In considerazione del “peculiare ordinamento ecclesiale e disciplinare” delle Chiese orientali, papa Francesco ha emanato con un motu proprio distinto, dal titolo Mitis et misericors Iesus, le norme per riformare la disciplina dei processi matrimoniali nel Codice dei Canoni di tali Chiese.
Secondo l’insegnamento dei padri orientali, sottolinea il Pontefice, il vescovo è “poiché l’uomo, ferito e caduto (peptokόs) a causa del peccato originale e dei propri peccati personali, divenuto infermo, con le medicine della penitenza ottiene da Dio la guarigione e il perdono e viene riconciliato con la Chiesa”.
Tra i principi comuni con la riforma del processo di nullità nella Chiesa latina, figurano la sentenza unica e la costituzione del Vescovo come “giudice unico”.
L’auspicio del Santo Padre è che i Sinodi delle Chiese orientali “avvertano fortemente il dovere di condividere la predetta conversione, e rispettino assolutamente il diritto dei Vescovi di organizzare la potestà giudiziale nella propria Chiesa particolare”.
“Il ripristino della vicinanza tra il giudice e i fedeli – prosegue il Papa – infatti, non avrà successo se dai Sinodi non verrà ai singoli Vescovi lo stimolo e insieme l’aiuto a mettere in pratica la riforma del processo matrimoniale”.