Papa Francesco, qualche giorno addietro, nell’omelia mattutina di Santa Marta, ha detto a chiare note che senza la preghiera si rischia di chiudere, proprio al Signore, la porta che conduce per le vie della nostra vita. Si capisce allora quanto sia grande la sua funzione! Ma come bisogna pregare? Gli stessi discepoli chiedono al Signore di insegnarli a rivolgersi a Dio. Nelle parole di Luca la risposta di Gesù è immediata, chiara ed essenziale. “Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”.
Ci sono quattro pilastri che reggono questa invocazione potentissima, che può cambiare la vita di ogni uomo e di riflesso il modo di esistere di una comunità. Noi però appariamo troppo distratti, immersi come siamo nelle nostre certezze materiali, anche se queste cominciano, proprio oggi, a mostrare crepe profonde e irreparabili. Si vive di periodi, più o meno sicuri. La stabilità diventa poi un “mantra istituzionale” quando scoppiano i problemi, ma le ricette, se arrivano, sono comunque saltuarie e fuori dalla risoluzione di fondo di una qualsiasi crisi economica, politica e sociale. Questo perché? La società, a mio avviso, ha perso la chiave per spalancare quella porta che consente di accedere alla novità eterna del vangelo. Torniamo per questa ragione al significato della preghiera rivolta al Padre Nostro e che il Nuovo Testamento ha consegnato all’umanità per sempre!
Soffermiamoci subito sul primo pilastro di questa unica ed eterna supplica al Padre, che consente all’invocazione di prendere la via giusta verso il cielo. Si tratta di un punto indispensabile, che oggi manca nel nostro modo di porci dinnanzi al mistero di Dio. Santificare il nome del Signore e auspicare la venuta del suo regno significa, prima di tutto, aprire chi prega a questa trasformazione interiore, capace di concedere il contatto diretto con il Creatore. Senza questa premessa, tutta spirituale, non si può chiedere al Padre la soluzione dei propri problemi. E come se al nostro computer mancasse la connessione con la rete! Sarebbe difficile navigare! Venga allora il Suo regno in noi e il nome dell’Altissimo sia santificato dentro il nostro cuore! In questi termini la nostra supplica può giungere al cuore dell’Eterno.
Di riflesso prenderà corpo il secondo pilastro e il pane quotidiano potrà diventare possibile per tutti, come per gli uccelli nel cielo. L’uomo di fede non morirà di fame, ma troverà la strada giusta per realizzare il suo legittimo progetto. E come quindi attuare ciò che i sindacati distratti, i governi litigiosi, le lobby delle speculazioni finanziarie non riescono a concretizzare per il bene di questa nostra realtà? È possibile con una rivoluzione della mente e del cuore dell’uomo, che convertitosi alla fede in Cristo, sappia leggere le crisi e le debolezze sociali con la visione soprannaturale delle cose, che è insita nell’umanità. Una lettura che farà evitare e fermare errori ed orrori umani; razzie dei mercati e consorterie che nel nome del profitto a tutti i costi, flagellano l’ambiente e riducono l’uomo ad un numero di un anonimo variegato progetto, fine a se stesso.
Il terzo pilastro della preghiera che Gesù insegna agli apostoli, perché la trasferissero fino a noi, sta nella capacità dell’uomo di offrire la sua misericordia e il perdono a chiunque, anche al peggiore dei nemici, purché trionfi la pace, senza sosta! Una rivoluzione che, solo Dio sa, come potrebbe cambiare le nazioni di questo mondo, sempre alla ricerca dello scontro per vincere sull’altro, in mancanza di una proposta vera di comunione e di condivisione, al di là delle diverse origini culturali, sociali e politiche. Solo chi è misericordioso e si apre al perdono, può chiedere ed avere le stesse grandi opportunità esistenziali spirituali e quindi materiali, che ne derivano. Dalle parole del vangelo emerge chiara questa condizione! Rispettarla significa non solo ricevere la misericordia divina, ma porsi come parte attiva del cambiamento che tutti a parole invocano, rimanendo però in egoismi beceri e in quelle pericolose convinzioni, alimentate da un triste relativismo.
E nel quarto pilastro, infine, che si concentra la richiesta più utile per affrontare ogni battaglia quotidiana personale, comunitaria, privata o pubblica, necessaria per un vero progresso sociale e civile. Non cadere nelle tentazioni che la società di oggi ci propone significa costruire, giorno dopo giorno, un uomo migliore e con esso in nuovo equilibrio. Al contrario crescerà la debolezza che ci circonda e che pensiamo si distrugga con le parole vuote di chi si agita ogni sera nei tanti studi televisivi. Se credessimo nella preghiera, se recitassimo il Padre Nostro con la predisposizione richiesta fin dalle sue prime parole, potremmo incominciare a mettere fine ai guai del mondo. Ma crediamo in tutto questo?
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it
*Si avvisano i gentili lettori che nelle librerie è possibile chiedere il volume del prof. Chiarella “Sui sentieri del vecchio Gesù”. Il libro raccoglie i pezzi di un anno pubblicati su Zenit, con alcuni articoli inediti e le riflessioni di Mons. Costantino di Bruno; Padre Paolo Scarafoni, LC; Dr. Antonio Gaspari (Zenit).
Per info: </em>http://bit.ly/1cY4XPe