di Eugenio Fizzotti
ROMA, martedì, 8 maggio 2012 (ZENIT.org).- Sono quanto mai interessanti e originali le motivazioni prese in considerazione dai Salesiani dell’Italia Meridionale nel proporre a ragazzi di Prima e Seconda Media di partecipare a tre campi-scuola che saranno realizzati dal 15 al 19 giugno a Grumento, in provincia di Potenza, a Cisternino, in provincia di Brindisi, e a Soverato, in provincia di Catanzaro.
Punti di partenza particolarmente significativi, sia positivi che negativi o problematici, sono infatti ritenuti l’appartenenza incerta all’ambiente basata soprattutto sulle amicizie o su interessi eccessivamente individualistici, la poca conoscenza di S. Domenico Savio e S. Giovanni Bosco, l’appartenenza a famiglie che, pur non avendo particolari problemi economici, vivono situazioni di separazioni, l’uso indiscriminato dei media (telefonino, intenet…) che può mettere in contatto con situazioni che sono al di là della specifica portata, la scarsa capacità di riflettere e di impegnarsi in attività di solidarietà, l’apertura di molti a lasciarsi coinvolgere in iniziative creative e ad accettare di confrontarsi per maturare il livello interiore di indipendenza e di libertà, il sentirsi purtroppo da parte di molti “annoiati” dal catechismo, la disponibilità di molti altri a confrontarsi con i valori della purezza, della lealtà, del dovere e, vivendo insieme agli altri in “santa” allegria, a scoprire la preghiera come un momento bello di dialogo e di incontro.
La proposta formativa dei singoli campi di formazione favorisce a livello personale il diventare consapevoli della propria storia, delle proprie qualità e dei propri punti deboli, mentre a livello di gruppo ci si rende conto che la dinamica relazionale porta ognuno a condividere alcune qualità piuttosto che alterarle e a comprendere al tempo stesso di poter dare qualcosa in più attraverso la condivisione che ha come effetto efficace la propria crescita interiore.
Ampio spazio viene anche dato alla preghiera, grazie alla quale si sviluppano le personali capacità di ringraziare, ci si rende conto degli sbagli che si fanno sempre, si comprende qual è il peccato che caratterizza le singole situazioni esperienziali, si approfondisce la necessità di superare la tendenza egoista e di porre al centro della propria formazione la collaborazione.
Utilizzando il confronto con la realtà e con l’esperienza educativa di don Bosco nel corso delle attività si elaborano anche nuovi progetti da realizzare negli ambienti di provenienza attraverso il coinvolgimento in prima persona, ponendo in evidenza uno stile di vita che si fonda su un’allegria “diversa”, che è pura, santa, salesiana.