di Antonio Gaspari
ROMA, mercoledì, 27 maggio 2009 (ZENIT.org).- Si svolgerà l‘uno e due di giugno a Campagna (SA), nella Parrocchia di S. Maria la Nova, la quinta edizione del Meeting sugli Angeli.
Organizzato dalla Milizia di San Michele Arcangelo (M.S.M.A) il tema di questa edizione è “Gli Angeli, i Militari e le Forze dell’Ordine”.
Intervistato da ZENIT, don Marcello Stanzione, ideatore e animatore di questo appuntamento annuale, autore di innumerevoli libri sul tema degli Angeli, ha spiegato che “parlare di militari, di poliziotti e di angeli può sembrare anacronistico, eppure l’affermazione dell’universale vocazione alla santità costituisce uno dei capisaldi dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II”.
Il fondatore della Milizia di San Michele ha ricordato che la specifica condizione della vita militare è sia “luogo” che “strumento” di possibile santità, per cui il magistero dei Papi nelle frequenti catechesi a militari di carriera oppure a giovani di leva addita chiaramente questa meravigliosa possibilità evangelica insita nella loro condizione di vita.
A questo proposito don Marcello ha ricordato le parole che ogni volta ripetiamo avvicinandoci alla santa comunione eucaristica e cioè “Non sono degno di partecipare alla tua mensa ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”, riprese dal centurione romano di nome Cornelio.
Il libro degli Atti degli Apostoli, narra che il primo convertito sotto l’influsso dello Spirito santo sia stato appunto Cornelio, un centurione. Anche Sant’Ignazio di Loyola era un militare che creò la Compagnia di Gesù dotandola di un sano spirito militante al servizio della Chiesa.
“E in due millenni di storia cristiana – ha continuato don Marcello – i santi militari canonizzati sono centinaia”.
L’ideatore del Meeting ha confessato che “la coincidenza tra le molte virtù degli angeli e molte di quelle richieste ai militari e ai poliziotti mi hanno dato lo spunto per il tema di questa quinta edizione”.
Secondo don Marcello per ogni autentico cristiano la vita è un arduo combattimento: “Militia super terram vita hominis est” dice il pio Giobbe. Con l’aiuto e l’assistenza degli angeli buoni, il vero cristiano combatte contro il peccato e quegli “spiriti del male” che lo fomentano.
Ma poiché, socialmente parlando, il peccato si diffonde solo se posto in essere dai malvagi, il soldato ed il poliziotto devono combattere anche contro i peccatori: l’ingiusto aggressore nel caso del primo e il delinquente trasgressore in quello del secondo.
Le virtù quali il coraggio, lo sprezzo delle fatiche e dei pericoli, l’obbedienza al superiore, la disciplina, il dominio di sé, il lavoro di squadra, le ritualità, le gerarchie sono comuni sia agli angeli che ai militari e ai poliziotti degni di tale nome.
Don Marcello ha precisato che “in un clima culturale ancora molto impregnato di antimilitarismo e pacifismo buonista spesso inquinato da ideologie e ipocrisie, vi sono molti che ritengono incompatibile con la professione delle armi il messaggio del Vangelo e la dottrina cattolica in generale”.
Per questo motivo nel corso del Meeting ci si interrogherà se “l’esercizio della fede cattolica e l’esercizio delle virtù militari sono così estranei”, oppure se sono caratterizzati entrambi da alcune scelte personali che “impegnano per la vita in quanto consacrate da un giuramento e che poi si esplica in una vita di disciplina, obbedienza, servizio e sacrificio”.
Il rappresentante delle Milizia di San Michele ha rilevato che soldati e poliziotti sono anche pronti, a farsi uccidere per il proprio paese o per tutelare la legalità. Ciò implica una forte testimonianza di vita che nella terminologia specifica della Chiesa Cattolica, che pur definisce se stessa militante, viene indicata con il termine martirio, un sostantivo derivato dal greco, e indicante virtù eroica al massimo livello in alcuni santi.
Don Marcello ha concluso sottolineando che “anche il Vaticano ha i suoi poliziotti e protettore della gendarmeria Vaticana è l’arcangelo san Michele”.
In una intervista pubblicata da L’Osservatore Romano, l’8 giugno del 2008, il comandante dei gendarmi spiegò: “Cosa significa essere gendarme in Vaticano?”. Risposta: “Per far comprendere il senso del nostro servizio, mi piace riferirmi alla preghiera che ha appositamente composto per noi il nostro cappellano, monsignor Giulio Viviani, e che solitamente ripetiamo negli incontri spirituali”.
La preghiera recita: “Dio di immensa bontà, rendici sempre più degni e validi cooperatori dei tuoi angeli nel nostro servizio a protezione e custodia del successore di Pietro e della Sede Apostolica. Il tuo arcangelo Michele, difensore degli amici di Dio sia con noi per salvarci dalle insidie del male”.
“Per carità – aggiunse –, non voglio dire che siamo o ci sentiamo degli angeli! Molto più umilmente vogliamo conformare la nostra missione a quella propria degli angeli, chiamati a custodire e a proteggere. Il Papa prima di tutti”.