I cristiani "discepoli dell'ideologia": una malattia grave. La cura è la preghiera

Nella Messa a Santa Marta, il Papa mette in guardia da un cristianesimo ideologico che porta ad un atteggiamento di chiusura, e avverte che se non si prega si cade nel moralismo e nella superbia

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Sul ‘taccuino medico’ dove Papa Francesco, attraverso le omelie mattutine a Santa Marta, identifica ogni giorno le ‘malattie’ che potrebbero contagiare ogni cristiano, oggi si è aggiunta una nuova voce: ideologia. Se un cristiano “diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede” ha affermato il Santo Padre nella Messa di oggi. La ‘cura’ è la preghiera, ha aggiunto, e quando un cristiano la abbandona rischia di cadere nel moralismo e in un atteggiamento di chiusura.

Come sempre è una frase del Vangelo ad essere spunto per la predica del Pontefice:
“Guai a voi, dottori della legge, che avete portato via la chiave della conoscenza!”. Il monito di Cristo nel Vangelo di Luca (11, 47-54) si può riportare, secondo il Papa, nel contesto attuale: “Quando andiamo per strada e ci troviamo davanti una chiesa chiusa, sentiamo qualcosa di strano”, perché “una chiesa chiusa non si capisce” ha detto.

A volte, ha proseguito, “ci dicono spiegazioni” che non sono altro che “pretesti” e “giustificazioni” che nascondono la verità, ovvero “che la chiesa è chiusa e la gente che passa davanti non può entrare”. O peggio, che “il Signore che è dentro non può uscire”. “L’immagine di chiusura” che tratteggia Gesù è dunque “l’immagine di quei cristiani che hanno in mano la chiave, ma la portano via, non aprono la porta” e che, non lasciando entrare, “neppure loro entrano”.

“Come succede che un cristiano cade in questo atteggiamento di chiave in tasca e porta chiusa?” si è domandato il Santo Padre. È la “mancanza di testimonianza cristiana” a far questo. Un fatto – ha osservato – che diventa ancor più grave “quando quel cristiano è un prete, un vescovo o un Papa”.

“La fede – ha sottolineato Papa Francesco – passa, per così dire, per un alambicco e diventa ideologia. E l’ideologia non convoca. Nelle ideologie non c’è Gesù: la sua tenerezza, amore, mitezza. Le ideologie sono rigide, sempre”. Per questo il Pontefice ha ribadito che “quando un cristiano diventa discepolo dell’ideologia, ha perso la fede”, perché in tal modo “non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo atteggiamento di pensiero”.

È chiaro allora il monito di Cristo: ‘Voi avete portato via la chiave della conoscenza’. “La conoscenza di Gesù – ha spiegato il Papa – è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralistica, perché questi chiudevano la porta con tante prescrizioni”.  Ma Gesù, nel Vangelo di Matteo, fa un altro rimprovero, ha ricordato il Santo Padre: “Voi caricate sulle spalle della gente tante cose; solo una è necessaria”. Chi tiene la porta chiusa e la chiave in tasca è vittima quindi di un “processo spirituale, mentale” in cui la fede diventa quel tipo di ideologia che “spaventa”, “caccia via la gente” e la “allontana” dalla Chiesa.

Non è una questione da prender alla leggera “questa dei cristiani ideologici”, ma una “malattia grave”, ha osservato il Papa. Una malattia che affonda le sue radici già nei secoli passati. Già l’Apostolo Giovanni, infatti, nella sua prima Lettera parlava di quei cristiani “che perdono la fede e preferiscono le ideologie”, diventando “rigidi, moralisti, eticisti, ma senza bontà”.

La questione, a tal punto, diventa: “Ma perché un cristiano può diventare così? Cosa succede nel cuore di quel cristiano, di quel prete, di quel vescovo, di quel Papa, che diventa così?”. “Semplicemente una cosa – ha affermato il Pontefice – quel cristiano non prega e se non c’è la preghiera, tu sempre chiudi la porta”. Non solo: “Quando un cristiano non prega” la sua testimonianza è “superba”, perché “chi non prega è un superbo, è un orgoglioso, è un sicuro di se stesso. Non è umile. Cerca la propria promozione” ha rimarcato Francesco. Al contrario, “quando un cristiano prega, non si allontana dalla fede, parla con Gesù”.

Attenzione però: “Una cosa è pregare e un’altra cosa è dire preghiere”, ha precisato Bergoglio. “Questi dottori della legge dicevano tante preghiere”, per orgoglio certo, “per farsi vedere”. Essi “non pregano, abbandonano la fede e la trasformano in ideologia moralistica, casuistica, senza Gesù” ha affermato il Papa. Tanto che, quando “un profeta o un buon cristiano li rimprovera, fanno lo stesso che hanno fatto con Gesù: Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile (questi ideologici sono ostili) e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie (sono insidiosi) per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca”.

“Poverini” ha esclamato il Santo Padre, “non sono trasparenti”, “sono gente sporcata dalla superbia”. Noi cristiani vogliamo cadere nella stessa trappola? No? Allora, ha esortato il Papa: “Chiediamo al Signore la grazia di non smettere di pregare, per non perdere la fede, rimanere umili. E così non diventeremo chiusi, che chiudono la strada al Signore”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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