Primi raid francesi in Siria. L’Eliseo ha annunciato di aver condotto i primi attacchi aerei contro lo Stato islamico, in coordinamento con la coalizione internazionale. Gli obiettivi dei raid erano stati individuati negli ultimi 15 giorni, seguiti alla decisione di estendere l’azione militare di Parigi già in corso nel vicino Iraq. Durante il primo assalto è stato colpito un campo d’addestramento Isis presso Deir Ezzor, nella parte orientale del Paese.
A confermarlo il presidente François Hollande da New York, dove si trova per i lavori della 70° Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Le nostre forze hanno centrato i loro obiettivi” ha detto il capo di Stato, precisando che sono stati utilizzati sei aerei da guerra e assicurando che non ci sono state perdite civili. “Altri attacchi – ha aggiunto – potrebbero aver luogo, se necessario”.
Intanto, nella Grande Mela si discute sui possibili tentativi per risolvere la crisi nel martoriato paese mediorientale e, soprattutto, per rafforzare la lotta al sedicente Stato Islamico. Inaspettatamente gli Stati Uniti hanno coinvolto nei dialoghi anche l’Iran, principale alleato con la Russia del Governo del presidente siriano Bashar Al Assad. Ieri l’incontro tra il ministro degli Esteri entrante, Mohammad Javad Zarif, e il segretario di Stato, John Kerry, per trovare una composizione diplomatica russo-iraniana alla guerra. L’intento è fare leva sugli Usa per arrivare ad un accordo con i Paesi sunniti che sostengono i ribelli islamici non-Isis, ovvero Arabia Saudita, Turchia e Qatar.
In particolare, Kerry – rivelano fonti a lui vicine – vorrebbe sondare in prima persona la possibilità di una nuova conferenza internazionale, dopo le due svoltesi a Ginevra negli anni scorsi, concluse senza alcun risultato positivo. In questa direzione sta lavorando anche l’inviato dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, che nei giorni scorsi ha ottenuto l’assenso di Damasco al piano di aprire quattro tavoli tecnici di confronto tra il Governo di Al Assad e l’opposizione su specifici aspetti della crisi in Siria.
Domani, sempre all’Onu, si terrà poi il faccia a faccia tra i presidenti statunitense, Barack Obama, e russo, Vladimir Putin. Un appuntamento cruciale, “reciprocamente concordato”, durante il quale – spiegano fonti della Casa Bianca – Obama cercherà di capire se e come la presenza militare russa in Siria possa essere utile a contrastare gli uomini del Califfo e se ci siano possibilità per una soluzione politica.