La giornata di papa Francesco a New York è proseguita in un luogo a lui congegnale: le periferie. Per l’esattezza ad Harlem, il celeberrimo quartiere un tempo popolato interamente da afroamericani, dove sorge la scuola elementare e media Our Lady Queen of Angels, visitata a metà pomeriggio dal Santo Padre, per un incontro con bambini e famiglie di immigrati della Grande Mela.
La Our Lady Queen of Angels fa parte di un circuito di sei scuole cattoliche dislocate tra Harlem e South Bronx, gestite e finanziate dalla fondazione caritativa Partnership, in collaborazione con l’arcidiocesi di New York.
Il Papa ha indirizzato interamente il suo discorso ai bambini, chiedendo “scusa specialmente agli insegnanti perché ‘rubo’ qualche minuto alla lezione”.
Si è poi soffermato sulla principale caratteristica dell’istituto scolastico che l’ha accolto: la multiculturalità e la presenza di allievi di lingue diverse. Questo melting pot a sfondo educativo, ha osservato il Pontefice, è una “buona cosa”, sebbene l’immigrazione rimanga un fenomeno “per niente facile”.
Adattarsi a una “nuova lingua”, a una “nuova cultura”, un “nuovo clima” può essere “faticoso”, tuttavia c’è l’aspetto positivo dell’incontrare “nuovi amici”, “persone che ci aprono le porte e ci mostrano la loro tenerezza, la loro amicizia, la loro comprensione, e cercano di aiutarci perché non ci sentiamo estranei”, ha sottolineato il Santo Padre.
La scuola, quindi, non sono solo i “compiti” ma diventa “una grande famiglia per tutti, dove insieme alle nostre mamme, papà, nonni, educatori, insegnanti e compagni impariamo ad aiutarci, a condividere quello che c’è di buono in ciascuno, a dare il meglio di noi stessi, a lavorare in gruppo e a perseverare nei nostri obiettivi”.
Per la terza volta in questa visita pastorale, Francesco ha poi rievocato la figura di Martin Luther King, al quale è dedicata una strada a poca distanza dalla Our Lady Queen of Angels.
Il celebre pastore afroamericano “sognò che tanti bambini, tante persone avrebbero avuto uguaglianza di opportunità. Sognò che tanti bambini come voi – ha detto Bergoglio – avrebbero avuto accesso all’educazione. È bello avere dei sogni e poter lottare per essi”.
L’incontro odierno è stato pertanto un’occasione per “continuare a sognare” e festeggiare le “opportunità” di “non perdere la speranza in un mondo migliore”.
Uno dei “sogni” degli educatori e dei genitori dei bambini presenti è quello di poterli “crescere con gioia” e vederli “sorridere”, ha commentato il Papa, aggiungendo: “Qui si vede che siete sorridenti: continuate, così aiutate a contagiare la gioia a tutte le persone che avete vicino”.
“Dove ci sono sogni, dove c’è gioia, lì c’è sempre Gesù. Perché Gesù è gioia e vuole aiutarci perché questa gioia duri tutti i giorni”, mentre, ha aggiunto, al contrario, colui che “semina tristezza”, “invidia”, “sconforto” e “cattivi desideri” è “il diavolo”, colui che “non ci vuole gioiosi”, né che “sogniamo”.
“Dove ci sono sogni, dove c’è gioia, lì c’è sempre Gesù. Perché Gesù è gioia e vuole aiutarci perché questa gioia duri tutti i giorni”, ha aggiunto.
Il Pontefice ha concluso il suo discorso assegnando un “compito a casa”, una “richiesta molto semplice ma molto importante: non dimenticatevi di pregare per me, perché io possa condividere con tante persone la gioia di Gesù” e “molti possano godere di questa gioia che avete voi”.