Riportiamo di seguito il testo integrale della prolusione del cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, in Australia, tenuta ieri, venerdì 25 ottobre, nella Basilica S. Marco a Venezia in occasione del “Dies Academicus” 2013/14 dello Studium Generale Marcianum.
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L’Anglosfera
L’Anglosfera include le isole britanniche, l’Irlanda, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Canada anglofono e in qualche misura gli Stati Uniti d’America.
Gli Stati Uniti rappresentano un mondo a parte, un subcontinente autosufficiente, anche più del Brasile, non sempre molto interessato verso il mondo esterno. A differenza delle altre parti del mondo anglofono in Occidente, che ora si stanno anch’esse modificando a causa dell’immigrazione, gli Stati Uniti d’America hanno già accolto molti migranti tedeschi e attualmente un crescente numero di ispanici. Il loro primato in ogni sfera, eccetto il cricket, è riconosciuto.
I moderni mezzi di comunicazione e di trasporto hanno ravvicinato questi mondi geograficamente dispersi. Molti anglofoni quando vengono in Europa, specialmente quando si tratta di figli di immigrati di seconda o terza generazione, fanno di Londra la loro base.
Molti australiani seguono il calcio inglese così come molti italo-australiani si interessano del calcio italiano (io sono un Romanista!) e alcuni giovani australiani seguono il basket americano. Oltre l’Occidente, l’Anglosfera coincide in parte con il Sud-Africa, lo Sri-Lanka, il Pakistan e l’India, grandi estimatori del cricket, mentre i 50-60.000.000 esponenti della classe media anglofona in India costituiscono un mercato più grande di quello britannico per i libri in lingua inglese. Mi sembra ancora più importante notare che in questi paesi più importanti istituzioni di governo, giudiziarie, bancarie, i media, gli ospedali si sono sviluppati a partire da origini inglesi, anche se i Padri Fondatori degli Stati Uniti si ispirarono anche ad altri modelli. La Chiesa Cattolica fu istituita dalla Diaspora irlandese, che accompagnò l’espansione imperiale inglese.
In tutti i paesi anglofoni dell’Occidente ad esclusione dell’ Irlanda e di Malta i Cattolici sono una minoranza, che va da circa il 24% negli USA (2007), al 19% dell’Inghilterra (2011) e al 12,6 % della Nuova Zelanda (2006). La maggioranza della popolazione rimane anglicana e protestante, con un basso tasso di praticanti e un crescente tasso di disaffezione. Coloro che si auto-definiscono privi di religione stanno rapidamente crescendo; in Australia dallo 0,3% del secondo dopo guerra al 22,3% di oggi (mentre i cattolici sono il 25,3% della popolazione). Questa crescita dell’irreligione è più lenta negli Stati Uniti dove chi non appartiene a nessuna religione (cioè atei, agnostici o coloro che dichiarano di non credere in ‘niente in particolare’) rappresentano il 16% della popolazione (2007).
In Inghilterra i cattolici sono stati perseguitati periodicamente, anche se con un accanimento in costante diminuzione, dal tempo di Re Enrico VIII, regnante dal 1529 al 1547, fino a quando nel 1829 Daniel O’Connell, lo statista irlandese, promosse la legge per l’“Emancipazione cattolica” e il diritto dei cattolici di sedere al Parlamento di Westminster. Sentimenti anti-cattolici continuarono a serpeggiare tra le classi dirigenti ovunque nel mondo anglofono per buona parte del ventesimo secolo mentre le violenze tra protestanti e cattolici in Irlanda proseguirono fino al 1998, quando il primo ministro britannico Tony Blair e i leader irlandesi conclusero gli Accordi di Pace del Venerdì Santo. J. F. Kennedy(1917-63) è stato il primo e unico Presidente cattolico degli Stati Uniti d’America, anche se l’Australia ha avuto diversi primi ministri cattolici.
Ciò significa che in questo mondo non troviamo la tradizionale alleanza tra trono e altare,né qualche legame significativo tra la Chiesa e la serie di oligarchie (eccetto forse per l’Irlanda per diversi anni dopo l’indipendenza)che hanno mantenuto il potere in parlamento attraverso le procedure democratiche.
Molti cattolici delle colonie inglesi avevano origini irlandesi, e persino negli Stati uniti l’antagonismo razziale tra inglesi e irlandesi, legato alle spinte indipendentiste irlandesi, complicava la scena religiosa.
Fino a ben oltre la fine della seconda guerra mondiale, i cattolici che si indentificavano con il Partito laburista, e negli Stati Uniti con i Democratici, accolsero prontamente e senza difficoltà l’enciclica di Papa Leone XIII Rerum Novarum del 1891 sui nuovi mondi dell’industrialismo e della democrazia e salutarono con favore la separazione tra Stato e Chiesa, che forniva alle comunità cattoliche una certa protezione da governi ostili e invadenti. Il mondo anglofono occidentale non ha grandi aree periferiche degradate, né un popolazione contadina impoverita e analfabeta.
Il Concilio Vaticano II
Era il 25 gennaio 1959 quando Papa Giovanni XXIII annunciò, suscitando lo stupore e la sorpresa generale, che avrebbe convocato un nuovo Concilio per rinnovare la vita religiosa della Chiesa e aggiornare i suoi insegnamenti, la sua disciplina e la sua organizzazione.
L’intuizione di Papa Giovanni, e cioè che la Chiesa trattava molte questioni con modalità obsolete che si erano sviluppate in un mondo ormai scomparso e non più adeguato, era corretta e non sono affatto certo che i cambiamenti vitali introdotti dal Concilio – ad esempio il riconoscimento del ruolo dei fedeli laici, la collegialità dei vescovi, l’importanza del dialogo con il mondo invece della sua sistematica condanna, il rifiuto del potere dello stato di imporre la fede religiosa, l’ecumenismo e la celebrazione della liturgia nelle lingue nazionali (dichiaratamente mai proposto dal Concilio) – sarebbero stati introdotti senza di esso.
Il Concilio ha portato e continua a portare molti benefici, cambiamenti dei quali trassero vantaggio le comunità ecclesiali. L’insegnamento sull’ecumenismo trasformò la vita pubblica australiana ed eliminò quasi completamente il vecchio antagonismo tra protestanti e cattolici. Non possiamo oggi neanche immaginare la celebrazione di tutti i matrimoni misti (cattolici e non-cattolici) fuori dalla Chiesa in una sagrestia, come si esigeva allora. Oggi in ogni istituzione cattolica i laici ricoprono posizione di responsabilità, tranne che nelle parrocchie che devono essere sempre guidate da un sacerdote.
Ci furono numerose sorprese. Nessuno previde la crescita dei nuovi movimenti laicali o il successo eccezionale delle Giornate mondiali della Gioventù, entrambi frutti delle idee e degli insegnamenti del Concilio.
Ci furono anche altri sviluppi. Io non avevo immaginato la confusione dottrinale e morale che si sviluppò mentre le concezioni secolari prevalenti nella società occidentale penetravano all’interno dei cuori e delle menti cattolici. Questa confusione fu particolarmente forte nella comprensione della morale sessuale, del matrimonio e della famiglia, rispetto ai quali gli insegnamenti di Papa Paolo VI del 1968 contro la contraccezione artificiale furono e continuano a essere ampiamente rifiutati.
Allo stesso modo nessuno che io conosca seppe prevedere il flagello della pedofilia che sarebbero stati scoperti successivamente e che sembrano aver avuto un picco negli anni settanta e ottanta quando cioè, per inciso, la confusione morale era all’apice.
Non ho mai incontrato nessuno durante e dopo il Concilio che avesse previsto le ondate di abbandono del sacerdozio e della vita religiosa, l’estinzione di molti ordini religiosi e il calo delle vocazioni. Una stima parla di 32.000 preti da tutto il mondo che lasciarono durante il pontificato di Paolo VI (1963-78)[1]. In Australia si contavano 14.622 suore nel 1966, ma solo 4.765 nel 2012 con un’età media di 74 anni.
Il documento più importante del Concilio è stata la Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium
, nella quale con una rivoluzione copernicana il Popolo di Dio (Capitolo 2) veniva trattato prima della gerarchia e dell’episcopato (Capitolo 3). Oltre a esplicitare, nella dottrina della collegialità, il ruolo dei vescovi come successori degli apostoli, piuttosto che delegati del Papa, la Lumen Gentium riconobbe anche la dignità battesimale dei fedeli laici.
Fu provvidenziale per la società che andava emergendo, nella quale le pressioni ostili erano talmente cresciute da superare l’effettiva capacità di resistenza di un numero sempre più ridotto di sacerdoti e religiosi. La dottrina di fondo secondo la quale ci si impegna con tutti gli uomini di buona volontà, si cerca di cooperare piuttosto che di condannare, e si partecipa regolarmente alle discussione nello spazio pubblico sono atteggiamenti fondativi per quasi ogni Cattolico di oggi.
Al Concilio, il mondo anglofono diede un contributo significativo sulla libertà religiosa, specialmente attraverso i contributi del gesuita nord-americano p. John Courtney Murray SJ. La Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis Humanae (1965), nella quale si stabilisce che lo stato non può imporre il credo religioso, ha rappresentato nelle stesse parole di Murray «Il documento più controverso dell’intero Concilio». Egli scrisse anche che «l’affermazione conciliare del principio della libertà religiosa fu fortemente limitata nel testo. Ma lo stesso testofu gettato in un bacino le cui sponde sono tanto ampie quanto lo è la Chiesa universale. Le onde sarebbero arrivate molto lontano».[2]
Il Concilio Vaticano II fu distorto e la vita cattolica danneggiata dai liberali radicali e dai reazionari (Lefevriani), portando Paolo VI, nel nono anniversario della sua elezione, avvenuto durante il Concilio, a sottolineare che «da qualche fessura [è] entrato il fuoco di Satana nel tempio di Dio» (Omelia del 29 giugno 1972).
Coscienza
Effettivamente Murray aveva ragione, perché alcuni erano passati dal giusto riconoscimento dei limiti del potere statale di coartare il credo o la pratica religiosa a una affermazione dannosa del primato della coscienza, che nella versione peggiore abilita i cristiani a selezionare dall’insegnamento ufficiale della Chiesa sulla fede e sulla morale solo quelle dottrine che trovano congeniali.
I più cauti parlano della priorità della coscienza informata, ma la coscienza è sottoposta e non sovraordinata alla verità e alla parola di Dio. Come scrisse il cardinal Newman, la coscienza è «l’originario vicario di Cristo» e «il messaggero di colui che […] ci parla dietro un velo, ci istruisce e ci governa per mezzo dei suoi rappresentanti»[3]. Newman spiega anche con grande accuratezza che «così irregolare; così facile a confondersi, a essere oscurato, pervertito; […] così influenzato dall’orgoglio e dalle passioni […] questo sentimento è al tempo stesso il più grande e il più oscuro dei maestri».[4]
Tale sviluppo ha seguito il rifiuto del concetto di verità in filosofia, nelle scienze umane e generalmente tra gli opinionisti, che non si combina facilmente con il metodo di conoscenza utilizzato nel mondo scientifico, ad esempio in ambito medico ed ingegneristico. Questo rifiuto della verità danneggia la nozione di una società naturale o contrattuale e promuove un individualismo radicale.
L’ascesa del concetto di autonomia morale, la pretesa che ogni persona umana possa stabilire o scegliere i propri valori morali è anche poco compatibile con lo stato di diritto della nostra società e ad esempio con il grande numero di norme che definiscono capillarmente ogni ambito della vita, dalla salute, alla sicurezza, all’ambiente, all’edilizia fino alle opinioni (ad es. la discriminazione o l’istigazione all’odio).
La legislazione californiana per cui chiunque può decidere la propria identità sessuale prima di accedere a una toilette pubblica rappresenta uno sviluppo estremo di questa tendenza.
Con l’abbandono (teoretico) del concetto di verità e per preservare l’armonia sociale, il criterio più importante per giudicare le questioni relative alla sessualità, al matrimonio, alla famiglia e all’inizio e fine vita è diventato la tolleranza.
È interessante notare che molte delle stesse persone che insistono sulla tolleranza sono generalmente molto più restrittive sulle questioni di giustizia sociale o ambientali, arrivando a insultare gli avversari che per esempio fossero scettici circa le responsabilità umane nel catastrofico cambiamento climatico. È vero che il clima è cambiato e probabilmente continuerà a cambiare, ma le temperature non sono aumentate negli ultimi 16 anni (dal 1997).
Ogni minoranza è influenzata dalla maggioranza circostante, anche quando assume una posizione netta in reazione alla maggioranza o contro di essa.
Nella minoranza cattolica in Australia (25.3%) vi è oggi una prevalenza di matrimoni misti, per esempio cattolici e non cattolici (siano essi protestanti, ortodossi, non-credenti o appartenenti a religioni non cristiane). È possibile che i casi di appartenenze religiose miste siano maggiore tra i partner che convivono e rifiutano il matrimonio. Se il superamento della barriere settarie rappresenta una grande guadagno, questi fattori rendono più difficile mantenere viva la fiamma della fede e correggere il giudizio morale tra i giovani cattolici.
Per ragioni ideologiche e tornaconto finanziario, autorevoli voci dei media, del mondo della pubblicità e di internet (la pornografia in rete è un problema particolarmente triste), si coalizzano per promuovere l’esaltazione dell’individuo e ovviamente per rigettare ogni idea di legge naturale che riconosca un’intrinseca differenza tra uomo e donna e che conseguentemente definisca e difenda la concezione del matrimonio come unione esclusiva tra uomo e donna e altri valori decisivi come il diritto alla vita del feto.
Un modo per descrivere questa varietà di influenze, che sono scettiche rispetto alla verità e in modo particolate rispetto alle verità morali ed esaltano l’individualismo e l’autonomia, è quello di definirle relativiste: esiste la mia e la tua verità ed entrambe sono ugualmente valide.
L’utilizzo distorto degli insegnamenti del Concilio Vaticano II presenti nella Dichiarazione sulla Libertà religiosa ha inoltre favorito una caduta nel relativismo da parte di molti cattolici.
Naturalmente il Concilio ha riconosciuto esplicitamente che «tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotate cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità» (Dignitatis Humanae, 2) ma per via dell’ intrinseca dignità umana di ogni persona «gli esseri umani devono essere immuni dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa» (DH, 2). Si trattò di una pietra miliare nello sviluppo e nel riconoscimento del diritto del singolo alla fede e alla pratica religiosa contro uno stato oppressivo e invadente.
Nulla viene detto sulla relazione tra il Papa e i vescovi quali insegnanti e difensori ufficiali dell’insegnamento biblico, così come sviluppato dal Magistero della Chiesa per 2000 anni; nulla sul potere delle chiavi, sul potere di Pietro, esercitato oggi dai suoi successori, il papa e i vescovi in comunione con lui, di sciogliere e legare. Questi argomenti non vennero trattati dalla Dignitatis Humanae.
Con una serie di rapidi mutamenti, alcuni cattolici si sentono oggi liberi di scegliere a piacimento tra i dieci comandamenti. Dal 1968 a oggi le aree di dissenso si sono considerevolmente allargate, e il primato della coscienza viene invocato non solo contro l’insegnamento della Chiesa in materia di contraccezio
ne ma anche per respingere l’idea che l’unione sessuale deve avvenire tra un uomo e una donna uniti in matrimonio, affermare la legittimità della pratica omosessuale, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’aborto e l’eutanasia e per giustificare la possibilità di ricevere l’Eucaristia dopo il divorzio civile e le seconde nozze.
Molte, troppe di queste persone, non sono particolarmente inclini a concepirsi come “meno” cattoliche e ancora meno come “cattivi” cattolici. Troppi di loro non frequentano regolarmente la messa domenicale ma neanche questo sembra impedire loro di considerarsi buoni cattolici tanto quanto il Papa!
Dobbiamo perciò continuare il buon lavoro, iniziato in molti luoghi e a cominciare dai bambini della scuola primaria, per istillare in loro la convinzione che il rispetto di tutti e dieci i comandamenti rappresentano il quadro morale di riferimento per la vita quotidiana e che abbracciare i sette peccati capitali e rifiutare le virtù tradizionali non sono opzioni possibili per chi vuole seguire Cristo.
C’è una gerarchia delle verità morali così come tutte le verità di fede. Riconosco che il disaccordo su una specifica questione morale, ad esempio la contraccezione, o su un numero limitato di questioni non pregiudica l’appartenenza alla Chiesa. Ma non si possono moltiplicare questi casi senza ammettere che possa venire pregiudicata l’appartenenza di una persona alla Chiesa.
Su alcune questioni le conseguenze sono immediatamente visibili. Per esempio il proprietario di una clinica abortista dovrebbe essere fuori dalla Chiesa tanto quanto ogni uomo o donna non pentito di essere stato coinvolto in aborti plurimi. Il pentimento genuino conduce sempre al perdono divino, normalmente attraverso il sacramento della penitenza. Il rifiuto del pentimento è peggiore, ma nel lungo periodo non così dannoso per la Chiesa e per i credenti come il mutamento della definizione dei peccati mortali che ci separano dall’amore di Dio.
Nel paragrafo 62 della Evangelium Vitae (1995), Papa Giovanni Paolo II ha riaffermato formalmente l’insegnamento ininterrotto della Chiesa secondo il quale l’aborto è sempre intrinsecamente sbagliato; e in un paragrafo precedente (il 3) ha richiamato l’insegnamento del Concilio Vaticano II di Gaudium et Spes (paragrafo 27) per ricordarci che ci sono molti mali – inclusi il genocidio, l’aborto, la schiavitù, il traffico di esseri umani, la povertà estrema, lo sfruttamento e il maltrattamento dei più poveri – che continuano a rimanere dei mali, anche se alcune persone possono ridefinirli o far appello alla coscienza per giustificarli.
Sappiamo dalle rivelazioni sugli abusi sessuali che peccati e crimini gravi e reiterati non solo causano grandissimo dolore a chi li subisce ma danneggiano e avvelenano la Chiesa. Il compito immediato è aiutare le vittime assicurando che quanti si sono macchiati di tali crimini saranno denunciati alla polizia e alle autorità civili. Mentre lavoriamo per sradicare questo male dalla Chiesa e per proteggere i bambini e le persone più vulnerabili, l’insegnamento cattolico deve continuare ad essere forte e chiaro rispetto alla realtà del peccato e del male in molti altri importanti ambiti. Rifiutare di riconoscere i mali che sono frutto di alcuni peccati gravi in differenti ambiti costituirebbe nel lungo termine un danno enorme per la testimonianza cristiana e per la vita cattolica e per la gente che la Chiesa serve.
I crimini devono essere denunciati alla polizia, e le mancanze morali possono sempre essere riparate attraverso il pentimento, ma le eresie sia nell’ambito della fede che della morale possono essere curate solo attraverso la libera sottomissione e il riconoscimento delle verità dell’insegnamento cristiano. «E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?» (1Cor. 14,8).
I giovani cattolici australiani sono spesso aperti, generosi, impegnati nella difesa della giustizia sociale e tesi a contribuire al bene comune. La risposta dei giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù continua ad essere fonte di grade speranza e incoraggiamento. Il modo in cui considerano la fede e le questioni morali, tuttavia, riflette spesso la situazione culturale generale e il modo in cui sono stati trascinati dalla confusione morale e dal declino della fede attorno a loro. Uno studio australiano mostra come la maggior parte dei giovani cristiani pensano che sia giusto scegliere a piacimento le proprie convinzioni religiose, con un 71% di giovani cattolici che concordano con quest’idea (paragonato al 76% degli anglicani e al 54% degli altri cristiani). Sulle questioni morali, i giovani cattolici in Australia sono tanto relativisti quanto la loro controparte secolarizzata e più relativisti dei loro fratelli e sorelle cristiani delle altre Chiese e comunità. Il 56% dei giovani australiani tra i 13 e i 24 anni concordano sul fatto che la morale è relativa. Il dato sale al 59% per i giovani cattolici, al 63% per i giovani che non appartengono ad alcune religione. Piccole maggioranze di giovani di altre tradizione cristiane sono in disaccordo con questa posizione.[5]
Per ravvivare e approfondire la fede dei giovani, occorre spiegare che Gesù non è venuto per spingerci a esplorare altre opzioni morali; non ci ha nemmeno insegnano che un modo di agire vale l’altro purché siamo sinceri. Gesù è la via, la verità e la vita (Gv 14,6) e dall’accettare o rifiutare consapevolmente Gesù, nostro Signore e Salvatore, derivano conseguenze enormi per questa vita e per l’altra.
Sono più ottimista rispetto alla continuità della fede e delle credenze in queste culture moderne e post-moderne di quanto non lo sia rispetto a un rapido rafforzamento della vita famigliare, anche se è del tutto realistico che in un periodo di tempo non troppo lungo i governi dovranno prendere delle misure protettive verso le famiglie per far fronte alle conseguenze spirituali, personali ed economiche della disintegrazione della famiglia, specialmente tra i bambini.
Per vent’anni (1992-2011), in Russia, le morti hanno superato le nascite. In alcuni anni il sorpasso è stato di oltre un milione.[6] Ciò era dovuto principalmente alla bassa fecondità, a tassi di aborto scioccanti, all’alcolismo con la conseguente bassa fecondità e le morti precoci. Fortunatamente le cose hanno subito una svolta positiva con la diminuzione del tasso di interruzione di gravidanza (42 aborti ogni 100 nati contro i 130 aborti ogni 100 nati nel 2002, in diminuzione rispetto ai tassi ancora più elevati dei primi anni ‘90)[7], con l’aumento del tasso di fecondità da un base ridotta (da 1,2 nel 1999 a fino a 1,6 nel 2012) e con le morti eccedenti le nascite ridotte a sole 2.500 unità nel 2012 (secondo i dati dell’agenzia statistica governativa russa). Allo stesso tempo le nascite da donne non sposate sono aumentate mentre sono diminuite le nascite da madri coniugate. Il numero di bambini che crescono con un solo genitore è in aumento mentre il tasso di persone che scelgono il matrimonio è in caduta. Su questi ultimi dati sembra che la Russia si stia allineando alla situazione più generale dei paesi sviluppati. Ma la catastrofe demografica che speriamo abbia evitato rappresenta un chiaro segnale di allarme rispetto alla situazione estrema alla quale può condurre la totale disintegrazione del matrimonio e della famiglia.
Minacce alla libertà religiosa
Le sfide alla libertà religiosa nei paesi occidentali sono serie e non posso essere banalizzate, ma dobbiamo anche guardare alle cose in prospettiva. Nel più ampio contesto globale e storico, la stima del numero di cristiani martiri nel ventesimo secolo va da 27 a 45 milioni di persone. [8] Le stime dei martiri relativi ai primi dieci anni del terzo millennio vanno da 100 a 150.000 all’anno. Grazie al cielo in Australia come in molti paesi occidentali la libertà religiosa non è una questione di vita o di morte. In Australia non esiste a
ttualmente minaccia di persecuzione religiosa.
Le sfide che dobbiamo affrontare sono di ordine diverso, ma comunque serie. Non derivano dalla persecuzione violenta ma dalla determinazione delle autorità governative, delle corti e dei tribunali di promuovere una particolare visione del mondo, specialmente in due ambiti strettamente interconnessi: l’ambito relazionale, la famiglia e la sessualità, da un lato; l’aborto e la tecnologia riproduttiva dall’altro.
Si tratta di una tendenza emergente anche in Australia. Nello stato di Vittoria, l’Atto di Riforma della Legge sull’Aborto (2008) impone ai medici obiettori di coscienza rispetto all’aborto di rinviare i pazienti ad altri medici che possano mettere in atto la procedura.
All’inizio di quest’anno, il governo federale ha cambiato la legge per rimuovere le garanzie che assicurano agli enti sanitari religiosi finanziati dal governo di operare nei vari servizi secondo le proprie convinzioni. Saranno ora obbligati ad agire anche contro le loro convinzioni religiose e a fornire stanze doppie anche a coppie non sposate o omosessuali. Un legislatore del parlamento del Nuovo Galles meridionale si è ispirato allo stesso principio per proporre di eliminare nelle leggi di quello stato le protezioni alla libertà religiosa che consentono alle scuole confessionali di accertarsi che il loro personale condivida l’etica e la testimonianza di queste scuole.
Se questo è giustificabile sul piano dei diritti umani, un approccio ai diritti umani che applica alcuni diritti in maniera così estesa da poterli usare per ottenerne altri, mentre altri sono applicati nel modo più restrittivo possibile, nel lungo periodo sarà fatale per il rispetto dei diritti umani. La libertà religiosa è la cartina di tornasole. Se viene indebolita, altri diritti fondamentali come la libertà di associazione e la libertà di parola si indeboliranno.
Recentemente all’Università di Sidney, un gruppo pro-life ha creato Life Choice, un’associazione che promuove il dibattito sull’aborto e sull’eutanasia. La loro prima domanda di finanziamento all’Unione studentesca è stata respinta perché (è stato detto) questo gruppo non avrebbe promosso la vita studentesca! È stato presentato ricorso al direttivo plenario dell’Unione studentesca e il gruppo Life Choice ha ottenuto il riconoscimento per un voto.
Due dettagli sono interessanti. Il Professore Peter Singer, filosofo australiano dell’Università di Princeton, è intervenuto per sostenere il diritto al riconoscimento di Life Choice; uno degli oppositori dell’Unione studentesca ha affermato che il diritto di una donna di scegliere l’aborto viene prima della libertà di espressione. Qui abbiamo un colpo d’occhio sul futuro.
Alcune persone vorrebbero che le voci e le testimonianze religiose fossero escluse dallo spazio pubblico, e io ho il sospetto che questo obiettivo verrà perseguito attraverso piccole modifiche progressive a leggi e regolamenti piuttosto che con un assalto frontale. Ma potrà esserci anche un conflitto politico aperto, a partire dalla questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso (che non è inevitabile in Australia). Se questo fosse legalizzato ci sarebbero fortissime pressioni per presentare le unioni omosessuali come equivalenti al matrimonio e impedire l’insegnamento della comprensione cristiana della sessualità, del matrimonio e della famiglia, anche nelle scuole religiose. Se coloro che in Australia puntano a questo obiettivo pensano che i parroci, le scuole e le istituzioni cattoliche si adegueranno a queste richieste, stanno facendo un grosso errore di calcolo.
Vitalità religiosa
Quando più di 45 anni fa ero un seminarista al collegio di Propaganda Fide a Roma, un caro amico che veniva dall’Africa occidentale, anche lui seminarista, mi consigliò di compiere un viaggio nel suo paese per capire come si sarebbe dovuta comportare la Chiesa. Io ero piuttosto scettico rispetto all’utilità di un viaggio simile. «Che cosa potrei mai imparare laggiù?» chiesi. Mi rispose con un’altra domanda: «in Australia quanti adulti entrano nella Chiesa cattolica ogni anno?» Dovetti ammettere che nella Chiesa entrano pochissimi convertiti adulti, solitamente coniugi sposati con cattolici. Lui mi spiegò che nel suo paese decine di migliaia di adulti venivano battezzati ogni anno. Aveva fatto centro e io ammutolii. Ma non dimenticherò mai il punto essenziale del suo discorso. Nel nostro insegnamento abbiamo bisogno di guardare all’esterno, così come facciamo nelle nostre molte attività.
In quanto cristiani siamo i custodi e gli insegnanti delle verità eterne sul mistero dell’amore del Dio trinitario per noi, dell’invito di Cristo alla fede e alla penitenza, della realtà della vita dopo la morte, della punizione e della ricompensa eterne. Alcuni degli insegnamenti di Cristo sono sempre stati visti come duri e controversi. Quando Cristo ha promesso di lasciarci il suo corpo e il suo sangue da mangiare molti smisero di seguirlo, così come molti oggi abbandonano la vita cristiana a causa dell’insegnamento di Cristo nel campo della sessualità, della natura autentica del matrimonio, della vita famigliare e del rispetto della vita umana dal concepimento alla morte naturale. Anche il perdono è spesso visto come una debolezza.
Se un negozio vende un prodotto che non è più popolare, ritira il prodotto. Troppo spesso i partiti politici, dopo aver fatto i loro sondaggi sull’opinione pubblica, rinunciano a proporre programmi politici validi perché sono avversati dalla maggior parte dell’opinione pubblica.
Persone interne ed esterne alla Chiesa mi chiedono quando la Chiesa diventerà più accomodante e modificherà i suoi rigidi insegnamenti in modo da riuscire più congeniale all’opinione pubblica o alle idee della sinistra laica, influente nei media e ostile al “conservatorismo sociale”.
Tuttavia né per il Papa né i vescovi possono ridurre la tradizione apostolica e riscrivere gli insegnamenti morali cristiani, è fuori dal loro potere. Non pochi, dentro e fuori la Chiesa, sono sconcertati nel sentire che questi fondamentali non possono essere modificati. Ritengono che questo confermerà e accelererà l’esodo dei credenti dalla Chiesa e il declino della pratica religiosa.
Come seguaci cattolici di Gesù Cristo siamo costretti a insegnare i contenuti del Credo e gli insegnamenti morali del Nuovo testamento così come sono espressi e sono stati sviluppati dal Magistero. È nostro compito e dovere in ogni situazione. I nostri martiri ci hanno mostrato la via in diverse epoche, da ultimo durante il nazismo, il comunismo e ora sotto i violenti attacchi dei fondamentalisti islamici.
Ciò che ai nostri oppositori risulta non immediatamente comprensibile e quindi sorprendente, per loro come per altri nella Chiesa, è scoprire che più la tradizione cristiana è liberale, più le Chiese sminuiscono il kerygma tradizionale e abbandonano elementi importanti dell’insegnamento morale cristiano, più il loro declino numerico è rapido.
Ovunque nel mondo anglofono la crescita religiosa avviene tra coloro che rimangono legati alla vecchia genuina tradizione cristiana. Le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa si verificano soprattutto nelle diocesi ortodosse, kerygmatiche, negli ordini religiosi e nei nuovi movimenti laicali. I figli dei cristiani della sinistra radicale finiscono spesso nell’agnosticismo, mentre i figli delle famiglie che pregano e partecipano regolarmente al culto, che si sforzano di seguire i dieci comandamenti e amano la Chiesa nonostante gli scandali, è più probabile che diventino praticanti.
Molti giovani cattolici che sono fedeli regolari devono difendere la loro fede nella loro vita quotidiana e nel loro lavoro. Essi comprendono, spesso a partire dai loro stessi errori, che la piena accettazione di Cristo è la strada da percorrere. L’agnosticismo è un compagno di viaggio più naturale
per una vita personale egoista e indisciplinata. Nel mondo anglofono, il declino della pratica abituale della confessione, del sacramento della riconciliazione ha finito per rafforzare la convinzione per cui se non si conforma il proprio stile di vita all’insegnamento della Chiesa, la cosa più logica, e forse la più onorevole, da fare è smettete di pregare e praticare. Io spiego in continuazione che i peccatori sono invitati a pregare nella Chiesa, anche se non possono ricevere l’eucarestia. Hanno bisogno di preghiera più di coloro che camminano sulla retta via.
Tuttavia quando non si ammette l’esistenza del peccato, queste persone finiscono per non sentire nemmeno il bisogno del perdono.
In tutti i paesi anglofoni dell’Occidente, i cristiani sono stati trascinati in “guerre culturali”, nelle quali la civiltà dell’amore è contrapposta alla civiltà della morte, per usare le parole di Papa Giovanni Paolo II.
Considerata l’importanza della fede e della preghiera, questa battaglia non può essere intesa come un surrogato del messaggio centrale di Cristo, e molti cristiani lo capiscono. Come ha sottolineato papa Francesco i cristiani non possono essere distolti dalla centralità della buona novella.
Tuttavia la pressione incessante per l’espansione dello spazio dell’autonomia personale a scapito della strutture tradizionali, gli ossessivi attacchi pubblici all’istituzione del matrimonio e della famiglia mostrano che l’aggressione proviene in modo preponderante dalla cultura della morte che intende escludere gli insegnamenti giudaico-cristiani dalla vita pubblica e utilizzare la dottrina della separazione tra Stato e Chiesa per definire lo stato secolare come apertamente ostile alla religione piuttosto che neutrale rispetto ad essa.
In ogni democrazia i cristiani hanno lo stesso diritto di esprimere le loro opinioni pubblicamente di ogni altro gruppo, inclusi i gruppi anti-religiosi. Dobbiamo quindi esercitare tale diritto e utilizzare il linguaggio dei diritti umani e della legge naturale per dialogare ed entrare in discussione con tutti coloro che non condividono i nostri presupposti cristiani.
Sfide e soluzioni
Queste poche parole, che cercano di identificare alcuni ambiti problematici e alcune sfide particolari che la Chiesa cattolica deve affrontare, sottolineando allo stesso tempo alcuni presupposti della vitalità religiosa, sono scritte da un australiano. Se i suggerimenti sono probabilmente più o meno validi anche per molte altre nazioni del mondo occidentale, i paesi anglofoni citati hanno sicuramente abbastanza in comune quanto alla diagnosi e alle possibili soluzioni che devono essere prese in considerazione. Qui non si vuole però presentare uno studio esaustivo.
L’Anglosfera non rappresenta più una unione politica ed economica come all’epoca dell’Impero britannico, e nemmeno come al tempo degli accordi sull’area di commercio preferenziale prima che la Gran Bretagna entrasse nell’UE (senza utilizzare l’euro come moneta). Ad eccezione degli Stati Uniti, molti di questi paesi appartengono al Commonwealth britannico e alcuni tra di essi come l’Australia riconoscono la regione Elisabetta come Capo di Stato.
La situazione religiosa dei paesi anglofoni occidentali presenta molti aspetti comuni, differenziandosi dalla situazione del Sud-Africa, dell’America Latina e di diverse culture asiatiche e anche dell’Europa continentale. L’unica Chiesa cattolica è presente in molti e diversi contesti e la sua universalità non significa di certo uniformità.
Si può dire che nel lungo periodo le migliori condizioni di vita nel mondo anglofono rappresentano le sfide più difficili:
Lo sforzo per l’educazione e la prosperità può degenerare nel materialismo e nella cupidigiaIl giusto rispetto per la persona può trasformarsi in individualismo egoistico, con scarso interesse per il bene comune. Una tolleranza che non sia fondata sulla verità e sui diritti umani può portare alla prevaricazione di una maggioranza oppressivaUna cooperazione ecumenica non corretta può incoraggiare le persone incaute a considerare che tutte le religiosi si equivalgonoLa preoccupazione della classe media per il senso morale e la rispettabilità può produrre un imbarazzante silenzio rispetto al soprannaturale, nel quale le preoccupazione orizzontali della vita quotidiana espellono la dimensione verticale e l’importanza del trascendente.
Cosa si può fare per conservare e sviluppare questa vitalità nelle nostre comunità minoritarie in questa nuova Chiesa cattolica di Papa Francesco? Si tratta di una sfida entusiasmante.
Vescovi, responsabili laici e genitori devono sforzarsi di rafforzare l’identità cristiana all’interno di un mondo ostile come quadro di riferimento essenziale per la vita quotidiana e per la lotta politica con i nostri alleati per preservare i nostri diritti politici. I cristiani evangelici, uniti nella fede e contro il relativismo morale si trovano in ogni comunità e Chiesa. Sant’Ignazio di Loyola ha parlato di «due bandiere»; una è quella di Cristo nostro Supremo Comandante, l’altra è quella di Lucifero, nemico mortale della nostra natura umana (Esercizi Spirituali).
Una tale identità cattolica esige e presuppone un esplicito riconoscimento dell’importanza della guida sacerdotale e di un’educazione esplicitamente cattolica e fondata sul Vangelo. Ancora una volta papa Francesco, come i suoi predecessori, ci ha messo in guardia dalla confusione: «[la Chiesa] deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità. Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. E’ un idolo!»[9].
La dimensione soprannaturale, l’invito ad adorare il solo vero Dio e il suo unico figlio, sono incarnate nel primo grande comandamento dell’amore e sono centrali ed essenziali
Né lo sforzo per la giustizia sociale, né la battaglia per difendere la vita umana, né l’impegno nella protezione dell’ambiente, né la battaglia femminista né nessun “ismo” mondano può sostituire la buona novella di Cristo, il kerygma. Come ha detto Papa Francesco, il kerygma è il centro della vita e della missione cristiana: « è un dono che genera missione, che spinge sempre oltre se stessi». Kerygma significa che l’amore di Cristo «l’amore ti attira e ti invia, ti prende e ti dona agli altri».[10]
«Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa» (Gc 2,17). Le nostre tante opere di servizio devono essere continuate, moltiplicate e se possibile identificate come cattoliche, come frutto del servizio cristiano.Fin dai primi anni di vita, ai bambini vanno insegnati i dieci comandamenti come espressioni essenziali delle verità morali, non come espressioni di preferenze personali. Iniziare a parlare di verità morali nell’adolescenza è troppo tardi. Dovremmo anche seguire Papa Francesco e a volte menzionare lo spirito soprannaturale del male, cioè il diavolo.
In merito al diavolo, come ha detto il Santo Padre in una delle omelie del mattino degli ultimi mesi (10 ottobre l’Osservatore romano) «Non dobbiamo essere ingenui». «La presenza del demonio è nella prima pagina della Bibbia e la Bibbia finisce anche con la presenza del demonio, con la vittoria di Dio sul demonio». Come ci insegna il Signore (Luca 11,15-26), i demoni ritornano con le loro tentazioni.
I leader cattolici, in modo speciale i laici e a volte i vescovi, devono continuare a influenzare l’opinione pubblica e questo significa che devono partecipare con regolarità alle battaglie culturali che i nostri oppositori continuano a lanciare. Il silenzio dal pulpito rispetto alle questioni del matrimonio, della famiglia, della vita umana e della sessualità dovrebbe essere rotto dall’insegnamento regolare e compassionevole su questi stessi temi.La sequela di Cristo è essenzialme
nte un atto comunitario e sono necessarie comunità effettive specialmente per salvaguardare e aumentare il numero di giovani credenti.Un leadership vescovile forte, come per esempio quella del Cardinal O’Connor, del Cardinal Timothy Dolan, entrambi newyorkesi, del cardinal Francis di Chicago e dal Cardinal Sean O’Malley di Boston (per fare alcuni nomi) hanno fatto scoccare la scintilla di un rinnovamento spirituale con un numero crescente di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.
Sono proprio queste chiamate alla vita di fede e di servizio, non editoriali favorevoli nel New York Times, o nel London Guardian o nel Melbourne Age che richiamo seguaci e ispirano nuove leve ad aggregarsi alla battaglia. Questa leadership episcopale continuerà ad essere importante.
Nel suo discorso ai vescovi brasiliani durante la giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, il Santo Padre ha parlato del tipo di formazione di cui hanno bisogno oggi i sacerdoti. Le sue parole possono essere riferite anche alla formazione che deve essere sviluppata e offerta ai laici nella Chiesa, specialmente a quelli che ricoprono incarichi di responsabilità nelle comunità e nelle famiglie. Nelle parole del Papa:
«[occorre] curare una formazione qualificata che crei persone capaci di scendere nella notte senza essere invase dal buio e perdersi; di ascoltare l’illusione di tanti, senza lasciarsi sedurre; di accogliere le delusioni, senza disperarsi e precipitare nell’amarezza; di toccare la disintegrazione altrui, senza lasciarsi sciogliere e scomporsi nella propria identità».
Gli orientamenti, le speranza e la forza per aiutare in questo modo la gente che ha perso o sta combattendo la battaglia provengono tutti da Cristo. La lampada della fede deve bruciare in modo forte e brillante per rendere possibile e sostenibile questo genere di servizio. Come ha detto Papa Francesco nell’Enciclica Lumen Fidei (par 57):
La fede non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino. All’uomo che soffre, Dio non dona un ragionamento che spieghi tutto, ma offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce. In Cristo, Dio stesso ha voluto condividere con noi questa strada e offrirci il suo sguardo per vedere in essa la luce.
Il nostro compito e il compito di ogni cattolico è quello di sempre: ancorarci al Signore in maniera da poter portare il suo amore e la sua luce a coloro che abbiamo intorno e che sono disorientati. La fedeltà della Chiesa agli insegnamenti del Signore rappresenta quest’ancora di salvezza in mezzo alle onde e alle burrasche così come lo è stato per quelli che prima di noi hanno attraversato tempeste più grandi.
I giovani risponderanno al mistero, specialmente al mistero dell’amore, ma non a un punto interrogativo.
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NOTE
[1] Elena Curti, ‘Priest in search of a Role’, The Tablet, 17 August 2002 [2] W.M. Abbott, S. J., Documents of Vatican II (1966) pp 672-764 [3] John H. Newman, ‘Letter to the Duke of Norfolk’, in The Genius of John Henry Newman: Selection form his Writings (Claredon Press, Oxford: 1989) pp 263-4. Cf Catechism of the Catholic Church(1994) par. 1778. [4] Ibid, pp 253-4 [5] Michael Mason, Andrew Singleton e Ruth Weber, The Spirit of Generation Y: Young People spirituality in a changing Australia (John Garratt, Melbourne:2007) 90-93. [6] Nicholas Eberstadt, ‘The dying Bear: Russia’s Demographic Disaster, Foreign Affaires, Nov-Dec 2011; and Nicholas Eberstadt and Hans Groth, ‘ Russia’s Human resources Crisis in Numbers’, in Addressing Russia’s Mounting Human resources Crisis, (American Enterprise Institute, Washington DC, 2013). [7] Mark Adomanis ‘Are there really 13 abortion for every ten live birth in Russia?’, Forbes, www.forbes,com, 2 September, 2013. According to a graph in this article, at its worst in 1992, there were approximately 360 abortions for every 100 live births. [8] Todd Johnson, un ricercatore del World Christian Database, stima che quarantacinque milioni di cristiani sono morti nel ventesimo secolo, la maggior parte di loro sotto il Nazismo e il comunismo sovietico. Vedi Todd Johnson, ‘Christian Martyrdom; A Global Demographic Assessment’. Presentazione all’università di Notre dame, Indiana novembre 2012 (http://icl.nd.edu(assets/84231/the_demo graphics_ of_christian_marthyrdom_todd_johnson.pdf). Una commissione speciale formata come parte dei preparativi della Chiesa per il Giubileo del 2000 giunse alla conclusione che ci siamo stati forse 27 milioni di Cristiani martiri nel ventesimo secolo, formando ‘ due terzi dell’intera martiriologia dei primi due millenni’. Vedi George Weigel, The End and the Beginning: Papa Giovanni Paolo II- The Victory of Freedom the last years, the Legacy (Doubleday, New York: 2010) 230-33. [9] Incontro con i poveri assistiti dalla Caritas, Discorso del Santo Padre Francesco, Sala della Spoliazione del Vescovado, Assisi Venerdì, 4 ottobre 2013 [10] Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti al congresso internazionale sulla catechesi, Vaticano, 27 settembre 2013.