Prego domandando

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 7,7-12

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Lettura

Ancora un invito alla preghiera, ed è di domanda anche questa. La lode e il ringraziamento sono contenuti nella stessa domanda, se siamo discepoli di Cristo e impariamo da lui lo stile del pregare. È vero che noi siamo “cattivi”, spesso nel significato etimologico della parola: prigionieri della nostra pochezza, dei nostri limiti, di un “io” che non si apre al “tu” di Dio e dei fratelli, mentre solo questa apertura lo fa fiorire e lo realizza davvero. Ma alla scuola di Cristo e nell’abbraccio della sua amicizia possiamo cambiare, possiamo bussare con insistenza e ci sarà aperto. Gesù lo promette.

Meditazione

Preghiera e fiducia nella Provvidenza: «Chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Il Padre vostro darà cose buone a quelli che gliele chiedono»; preghiera e trasformazione del cuore e della vita per essere capaci di provvedere anche noi al bisogno dei fratelli: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». Il rapporto con Dio, se è autentico, implica il rapporto con il prossimo. Non si può chiedere a Dio e rifiutare ai fratelli. Siamo ancora nel discorso in cui Gesù sviluppa le Beatitudini proclamate sul monte e anche la preghiera riceve luce dalle Beatitudini. La fiducia in Dio e nella sua Provvidenza, come l’attenzione ai fratelli e la cura che di essi si è chiamati ad avere, già sono contenute in quell’annuncio che è “vangelo”: annuncio della felicità possibile. Possiamo dire che è già tutta contenuta, la preghiera del cristiano, nella prima di esse: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli»: povero, infatti, è chi pone in Dio la sua sicurezza e prega Dio riconoscendo che «la gioia del Signore è la nostra forza» (Ne 8,10). L’umiltà, che è stare nella verità, è l’anima della preghiera, come lo è del rapporto con Dio e della comunione con i fratelli. Un fariseo e un pubblicano erano «saliti al tempio a pregare»: «O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri. Io digiuno, io pago …»; «il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto». «Chi invece si umilia sarà esaltato», conclude Gesù. Non si prega, pur con l’intenzione di farlo, se non si chiede di entrare nella beatitudine della “povertà di spirito”.

Preghiera

San Filippo Neri, tu dicevi: «Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d’umiltà, e un sentir basso di sé. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l’essere gonfiato della propria stima». Prega perché io sia umile e lo Spirito Santo infiammi del suo fuoco il mio cuore! Chiedigli per me di dilatare il mio cuore come ha dilatato il tuo.

Agire

Mi esamino sul posto che la preghiera ha nelle mie giornate. Mi chiedo com’è la mia preghiera. Prego lo Spirito Santo di farmi entrare nella vera “povertà di spirito”.

Meditazione a cura di mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo di Ivrea, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonament info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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