Prima il grazie per la giornata vissuta ad Assisi, poi il pensiero ai missionari e alla beatificazione di Rolando Rivi, infine la “preghiera silenziosa” per le vittime del mare di Lampedusa. In poche parole Papa Francesco, prima di introdurre la preghiera mariana dell’Angelus, ha ripercorso oggi gli eventi più significativi della settimana appena conclusa.
Innanzitutto il Papa ha condiviso con i numerosi fedeli riuniti in San Pietro la gioia per la recente visita nella città del Santo da cui ha preso nome e linfa vitale per il suo pontificato. “Prima di tutto voglio rendere grazie a Dio per la giornata che ho vissuto ad Assisi, ieri l’altro” ha detto.
Una giornata serena, in cui il Papa non ha ‘spogliato’ nessuno, né rivoluzionato niente, ma si è semplicemente raccolto in intima preghiera nei luoghi toccati dalla vicenda umana e spirituale del Poverello. Senza riposarsi neanche 10 minuti… “Pensate che era la prima volta che mi recavo ad Assisi” ha confidato il Pontefice, aggiungendo subito che “è stato un grande dono fare questo pellegrinaggio proprio nella festa di san Francesco”.
Il Papa si è soffermato poi sul brano del Vangelo odierno in cui gli apostoli dicono al Signore: “Accresci in noi la fede!” (Lc 17,5-6). Una invocazione che “tutti noi possiamo fare nostra” in questo Anno della Fede: “Anche noi come gli apostoli diciamo al Signore Gesù: Accresci in noi la fede! – ha rimarcato il Santo Padre – Sì, Signore, la nostra fede è piccola, la nostra fede è debole, fragile, ma te la offriamo così com’è, perché Tu la faccia crescere”.
Come afferma Cristo nel Vangelo, basta avere una fede “quanto un granello di senape”. Una fede “piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili”, ha ricordato Bergoglio. “Ed è vero!” ha soggiunto: lo dimostrano le numerose “persone semplici, umili, ma con una fede fortissima, che davvero spostano le montagne!”. Persone che “non si vantano di ciò che fanno”, come “certe mamme e papà che affrontano situazioni molto pesanti”; o “certi malati, anche gravissimi, che trasmettono serenità a chi li va a trovare”.
Il pensiero del Santo Padre è andato quindi ai tanti missionari, in questo mese di ottobre dedicato proprio alle missioni: “Uomini e donne, che per portare il Vangelo hanno superato ostacoli di ogni tipo, hanno dato veramente la vita”. Esempi concreti delle parole di san Paolo a Timoteo: «Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo» (2 Tm 1,8).
Tale invito, ha sottolineato Francesco, “ci riguarda tutti: ognuno di noi, nella propria vita di ogni giorno, può dare testimonianza a Cristo, con la forza di Dio, la forza della fede”. Questa forza – ha spiegato – la “attingiamo da Dio nella preghiera”, che “è il respiro della fede” e “dialogo dell’anima con Dio”.
Ottobre però è anche il mese del Rosario, il Papa ha ricordato infatti che in questa prima domenica è tradizione recitare la Supplica alla Madonna di Pompei, la Beata Vergine Maria del Santo Rosario. “Ci uniamo spiritualmente a questo atto di fiducia nella nostra Madre” ha detto, esortando a ricevere “dalle sue mani” la corona del Rosario che è “una scuola di preghiera, una scuola di fede!”.
Dopo l’Angelus, Francesco ha reso omaggio a Rolando Rivi, il giovane seminarista ucciso nel 1945 a soli 14 anni dai partigiani comunisti, beatificato ieri a Modena. Il piccolo Rolando fu ucciso perché “colpevole solo di indossare la veste talare in quel periodo di violenza scatenata contro il clero, che alzava la voce a condannare in nome di Dio gli eccidi dell’immediato dopoguerra” ha osservato il Papa. “Ma la fede in Gesù vince lo spirito del mondo!” ha aggiunto, rendendo grazie a Dio “per questo giovane martire, eroico testimone del Vangelo”. “E quanti giovani di 14 anni, oggi, hanno davanti agli occhi questo esempio: un giovane coraggioso, che sapeva dove doveva andare, conosceva l’amore di Gesù nel suo cuore e ha dato la vita per Lui. Un bell’esempio per i giovani …” ha concluso.
Infine, Bergoglio ha commemorato tutte “le persone che hanno perso la vita a Lampedusa giovedì scorso”: giovani, bambini, donne. Per loro il Papa ha chiesto di pregare “in silenzio” e ha detto: “Lasciamo piangere il nostro cuore”.
Tanti, infine, i saluti in italiano ai diversi gruppi presenti in San Pietro. Tra questi la comunità peruviana di Roma che ha portato in processione la sacra immagine del Senor de los Milagros, il gruppo Bürgerwache Mengen della diocesi di Rottenburg-Stoccarda in Germania, e gli ‘italiani’ Sant’Egidio e Agesci.