Dopo aver presieduto per anni l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Mario Sberna, dallo scorso febbraio, siede alla Camera dei Deputati, eletto nel gruppo parlamentare di Scelta Civica.
Forte della sua passata esperienza l’onorevole Sberna sta cercando di portare in Parlamento i temi della famiglia, da decenni ormai la “cenerentola” dei dibattiti politici.
Sul progetto di legge contro l’omofobia, la linea del suo gruppo parlamentare non è quella del muro-contro-muro ma della neutralizzazione degli effetti più devastanti contro la libertà di pensiero e di religione, attraverso un singolo emendamento.
A colloquio con ZENIT, Sberna ha spiegato il proprio pensiero sul dibattito di questi giorni e la sua linea di azione.
On. Sberna, come è schierato il suo gruppo parlamentare sul progetto di legge? Quanti sono favorevoli e contrari grandi linee e quanti sono favorevoli ad emendamenti?
Mario Sberna: Devo dire che all’interno di Scelta Civica ci sono molte anime; nella versione originale del Progetto di legge, la maggioranza era contraria ma una certa parte favorevole non mancava. Tuttavia questa proposta di legge, dopo il lavoro svolto in Commissione Giustizia, arriva in Aula molto attenuata, senza i riferimenti al gender che tanto – e giustamente – aveva preoccupato le coscienze cattoliche. A questo punto Scelta Civica proporrà in Aula un solo emendamento che permetterà di salvaguardare le convinzioni più naturali e religiose in materia di etica sessuale.
Nel PdL e nel PD com’è invece la situazione?
Mario Sberna: Nel PdL mi paiono messi come noi, una maggioranza relativa contraria alla proposta di legge originaria e dunque oggi soddisfatti del mutamento avvenuto durante la discussione in Commissione; nel PD credo di capire che le parti siano invertite, dunque una minoranza- pur significativa – contraria alla proposta di legge originale.
Quali, a suo avviso, sono le ricadute che la legge avrà sulla libertà di espressione e di religione?
Mario Sberna: Se passa il nostro emendamento onestamente ritengo che non vi sarà nessuna ricaduta perché, ripeto, il testo originale è stato svuotato di ogni riferimento ideologico sulla questione dell’identità sessuale. Se non passa, qualunque magistrato potrebbe interpretare ogni parola a sostegno del matrimonio fra uomo e donna (per assurdo: la stessa definizione di famiglia naturale unita in matrimonio, come espressa in Costituzione, potrebbe essere negata).
Quanti danni, invece, potrà fare questa legge alla famiglia?
Mario Sberna: La famiglia viene danneggiata a priori e da decenni. Fintanto che il parlamento si occupa di situazioni eccezionali, che in quanto tali confermano la regola, la regola viene oscurata, svilita, abbandonata. E la regola è che un uomo e una donna si amano e mettono al mondo dei figli. Se non si sostiene la regola, cioè la famiglia, il futuro è negato, la società muore, la speranza è annichilita. Il danno maggiore è proprio questo: mentre milioni di famiglie aspettano di essere sostenute, come recita la Costituzione, ci perdiamo in discussioni lunghe ed estenuanti, prettamente ideologiche, che – queste sì – ci allontanano sempre più dall’Europa: l’urgenza, per l’Italia, è infatti quella di ridurre il drammatico inverno demografico – che ci vede ultimi in Europa nella capacità di generare figli – e uscire dal fanalino di coda delle politiche familiari: a livello europeo, infatti, siamo il paese che meno investe, in percentuale sul PIL, sulla famiglia!
Per domani sera e per venerdì mattina sono state annunciata due manifestazione di protesta davanti a Montecitorio. Fino a che punto è utile che la società civile scenda in piazza? È auspicabile un nuovo Family Day come quello del 2007 o comunque una manifestazione simile?
Mario Sberna: Sì, è auspicabile. Anche solo per dire, con la forza dei numeri, che una minoranza esigua – pur se potentissima – non può schiacciare una stragrande maggioranza che dai tempi più antichi popola la terra e cresce il futuro. Nemmeno se questa esigua minoranza ha, come ha, il sostegno praticamente totale dei mezzi di comunicazione di massa, dei divi e degli anchormen televisivi o di gran parte dei politici. Serve per dire che solo la famiglia ha in sé la generatività e, dunque, il presente e il futuro dell’umanità. Perché senza figli, non c’è futuro.