La sorpresa è il “sale” della vita – così scriveva una quindicina di anni fa Daniel Marcelli, primario della clinica psichiatrica dei bambini e degli adolescenti di Poitiers – poiché “permette al bambino di colmare la distanza tra cosa attesa e cosa verificatasi…”, e permette all’adulto di camuffare l’ansia e la paura di ciò che succederà. La sorpresa quindi introduce un vissuto emotivo seguente come se l’individuo dovesse prepararsi all’emozione attutendone gli effetti. Strano destino quello delle emozioni: facciamo di tutto per provarle, ma poi cerchiamo di controllarle, inibirle, filtrarle.
Lo sport è da sempre una fonte di emozioni forti tanto per chi lo pratica quanto per chi lo segue; lo sport appassiona perché ci consente di immedesimarci nello spirito dell’atleta e contemporaneamente tiene il nostro corpo sintonizzato a prestazioni fisiche che non saremmo mai in grado di ripetere ma solo di pensare ed immaginare.
In queste ultime settimane diverse manifestazioni sportive ci hanno sorpreso ed appassionato: la vittoria del campionato mondiale del “4 senza” di canottaggio con Marco Di Costanzo, Matteo Castaldo, Matteo Lodo e Giuseppe Vicino, le prestazioni della nazionale di Pallacanestro all’Europeo, la vittoria di Fabio Aru nella Vuelta di Ciclismo e soprattutto la storica finale degli Open Usa di Flushing Medow tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci. Tutte imprese sportive che ci hanno prima sorpreso e poi fatto gioire: la sorpresa di vedere il successo di connazionali impegnati nel mondo a portare un’immagine vincente del nostro Paese, la sorpresa di vedere la vittoria di Davide contro Golia (è eloquente la foto di Roberta Vinci accanto al colosso n. 1 del ranking mondiale del tennis Serena Williams). Ma lo sport sorprende spesso: non sempre vince il più forte. Ci vuole sacrificio, tecnica, fortuna, coraggio, intelligenza ed incoscienza. Servono allo sportivo tutte le qualità di una buona mente.
La sorpresa è anche una qualità speciale del gioco più bello del mondo: il calcio. La palla è rotonda ed il risultato a sorpresa sempre dietro l’angolo. Il Campionato di calcio di serie A è solo all’inizio, ma le sorprese dei primi risultati hanno sconvolto molte delle previsioni degli addetti ai lavori. I tifosi juventini, assuefatti alle vittorie dei recenti scudetti, hanno scoperto sorprendentemente in questa fine d’estate una “vecchia signora” carente di quella personalità e quel carisma dei tre campioni persi in campagna acquisti (Pirlo, Tevez e Vidal); gli interisti si godono la sorpresa di una squadra fatta collezionando le figurine giuste pur avendo poco tempo per assemblarle in un gioco convincente; i milanisti restano tristemente colpiti per la sconfitta in un derby molto equilibrato ma piacevolmente sorpresi per la prestazione di un Balotelli ritrovato; i romanisti si sorprendono capaci di vincere senza Totti ed i laziali, dopo la sorprendente esclusione dalla Champions Legue, si ritrovano nuovamente competitivi in Italia; i tifosi viola si sorprendono per il gioco concreto di Paulo Sousa dopo anni di fioretto made in Montella; le provinciali (Chievo, Palermo e Sassuolo) non sorprendono con una partenza a sorpresa cui siamo ormai abituati da diversi anni.
La mente quindi apprende con sorpresa le novità, supera le abitudini e le assuefazioni (vincere sempre non diverte) pronta ad adattarsi al nuovo, ad accettare il vecchio, ma ad emozionarsi sempre. E con la funzione descritta come cognizione sociale integra le emozioni per leggere e condurre le relazioni. Per questo lo sport è insieme passione e socialità, tanto praticato quanto tifato.