il coraggio della denuncia.

“Bisogna avere il coraggio di denunciare il commercio delle armi, lo sfruttamento dei paesi poveri da parte delle multinazionali, le diversità”, prosegue un brillante francescano della Basilica di Assisi, portavoce di una parte di chiesa che oltre a sperare crede nell’importanza dei fatti.

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Emilia Richiello

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