A volte, “può succedere che anche un cristiano, un cattolico fugga da Dio, mentre un peccatore, considerato lontano da Dio, ascolti la voce del Signore”. È la riflessione sviluppata oggi da Papa Francesco durante l’omelia della Messa mattutina nella Casa Santa Marta. Il Papa, che il 13 ottobre consacrerà il mondo al Cuore Immacolato di Maria, indossava una casula bianca per onorare la memoria della Beata Vergine del Rosario che si celebra oggi.
L’omelia del Pontefice ha preso spunto dalla prima lettura della liturgia odierna che ricorda la storia di Giona, il quale “fugge” dopo aver ricevuto la chiamata di Dio a predicare contro Ninive. Giona prega, loda e serve Dio, fa del bene, ha osservato il Santo Padre, eppure quando il Signore lo chiama, “prende una nave per la Spagna. Fuggiva dal Signore”, perché “non voleva essere disturbato”.
Questo atto di “fuggire da Dio”, è una tentazione che tutti noi, cristiani e non, affrontiamo ogni giorno, ha detto il Papa. “Si può fuggire da Dio, pur essendo cristiano, essendo cattolico, essendo dell’Azione Cattolica, essendo prete, vescovo, Papa… Tutti possiamo fuggire da Dio! E’ una tentazione quotidiana” ha sottolineato.
Pur di “non ascoltare Dio, non ascoltare la sua voce, non sentire nel cuore la sua proposta, il suo invito” siamo disposti ad allontanarci da Lui, e le modalità sono infinite. “Si può fuggire direttamente” o si trovano altre maniere “un po’ più educate, un po’ più sofisticate”.
Ne è un esempio il Vangelo di oggi, in cui Cristo, narrando la parabola del Buon Samaritano, parla di un sacerdote che vede un uomo percosso e ferito per strada e passa oltre. “Fugge” quindi da Dio, ha osservato Bergoglio: “C’è quest’uomo mezzo morto, buttato sul pavimento della strada, e per caso un sacerdote scendeva per quella medesima strada – un degno sacerdote, proprio con la talare, bene, bravissimo! – Ha visto e ha guardato: ‘Arrivo tardi a Messa’, e se n’è andato oltre. Non aveva sentito la voce di Dio, lì”.
Allo stesso modo un levita, passando – ha proseguito il Santo Padre – vede l’uomo e pensa: “Se io lo prendo o se io mi avvicino, forse sarà morto, e domani devo andare dal giudice e dare la testimonianza…”. Quindi tira dritto e anche lui “fugge da questa voce di Dio”.
Infine – ha ricordato Francesco – passa un samaritano, “uno che abitualmente fuggiva da Dio, un peccatore”, e forse per questo l’unico che “ha la capacità di capire la voce di Dio”. Il samaritano, infatti, “non era abituato alle pratiche religiose, alla vita morale, anche teologicamente era sbagliato” – ha spiegato – perché i samaritani “credevano che Dio si dovesse adorare da un’altra parte e non dove voleva il Signore”. Tuttavia, egli “ha capito che Dio lo chiamava, e non fuggì”, ma “gli si fece vicino, gli fasciò le ferite versandovi olio e vino, poi lo caricò sulla cavalcatura”. Come se non bastasse “lo portò in un albergo e si prese cura di lui”. “Ha perso tutta la serata” ha affermato Bergoglio.
Ma come si spiega tutto questo? “Perché Giona fuggì da Dio? Perché il sacerdote fuggì da Dio? Perché il levita fuggì da Dio?” si è domandato il Santo Padre. “Perché avevano il cuore chiuso – ha risposto – e quando tu hai il cuore chiuso, non può sentire la voce di Dio”. Invece, il samaritano “aveva il cuore aperto, era umano, e l’umanità lo avvicinò”.
Il problema, inoltre – ha aggiunto il Pontefice – è che Giona, così come il sacerdote e il levita, “aveva un disegno della sua vita: lui voleva scrivere la sua storia”, aveva “un disegno di lavoro”. Al contrario, il samaritano peccatore “si è lasciato scrivere la vita da Dio: ha cambiato tutto, quella sera, perché il Signore gli ha avvicinato la persona di questo povero uomo, ferito, malamente ferito, buttato sulla strada”.
La domanda che Papa Francesco ha rivolto quindi a tutti i presenti, incluso sé stesso, è stata: “Ci lasciamo scrivere la vita, la nostra vita, da Dio o vogliamo scriverla noi?”. E ancora: “Siamo docili alla Parola di Dio? Tu hai capacità di ascoltarla, di sentirla? Tu hai la capacità di trovare la Parola di Dio nella storia di ogni giorno, o le tue idee sono quelle che ti reggono, e non lasci che la sorpresa del Signore ti parli?”.
Concludendo l’omelia, il Santo Padre ha detto: “Sono sicuro che tutti noi vediamo che il samaritano, il peccatore, non è fuggito da Dio”. Il suo auspicio è quindi che il Signore “ci conceda di sentire la Sua voce, che ci dice: Va e anche tu fa così!”.
Al termine della celebrazione, il Papa ha salutato ognuno dei presenti alla funzione. Tra questi, un gruppo di dipendenti vaticani e di giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede, tra cui una rappresentanza di ZENIT.