Archbishop Cesare Nosiglia presents the Holy Shroud on display during a preview for the press at the Cathedral of Turin

ANSA

Il cammino delle confraternite: un segno di speranza e solidarietà

In 10mila da tutta Italia si sono incontrati a Torino davanti alla Sacra Sindone

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Simboli di sofferenza ma anche di gloria, 80 giganteschi crocifissi in legno, argento e oro sono stati i protagonisti del XXIII Cammino delle Confraternite delle diocesi d’Italia, che oggi si è tenuto a Torino. Per tutti i 10mila partecipanti il punto di concentramento è stato in piazza Arbarello, dove la Messa presieduta da monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e Custode pontificio del Telo, ha preceduto l’inizio della sfilata.

Intanto – prima e dopo la processione – il passaggio davanti alla Sindone ha costituito il cuore dell’incontro. Con le loro insegne, le divise turchesi, bianche, nere e rosse, i veli ricamati per le donne e i lunghi cappucci per gli uomini, le confraternite sono giunte da tutta Italia: Piemonte e Umbria, Sicilia e Lombardia, Abruzzo, Lazio, Sardegna, Marche, Toscana e Liguria.

Soprattutto dalla Liguria, la terra di origine dei Crocifissi, i segni più vistosi di devozione. «Le nostre croci sono intagliate in legni d’ulivo e castagno – ha spiegato Marco, in arrivo da Sanpierdarena per fare il cristezente, come in dialetto ligure si definiscono i portatori di croci – Sulle braccia e sommità della croce incastriamo questi rami in foglie di argento e oro e gemme. Che risplendono nella luce e che dicono a noi e a tutti che questi crocifissi sono certo segni di penitenza e dolore, ma anche troni di Gesù, simboli del suo trionfo. Proprio come la Sindone diventano messaggi di conforto e di fiducia. Segni della grandezza di Dio».

«Voi siete i semi della speranza che Dio porta all’uomo – ha affermato mons. Nosiglia nella sua omelia – Campioni di devozione popolare e testimoni del Vangelo e della carità e della misericordia che tutti dobbiamo portare ai nostri fratelli. Manifestazione di quell’amore più grande che è motto e centro di quest’ostensione». Le cento confraternite che hanno preso parte al Cammino sin dal Medioevo affiancano la Chiesa nei compiti di sostegno e assistenza ai bisognosi. «Instaurano relazioni autentiche, costruiscono ponti di solidarietà, di riconciliazione e di misericordia, a cui l’ormai prossimo giubileo è dedicato».

«Di fronte alle difficoltà di ieri e di oggi, a conforto delle debolezze e fragilità umane, portiamo il nostro aiuto, con coerenza e impegno cristiano – ha precisato nel corso della cerimonia di apertura del Cammino Mons. Mauro Parmeggiani, assistente ecclesiastico della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia – Stiamo lavorando sull’evangelicità e sulla missionarietà, secondo l’invito di Papa Francesco. Cerchiamo di dare così autentica interpretazione a questo amore più grande cui siamo chiamati». I progetti della Confederazione sono articolati. Ci sono confraternite che curano gli oratori o collaborano con centri di adozioni a distanza, altre gestiscono mense per i poveri e banchi alimentari, aiutano anziani e malati, portano conforto alle persone sole, collaborano alla manutenzione di chiese antiche e cimiteri, si occupano dell’accompagnamento dei defunti nel corso delle cerimonie funebri.

«Nei lunghi secoli della nostra esistenza abbiamo saputo evolverci, adeguare il nostro servizio alle esigenze della società in mutamento – ha osservato Francesco Antonetti, presidente della Confederazione delle Confraternite delle Diocesi d’Italia – E, quanto è più importante, aggreghiamo sempre più giovani, che rappresentano il nostro futuro, la certezza della nostra continuità».

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ZENIT Staff

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