Proseguendo le sue catechesi sulla natura della Chiesa, papa Francesco si è soffermato oggi sull’aggettivo “apostolica”. Durante l’Udienza Generale tenutasi a piazza San Pietro, il Pontefice ha ricordato il “legame profondo” e “costitutivo” che la Chiesa ha con “quel piccolo gruppo di dodici uomini che Gesù un giorno chiamò a sé”.
“Apostolo”, ha sottolineato il Papa, è una parola greca che significa “mandato”, “inviato”: gli Apostoli, quindi, “sono stati scelti, chiamati e inviati da Gesù, per continuare la sua opera”, ovvero “pregare”, che è il “primo lavoro dell’apostolo” e, in secondo luogo, “annunciare il Vangelo”.
Quando poi pensiamo ai successori degli Apostoli per eccellenza, cioè i Vescovi (tra questi c’è anche il Papa), dobbiamo chiederci in primo luogo se “questo successore degli Apostoli per prima cosa prega e poi se annuncia il Vangelo: questo è essere Apostolo e per questo la Chiesa è apostolica”.
L’aggettivo “apostolica” è riferito alla Chiesa sotto tre aspetti particolari, ha spiegato il Santo Padre. In primo luogo la Chiesa è “fondata sulla predicazione e la preghiera degli Apostoli, sull’autorità che è stata data loro da Cristo stesso”.
Sotto questo punto di vista, è San Paolo a chiarire ulteriormente il concetto, quando, scrivendo ai cristiani di Efeso, afferma: «Voi siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù» (Ef 19-20).
Gli Apostoli hanno condiviso con Gesù gli ultimi tre anni della sua vita terrena ed, in particolare, “sono stati testimoni della sua Morte e Risurrezione”.
E la Chiesa, che non è fondata su una filosofia ma “su Cristo stesso”, come una pianta “lungo i secoli è cresciuta, si è sviluppata, ha portato frutti, ma le sue radici sono ben piantate in Lui e l’esperienza fondamentale di Cristo che hanno avuto gli Apostoli, scelti e inviati da Gesù, giunge fino a noi”.
La Chiesa è apostolica, tuttavia, anche perché, come afferma il Catechismo, «custodisce e trasmette, con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in essa, l’insegnamento, il buon deposito, le sane parole udite dagli Apostoli» (n. 857).
C’è quindi una tradizione che si articola sulla Sacra Scrittura, sui Sacramenti, sul ministero dei Pastori, che, come un fiume, scorre lungo la storia ed attinge sempre alla sorgente che è Cristo stesso.
Tutto ciò, ha osservato il Papa, è “un dono della Chiesa” e dobbiamo domandarci quanta sicurezza ci doni “l’autentico messaggio di Cristo” e quanto davvero ci crediamo.
Un terzo ed ultimo elemento di “apostolicità” è individuabile nel mandato di Gesù agli Apostoli di andare in tutto il mondo, annunciare il Vangelo e battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (cfr. Mt 28,19-20).
Cristo invita tutti i suoi fedeli a muoversi per “portare la gioia del Vangelo”, pertanto il Pontefice ha domandato ai pellegrini: “siamo missionari con la nostra parola e soprattutto con la nostra vita cristiana?” Oppure rimaniamo “cristiani da sacrestia” che, di fatto, “vivono come il pagani?”.
In conclusione, quindi, la Chiesa ha le sue radici negli Apostoli ma “guarda al futuro”, con la consapevolezza della sua natura missionaria. Eppure una Chiesa che si chiude in se stessa e nel passato e che “guarda soltanto le piccole regole di abitudini, di atteggiamenti”, è una Chiesa che tradisce la propria identità, ha detto papa Francesco, esortando infine tutti i fedeli a riscoprire “tutta la bellezza e la responsabilità di essere Chiesa apostolica”.