Nove punti per esprimere speranze e attese per l’ormai imminente Sinodo dei vescovi. In un documento – inviato in esclusiva a ZENIT – i vescovi della Polonia illustrano il proprio punto di vista sull’assise del 4-25 ottobre, alla quale – scrivono – si preparano “con fede, speranza e amore”. Di seguito il testo integrale.
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La Conferenza Episcopale polacca esprime gratitudine al Santo Padre Francesco per il dono del Sinodo dei Vescovi cui tema sarà quest’anno “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Ringraziamo anche i milioni di polacchi – e tra questi le comunità e i movimenti famigliari – che pregano per Papa Francesco, cardinali, vescovi e le persone che prendono parte al Sinodo. Incoraggiamo tutti a continuare la preghiera nell’intenzione del Sinodo durante il quale – su invito del Santo Padre – i vescovi dalla Polonia condivideranno la gioia e la preoccupazioni riguardanti le famiglie.
1. Il magistero dei pontefici e dei vescovi, basato sulle Sacre Scritture e sulla tradizione della Chiesa cattolica, indica che il matrimonio e la famiglia sono uno dei beni dell’umanità più preziosi e che devono essere oggetto di particolare attenzione. Gesù Cristo presenta il matrimonio come alleanza tra uomo e donna, uniti nell’amore per tutta la vita e aperti al dono di una nuova esistenza. Il matrimonio è una realtà di Dio e degli uomini, innalzato da Gesù Cristo alla dignità del sacramento. Gli sposi possono infatti “rivivere nella loro esistenza coniugale e familiare l’amore stesso di Dio per gli uomini e del Signore Gesù per la Chiesa sua sposa” (s. Giovanni Paolo II Familiaris consortio, 56).
Numerose famiglie polacche hanno sottolineato nel questionario in vista del prossimo Sinodo che la loro gioia e la pace dell’anima sono frutto della fede in Dio, della vita sacramentale e della preghiera individuale e famigliare, nonché del tempo che si dedicano reciprocamente. Rileviamo quindi che la famiglia – come Chiesa domestica – è una realtà santa e santificatrice (cfr. At 10,24-28; s. Giovanni Paolo II, Omelia per l’apertura della V Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi 26.09.1980).
2. Ringraziamo il Signore per il fatto che nel nostro Paese ci sono molte famiglie sane le quali “nella buona e nella cattiva sorte” si adoperano quotidianamente per rimanere fedeli alla loro vocazione. Come abbiamo scritto nella Lettera pastorale, sono le “persone che credono nell’amore e vogliono viverlo ogni giorno, intendendolo non solo come emozione e fonte di sensazioni ma come una felice possibilità di assumersi la responsabilità per la persona amata, e gioire per sempre del legame inscindibile ed esclusivo con essa. Le persone che guardano il mistero del corpo umano, e il dono della convivenza matrimoniale con senso di santità e meraviglia nel cuore, e salutano un figlio in famiglia con preghiera di adorazione, consapevoli che ogni vita – dal concepimento alla morte naturale – è sacra.” (Messaggio della Conferenza episcopale polacca per la Festa della Santa Famiglia 30.12.2005). Ringraziamo i sacerdoti i quali – con saggezza e devozione paterna – esercitano il servizio pastorale nei loro confronti.
3. “L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” dice Cristo (Mc 10,9). Il matrimonio sacramentale è pertanto indissolubile nella sua natura. La Legge di Dio indica i limiti inviolabili da decisioni umane. L’uomo non ha “alcun potere sulla Legge divina naturale o positiva” (s. Giovanni Paolo II, Discorso agli officiali e avvocati del Tribunale della Rota Romana, 21.01.2000). Nella situazione in cui gli sposi vivono delle difficoltà, il compito della Chiesa cattolica è quello di aiutare loro ad approfondire l’amore e la responsabilità reciproca, nonché la loro conversione. Tale sollecitudine pastorale, oggi più che mai, sembra necessaria.
Nella Chiesa cattolica non ci sono divorzi, né procedimenti che portano al divorzio. Esistono solo dei procedimenti che determinano, individualmente, se un matrimonio è stato contratto in modo valido o meno. Tutti devono guardarsi dalla mentalità divorzista. Ogni separazione dei coniugi costituisce un’offesa a Dio, e porta con se molte pene, infliggendo ferite non solo agli stessi coniugi ma gettando ombra del dolore anche ai loro figli, famigliari, amici, conoscenti, e distruggendo le fondamenta dell’intera società.
Nella situazione attuale è necessario prestare delle cure pastorali ancora più estese a coloro che vivono nelle unioni non sacramentali. Ricordiamo che le persone divorziate o separate non sono escluse dalla Chiesa ma continuano ad appartenervi; bisogna quindi aiutare loro affinché conservino la fede e il legame con con la comunità ecclesiale partecipando alla Santa Messa domenicale e alla vita delle comunità parrocchiali (s. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 84). Al contempo desideriamo incoraggiare le persone le quali, non essendo ostacolate nella contrattazione del matrimonio, si aprano all’amore di Dio rispondendo alla sfida di costruire una famiglia su delle stabili fondamenta della grazia di Cristo.
4. Includiamo nelle cure pastorali le coppie che da anni aspettano un figlio. Contemporaneamente ricordiamo però che la fecondazione assistita non è modo giusto di risolvere il problema d’infertilità, e che i cattolici non debbano ricorrere a tale metodo. (Papa Francesco, Discorso all’Associazione Medici Cattolici Italiani, 15.11.2014). Ci uniamo nel dolore delle famiglie che vivono il dramma dell’aborto spontaneo così come quelle cui figli sono nati morti. Rammentiamo che ognuno di questi bambini ha diritto alla celebrazione delle esequie prevista dal Rituale Romano.
5. Desideriamo che durante il Sinodo sia articolata ancora di più la gratitudine nei confronti degli sposi che con saggezza e generosità (Gaudium et Spes, 50) optano per un maggiore numero di figli, dando loro la vita, sostenendoli e curando la loro introduzione nel mondo della fede e della cultura (Pontificio Consiglio per la Famiglia, Famiglia e procreazione umana, 18-19). La nostra gratitudine si rivolge altresì agli sposi che adottano dei figli e alle persone che fondano delle case-famiglia.
Siamo convinti che il Sinodo possa aiutare il cambiamento del discorso sociale nei confronti delle famiglie con più figli, così come lo ha rilevato Papa Francesco nel corso dell’incontro con alcune migliaia di famiglie numerose parlando, con profonda stima e gratitudine, del loro insostituibile contributo al futuro della Chiesa e del mondo, e facendo appello affinché le strutture sociali garantiscano loro un adeguato sostegno (Papa Francesco, Discorso all’Associazione delle Famiglie Numerose 28.12.2014; Udienza generale 08.04.2015).
6. La preoccupazione per le famiglie meno abbienti, quelle con persone disabili, e coppie di anziani dovrebbe costituire parte integrante della pastorale delle famiglie. E’ necessaria una maggiore sensibilizzazione, soprattutto delle giovani generazioni, nei confronti delle persone e famiglie bisognose d’aiuto. E’ necessario, inoltre, includere nelle cure pastorali le famiglie che vivono l’esperienza di separazione a causa della migrazione economica. Contemporaneamente, rammentiamo la necessità di una degna retribuzione per il lavoro svolto: “Inoltre, la società e lo Stato devono assicurare livelli salariali adeguati al mantenimento del lavoratore e della sua famiglia, inclusa una certa capacità di risparmio” (s. Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 15).
7. Cresce il numero delle persone che vivono sole. Tra quelle ci sono coloro che per varie ragioni non possono contrarre il matrimonio, e altri che consapevolmente scelgono la strada di solitudine nel mondo per servire gli altri in modi diversi. Ci sono anche coloro che – conformandosi alla mentalità consumistica – rimangono soli per propria comodità. Tutte quelle persone vanno comprese nelle cure pastorali in modo da includerle nella
vita della Chiesa e al servizio delle famiglie che necessitano sostegno (s. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 85).
8. Mentre, da una parte circa il 90% di giovani polacchi vede nel matrimonio e nella famiglia la via per raggiungere la felicità nella vita adulta, dall’altro lato cresce sempre di più il numero delle persone che scelgono il concubinato. Non di rado ciò è dovuto alla paura di assumersi le responsabilità e di offrire se stessi all’altro in modo incondizionato. E’ pertanto necessario rivalutare l’istituto del fidanzamento e allungare il periodo di preparazione al sacramento di matrimonio. Ringraziamo gli sposi i quali prestano servizio a favore di altre coppie sposate, dando testimonianza che l’amore, bello e fedele, tra i coniugi è possibile e realizzabile.
9. In relazione alla discussione sul sacramento dell’Eucaristia per le persone divorziate che successivamente hanno contratto un matrimonio civile, siamo riconoscenti a Papa Francesco di aver ricordato che “l’Eucaristia non è una preghiera privata o una bella esperienza spirituale […]” e che “Nutrirci di quel “Pane di vita” significa entrare in sintonia con il cuore di Cristo, assimilare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti.” (Angelus, 16.08.2015). Per avere tale vita eucaristica è necessario approfondire il culto dell’Eucaristia (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, 66). Rimane immutato quindi il Magistero della Chiesa cattolica quando afferma che per essere ammessi alla comunione eucaristica bisogna perseverare nella grazia santificatrice (Cfr. 1 Cor 11, 26-29; 1 Cor 6, 9-10, Codice di Diritto Canonico Can 916).
La famiglia è dono e proprietà di Dio. Pertanto ci prepariamo al prossimo Sinodo con fede, speranza e amore.