La persecuzione contro i cristiani “è la più drammatica storia religiosa dell’inizio del XXI secolo”. Lo afferma nel suo ultimo libro il vaticanista John Allen.
In The Global War on Christians: Dispatches From the Front Lines of Anti-Christian Persecution (La guerra globale contro i cristiani: dispacci dalla prima linea della persecuzione anti-cristiana) edito da Crown Publishing, Allen fornisce una visione globale delle varie minacce che i cristiani devono fronteggiare.
“Oggi i cristiani sono indiscutibilmente il corpo religioso più perseguitato del pianeta, e troppo spesso i loro nuovi martiri soffrono in silenzio”, afferma l’autore.
Il silenzio, osserva Allen, è dovuto in larga parte alle omissioni dei media sul tema delle persecuzioni anticristiane, nonostante le palesi offese che questi subiscono.
L’autore cita un uno studioso protestante, Todd Johnson, secondo le cui stime, nel decennio 2000-2010 sono stati almeno 100mila i cristiani uccisi ogni anno.
Allen distingue tra i problemi fronteggiati dai cristiani in Occidente, per esempio nella polemica sulla riforma sanitaria negli USA, e le ben più sanguinose persecuzioni in vari paesi africani, mediorientali ed asiatici.
Tuttavia, laddove è certo che nelle nazioni occidentali i cristiani non vengono torturati o messi a morte, essi sono comunque oggetto di una forte ostilità.
Un paio di recenti casi australiani esemplificano l’intolleranza esibita contro i cristiani.
Nello stato australiano della Victoria, il dottor Mark Hobart è sotto investigazione da parte dalla Commissione Medica dello Stato. Il suo crimine: rifiutarsi di assegnare a un altro medico una coppia indiana che voleva abortire una bambina alla 19° settimana di gestazione perché voleva un maschio (cfr. Herlad Sun, 5 ottobre 2013).
Ad Hobart, che è cattolico, la coppia aveva chiesto di abortire la bambina ma lui si era rifiutato. Alla richiesta della coppia di segnalare alla gestante un altro medico che avrebbe eseguito l’aborto, ha risposto che non conosceva nessuno che avrebbe potuto realizzarlo.
“Per ironia della sorte la legge sull’aborto in Victoria, tra le più estreme del mondo, è stata portata avanti da un’agenda femminista bipartisan”, ha commentato Miranda Devine nel suo articolo sull’Herald Sun. “Eppure oggi queste leggi sono usate per punire un medico che si rifiuti di partecipare a qualsivoglia aborto praticato in base al sesso del nascituro, che fa delle bambine una specie danneggiata in India e in altre società patriarcali”, aggiunge la giornalista.
C’è stata poi la Marcia per la Vita a Melbourne, capitale della Victoria. Il sito LifeNews.Com ha pubblicato una galleria fotografica che ha mostrato come tale pacifica manifestazione sia stata violentemente attaccata.
“Abbiamo un gran numero di persone che sono state ferite, a seguito di quanto avvenuto ieri”, ha affermato Bernie Finn, membro del parlamento di Vittoria, secondo quanto riferito dal 9 News Website dello scorso 13 ottobre.
Circa 3000 manifestanti pro-life hanno preso parte alla marcia, chiedendo che venga abolita la riforma della legge sull’aborto del 2008, che rimuove ogni protezione legale del nascituro.
L’Australia è ben lontana dall’essere l’unico paese con questo tipo di conflitti. In Inghliterra, Hazelmary e Peter Bull hanno messo in vendita il loro Chymorvah Hotel in Cornovaglia.
I due coniugi hanno perso la causa legale intrapresa nei loro confronti per aver rifiutato di affittare una camera a una coppia omosessuale (cfr. Daily Mail, 19 settembre).
Da quel momento, i coniugi Bull sono stati oggetto di numerosi attacchi, compresi atti di vandalismo e minacce di morte.
Coerentemente con i loro valori cristiani, sin dall’inizio della loro gestione dell’hotel, nel 1986, i due albergatori avevano sempre affittato le loro camere soltanto a coppie eterosessuali sposate.
La coppia ha quindi contestato la sentenza a loro sfavore presso la Corte Suprema (cfr Telegraph 9 ottobre).
“La coppia non può essere trattata alla stregua di due razzisti o colpevoli di altre forme di discriminazione, perché la loro scelta è fondata sul loro “giudizio di coscienza religiosamente orientato”, ha dichiarato il loro legale, Aidan O’Neil, nella sua arringa davanti ai due giudici.
I temi legati al matrimonio omosessuale stanno scatenando polemiche anche negli Stati Uniti. Barronelle Stutzman, fiorista di Richland nel Washington, è stata querelata due volte: dal Procuratore Generale dello Stato, Bob Ferguson, e dall’Unione per le Libertà Civili Americana (cfr Wall Street Journal, 19 settembre).
Il reato contestatole è il non aver venduto fiori a coppie omosessuali. Sacerdoti e membri del clero sono generalmente protetti da misure legali di questo genere ma ciò non vale per chi svolge attività commerciali.
Lo scorso 10 ottobre, la rivista Crisis ha pubblicato un lungo articolo in merito al problema dei Cristiani che, secondo coscienza ritengono di non dover incoraggiare l’omosessualità. Un certo numero di problemi, generati dal matrimonio omosessuale, vanno dalle torte nuziali ai banchetti fino alle foto dei matrimoni.
Gli imprenditori cristiani stanno invocando il diritto alla libertà religiosa ma le loro petizioni sono state rigettate dai tribunali.
Gli appelli alla tolleranza e al rispetto, a quanto pare, si applicano soltanto per uno solo degli attori del dibattito.