Appena sposati… dal cardinal Joseph Ratzinger

Marta ed Anthony Valle sono stati sposati dal nuovo Papa pochi mesi fa

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 22 aprile 2005 (ZENIT.org).- Quando Marta ed Anthony Valle sono stati sposati dal cardinal Joseph Ratzinger il 24 giugno scorso non avrebbero mai immaginato che a benedire il loro matrimonio sarebbe stato un futuro Papa.

Entrambi frequentano l’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma: Marta, tedesca, studia Bioetica, mentre, Anthony, statunitense, studia Teologia dogmatica. Non sono uniti solo dal sacramento del matrimonio, hanno in comune tante altre cose, come l’amore per la Teologia e per Roma e l’ammirazione per l’“umile” uomo che li ha sposati.

In questa intervista concessa a ZENIT, in cui Marta parla quasi senza voce, a causa della laringite messa a dura prova dalle grida di gioia per l’annuncio del nome del nuovo Vescovo di Roma, i due raccontano le loro esperienze personali legate all’ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Come mai siete stati sposati dal cardinale Ratzinger?

Anthony: Siamo stati solo fortunati, provvidenzialmente fortunati. Glielo abbiamo chiesto dopo una delle sue Messe pubbliche e lui ha detto: “Va bene, vediamo quello che si può fare. Datemi qualche altra informazione”.

Da bravi studenti abbiamo fatto i nostri compiti ed abbiamo consegnato al Cardinale una lettera che avevamo preparato la sera prima contenente tutte le informazioni necessarie. Nell’arco di una settimana Marta ha ricevuto la risposta: sì!

Ci ha sposati nella Basilica di San Pietro il 24 giugno 2004. E’ davvero un uomo molto disponibile. Nonostante fosse il numero due della Chiesa, quel giovedì mattina ci ha dedicato un’ora e mezza del suo tempo per farci ricevere il sacramento del matrimonio. Ed è proprio in questo che consiste il carisma del sacerdote: amministrare i sacramenti, che costituiscono lo strumento di salvezza donatoci da Cristo.

Cosa avete provato quando avete sentito il suo nome?

Anthony: Siamo stati così entusiasti ed emozionati che le lacrime hanno cominciato a scorrerci lungo le guance.

Marta: Abbiamo gridato così tanto! (Marta non ha quasi più voce!).

Anthony: E’ straordinario il fatto che sia stato eletto dopo appena quattro votazioni e in meno di 24 ore. Questo dimostra che c’è stata una grande unità tra i Cardinali. Sapevano che era l’uomo giusto. Siamo molto felici di avere un uomo così santo ed umile come nuovo Papa.

Dopo Papa Giovanni Paolo II, che è stato così valido, Papa Benedetto XVI continuerà a guidare la Chiesa, a conservare la sua tradizione e a condurla nel nuovo millennio con la Nuova Evangelizzazione. Sì, è anziano, ma Dio gli concederà le grazie necessarie.

Se vi ricordate, la prima cosa che ha detto dopo essere apparso al balcone è stata: “Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere”.
E’ molto umile. Non riesco a sottolinearlo in modo sufficiente. Spesso, però, è considerato un impositore duro e rigido. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Questi stereotipi sono assurdi e ridicoli. E’ un uomo estremamente gentile e modesto, forse perfino un po’ timido.

Come sappiamo, il suo incarico precedente di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede faceva di lui il custode degli insegnamenti bimillenari della Chiesa cattolica. Chiunque ha occupato o occupa questo incarico darà di sé un’immagine negativa, perché molti insegnamenti della Chiesa cattolica non si adattano alla mentalità dell’umanesimo secolare moderno e a molti degli altri affascinanti e falsi “-ismi” della nostra epoca.

Alcuni dicono che ha il volto troppo duro…

Anthony: Se avrete l’occasione di incontrarlo, come abbiamo fatto noi in varie occasioni, vi accorgerete immediatamente di quanto sia dolce, gentile e pastorale. E’ stato il Cardinale più accessibile nella Chiesa. Ad esempio, negli ultimi vent’anni ha celebrato la Messa in una piccola cappella aperta al pubblico ogni giovedì mattina.

Oltre a questo, celebra la Messa in un modo estremamente bello e riverente, entrando davvero nel suo mistero di redenzione. Dopo aver celebrato, si toglie i paramenti nella sacrestia in un’atmosfera di grande raccoglimento, continuando a meditare sull’enorme mistero che ha appena avuto luogo.

Esce poi dalla sacrestia per salutare la gente che è venuta a trovarlo. E’ lì che si vede com’è realmente, chi è in realtà. Saluta ogni persona, guardandola negli occhi, stringendole la mano, chiedendo il suo nome, da dove viene, a quale diocesi appartiene, firmando autografi, posando per una fotografia… Concede davvero tutta la sua attenzione e parla a tu per tu con la persona.

E’ così che dovrebbe essere un sacerdote, è così che dovrebbe essere un Papa: una guida, un pastore delle anime, ed è proprio questo che è Benedetto XVI. E’ questo che il mondo ha bisogno di conoscere e conoscerà.

Quali consigli vi ha lasciato durante l’omelia del vostro matrimonio?

Anthony: Marta può rispondere meglio di me, perché l’omelia è stata pronunciata quasi interamente in tedesco.

Marta: Ci siamo sposati nel giorno di San Giovanni Battista, per cui solo la seconda lettura è stata scelta specificatamente per il nostro matrimonio. Abbiamo scelto il quinto capitolo della lettera di San Paolo agli Efesini, che parla di come dovrebbero essere il marito e la moglie. Il cardinal Ratzinger ha detto che abbiamo bisogno di modellarci sulla base dell’esempio d’amore di Cristo, un amore che si manifesta in modo molto concreto in atti di servizio e sacrificio.

Anthony: Il Cardinale ha sottolineato come sia il marito che la moglie debbano essere sottomessi l’uno all’altro. Oggi, tuttavia, tutti si concentrano sul versetto in cui si legge che la moglie dovrebbe essere sottomessa al marito. Si dimentica, però, che in seguito San Paolo sottolinea – ed è stato uno dei punti-chiave del discorso del Cardinale – che il marito dovrebbe amare la moglie come Cristo ama la Chiesa, vale a dire fino al punto di sacrificare la propria vita per lei.

E’ questo che vuol dire per il marito essere il capo della famiglia: imitare Gesù Cristo come Capo della Chiesa. Anche se è il Signore, il primo, manifesta il suo dominio essendo l’ultimo, mettendosi all’ultimo posto, diventando il servo di tutti, lavando i piedi dei discepoli.

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ZENIT Staff

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