Ddl Cirinnà, "parlare di 'formazione sociale' non cambia le cose"

Il Comitato Difendiamo i Nostri Figli ritiene un “tentativo di manipolazione ideologica” quello del Pd di proporre con un sub-emendamento che ridefinisce le unioni civili

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Anche il Comitato Difendiamo i nostri figli critica il tentativo di mediazione, operato ieri dal Pd in Commissione Giustizia del Senato, a proposito del ddl Cirinnà. Il partito di Governo ha presentato un sub-emendamento che definisce le unioni civili “formazione sociale” per distinguerle dal matrimonio.

“Alla ripresa dei lavori al Senato sul ddl Cirinnà continua a regnare la confusione e il tentativo di manipolazione ideologica”, si legge in una nota del Comitato. “La maggioranza della Commissione giustizia si è resa ben conto – grazie anche alla opposizione di alcuni senatori di Ap, Fi e Lega – di quanto fosse priva di senso l’espressione ‘istituto giuridico originario’, con la quale si pensava di qualificare le unioni civili; ma il rimedio dopo la votazione di ieri pomeriggio è una nuova presa in giro. Parlare di ‘specifica formazione sociale’ per dire che l’unione civile è qualcosa di diverso dal matrimonio non serve a nulla se l’articolato prevede per le unioni un rito, come per il matrimonio, la disciplina del codice civile del matrimonio, la reversibilità, e soprattutto quella step child adoption che, oltre ad aprire la strada per ogni tipo di adozione per le coppie gay, di fatto rende possibile l’utero in affitto”.

Nel sottolineare questo, Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli, ricorda che “la volontà degli italiani, così evidente in piazza san Giovanni a Roma il 20 giugno e nella raccolta delle firme in corso contro il ddl, va nella direzione opposta a quella di chi ritiene prioritario distruggere la famiglia invece che rilanciarla, per il bene dell’Italia”.

 

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ZENIT Staff

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