L’elezione del nuovo presidente della Conferenza Episcopale Calabra, mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, coincide con il varo del documento dei vescovi calabresi su riti e tradizioni popolari, legati alle feste religiose nelle varie comunità della stessa regione. I riti e le tradizioni che da anni accompagnano le manifestazioni popolari vanno salvaguardati, con lo scopo di tutelare quella religiosità popolare che mantiene il suo cuore pulsante nel cammino della Chiesa di Roma. Nel contempo è necessario vigilare perché essi siano garantiti e responsabilizzati dinnanzi al conosciuto tentativo di infiltrazioni mafiose. La venuta di Papa Francesco in Calabria nel giugno dell’anno scorso ha tracciato lo spartiacque con il passato in tema di capacità o meno, da parte di singoli o di gruppi familiari, di infiltrarsi in congreghe e comitati religiosi per la gestione delle feste religiose. “Manovra truccata” con lo scopo di accrescere il loro consenso popolare. Chi non ricorda a tale proposito le polemiche nazionali ed oltre, intorno al Santuario di Polsi o all’Affruntata del Vibonese, ecc. Una prepotenza che manifesta un atteggiamento di sfida, spesse volte tollerato, ma anche tante volte motivo di spinta verso l’estremo sacrificio di quei parroci che, apertamente, hanno osato contrapporsi, nella verità, alle consorterie criminali di un tale territorio. Un esempio per tutti è nella vita e morte del beato Padre Pino Puglisi. Il sacerdote siciliano ha rappresentato per tutti un crinale ben definito circa l’incompatibilità assoluta tra la mafia e il Vangelo.
Una immagine chiara che emerge dall’analisi del postulatore della sua causa di beatificazione, proprio il nuovo presidente della Cec. Il documento dei vescovi della Calabria va in questa direzione e apre ad una stagione di chiarezza, senza chiudere le porte alla misericordia di Dio che accoglie sempre chi si pente, cambiando vita e mettendosi in cammino sulla strada che porta a Cristo. Una testimonianza quotidiana, quale luce per se stessi e per coloro che che condividono la stessa realtà comunitaria. Chiaro e puntuale l’appello di mons. Bertolone sull’argomento, appena eletto nel prestigioso incarico di servizio nei confronti del popolo calabrese e dei suoi Confratelli: “Siamo promotori della legalità e vogliamo fornire uno strumento utile ai nostri parroci impegnati nell’espletamento del loro delicatissimo mandato. Ma altrettanto dovrebbero fare altre istituzioni magari sensibilizzando i bambini fin dalle scuole elementari. Penso poi che, come detto da qualcuno lo scorso 19 luglio alla commemorazione del giudice Paolo Borsellino, sia l’ora dell’antimafia dei fatti al posto di quella delle chiacchiere”. Una analisi veloce ma densa di contenuti, che traccia una strada ben visibile per la Chiesa calabrese, come è anche emerso dalle autorevoli parole del presidente uscente mons. Salvatore Nunnari; mons. Luigi Renzo, vescovo di Vibo Valentia; mons. Francesco Savino della Diocesi di Cassano sullo Jonio e di mons. Francesco Melito della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
I nuovi orientamenti pastorali, appena approvati dal parlamentino dei Pastori calabresi, per una nuova evangelizzazione della pietà popolare, sono articolati in una serie di capitoli con dei riferimenti ben definiti. Indicazioni per sacerdoti e laici; valori e rischi della pietà popolare; nuovi scenari per i sacramenti e nuovi rischi; feste religiose, quali occasioni per testimoniare la fede in una necessaria purificazione; assoluta negatività delle pratiche mafiose; percorso della misericordia per una autentica conversione alla luce del Giubileo straordinario voluto dal Santo Padre. S.E. Bertolone inizia così il suo nuovo servizio pastorale. Lo fa in occasione del varo ufficiale di un testo da cui emerge chiara l’esigenza di diffondere la fede cristiana, lontana da ogni condizionamento mafioso o para mafioso, purtroppo molto diffuso in Calabria. Si apre una stagione delicata per una regione bellissima, ricca di donne e uomini capaci di cose straordinarie nella fede e di tanti sacerdoti in prima fila a servire il popolo dei fedeli, per la sua vera liberazione da ogni male e da ogni asservimento morale e fisico. Serve perciò una partecipazione corale, senza “prime donne”, ma con più senso di responsabilità e obiettivi limpidi e comuni. Mons. Bertolone ha infatti puntualizzato nella sua prima intervista televisiva, ai microfoni di Rai tre, di non gravare la sua nomina di mille fardelli e aspettative al di là di ogni ragionevole suo impegno personale che non mancherà mai. Il neo presidente ha invitato tutti a considerare il suo nuovo incarico quale pieno servizio, accanto a tutti gli altri vescovi, per una sempre fruttuosa evangelizzazione quotidiana della regione. Un onere assunto nel rispetto del ruolo delle altre istituzioni ed in sicura sintonia con quanti avranno a cuore la difesa dei valori cristiani del popolo calabrese, necessari per il suo rilancio sociale ed economico. Un popolo stanco ormai di essere solo ricordato nei suoi momenti più difficili e tormentati.