Non dirlo a nessuno!

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 8,1-4

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Lettura

Gesù scende dalla montagna e molta gente lo segue. Nonostante i lebbrosi non debbano avvicinarsi ad altra gente, c’è un lebbroso che riesce ad avvicinare Gesù. Il Vangelo di Matteo che la Chiesa ci presenta oggi, mostra una certa tensione interna, che indica che ciò che succede al lebbroso riguarda tutta la comunità.

Meditazione

La lebbra è malattia terribile che un tempo escludeva dal contesto sociale per lunghi anni, se non decenni. Essa veniva vista, all’epoca di Gesù, come una punizione per aver commesso un peccato, o anche come un castigo per aver calunniato, o almeno parlato male, di qualcuno. Essere esclusi dal consesso sociale aveva quindi un duplice significato: non solo per il rischio di contagio, ma forse più ancora perché il lebbroso non era degno di stare con gli altri. Ecco perché il lebbroso non chiede di essere guarito, ma purificato. E Gesù accetta il suo desiderio di purificazione interiore – forse – ma soprattutto esteriore. E la malattia scompare. Oggi che conosciamo l’origine genetica, batterica o virale di molte malattie siamo restii a pensare che la malattia possa aver a che fare con le colpe, o con l’aver commesso degli errori o dei peccati. Eppure ancora oggi persone colpite da qualche male si chiedono: cosa ho fatto di male per meritare questo? Nulla, rispondiamo. Forse questo atteggiamento non ci aiuta. Aiuterebbe di più considerare che la malattia è causata dal peccato, e precisamente dal peccato originale, al quale tutti abbiamo contribuito in qualche modo. Nel giardino di Eden non c’erano malattie! Accettare quindi che la malattia sia un modo di portare sul o nel corpo un po’ del male del nostro mondo e chiedere perdono a Dio per quel poco che dipende da noi, può essere un ottimo modo di trovare un perché alla malattia. Accettare di portare un po’ del male può dare senso anche alla malattia. Purificaci, Signore!

Preghiera

«Signore, ecco i tuoi lebbrosi senza mani e coi volti tumefatti, i ributtanti, i rifiuti, gli immondi che portano come tua croce tutta la miseria del mondo. Signore, ecco i tuoi lebbrosi senza mani e coi volti tumefatti. Signore, ecco i veri lebbrosi, gli egoisti, gli empi, coloro che vivono nell’acqua stagnante, i comodi, i paurosi, coloro che sciupano la propria vita. Signore, ecco i veri lebbrosi: coloro che ti hanno crocifisso» (Raoul Follereau).

Agire

Cerchiamo di dare un senso cristiano alla malattia, piccola o grande che sia. Viviamo la nostra sofferenza, ma anche quella altrui, dicendo al Signore: “Accetta la mia sofferenza per la salvezza del mondo!”.

Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesa, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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