La libertà religiosa è “un diritto fondamentale”. Così aveva scandito papa Francesco, sabato scorso, davanti alla Independence Hall di Philadelphia, aggiungendo il proprio disappunto nei confronti di quelle “forme di tirannia moderna” che cercano di sopprimerla o “di ridurla a una sottocultura senza diritto di espressione nella sfera pubblica”.
Ascoltando queste parole, forse qualcuno avrà ravvisato un’attinenza tra le “forme di tirannia” evocate dal Pontefice e quanto sta accadendo negli Stati Uniti. Come fotogrammi, alcuni episodi balzati alle cronache internazionali saranno passati davanti ai loro occhi. Ad esempio, tra i più recenti, l’episodio di qualche settimana fa che si è consumato in una contea del Kentucky, ai danni di una funzionaria comunale finita in carcere per aver negato, in nome della propria confessione religiosa, una licenza matrimoniale a una coppia omosessuale.
Si tratta di Kim Davis, la quale grazie al suo coraggio Oltreoceano è diventata ben presto un’icona dell’obiezione di coscienza. Rilasciata dopo aver passato diverse notti dietro le sbarre, la donna avrebbe ora ricevuto un importante attestato di solidarietà. Stando infatti a quanto diffuso da Inside the Vatican e confermato dal suo legale, la Davis e suo marito sarebbero stati ricevuti da papa Francesco. Circostanza che stamani “non è stata smentita” da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana.
L’incontro è avvenuto presso la Nunziatura di Washington, giovedì scorso, poco prima della partenza del Santo Padre per New York. Il colloquio è durato quindici minuti – ha detto il suo avvocato, Matthew D. Staver – in presenza di fotografi che potrebbero presto render pubbliche le immagini.
Secondo il comunicato pubblicato sul sito Liberty Counsel (organizzazione no-profit che si batte per la libertà religiosa, per la difesa della vita e della famiglia), papa Francesco ha detto alla Davis: “Grazie per il suo coraggio”. L’ha inoltre esortata a “restare forte” e le ha regalato un rosario promettendole che avrebbe pregato per lei.
Ricevendo il dono, la donna ha promesso al Pontefice che avrebbe ricambiato le preghiere. Dopo l’incontro, la Davis ha rilasciato a Liberty Counsel alcune dichiarazioni. Si è detta “onorata” di questa esperienza e ha affermato che mai avrebbe pensato di poterla vivere. Del resto, ha aggiungo, “chi sono io per avere questa rara opportunità? Sono solo un’impiegata che ama Gesù e desidera con tutto il cuore servirlo”.
Ha detto che papa Francesco è stato “gentile, premuroso e molto affabile”. Un atteggiamento, quello del Santo Padre, che ha emozionato la donna, appartenente a una confessione evangelica pentecostale, a tal punto da farla commuovere. Lacrime di gioia dopo aver passato giorni di sofferenza. Gioia che oggi prova anche il suo avvocato, il quale ha definito la sua assistita “un simbolo in tutto il mondo di un conflitto tra la fede cristiana e i recenti cambiamenti culturali riguardanti il matrimonio”.
Un conflitto che passa inevitabilmente attraverso l’obiezione di coscienza. Tema peraltro affrontato da papa Francesco nel corso del volo di ritorno dagli Stati Uniti. Nell’ormai consueta conferenza stampa a bordo dell’aereo, Bergoglio aveva sottolineato che laddove viene negata l’obiezione di coscienza, viene negato un diritto. Quindi, aveva aggiunto in modo chiaro con riferimento più esplicito al caso di Kim Davis, “se un funzionario di governo è una persona umana, essa ha un diritto”.