L’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie ha rappresentato l’occasione per esporre l’ambizioso progetto del Centro Internazionale Famiglia di Nazareth, sostenuto e portato avanti dalla Fondazione Vaticana omonima. Venerdì scorso, presso il Convention Center di Philadelphia, Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, movimento che ha preso in carico la realizzazione, è intervenuto per illustrare l’anima del progetto, assieme ai massimi rappresentanti del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Come ricordato dal segretario del dicastero, monsignor Carlos Vazquez, tutto nacque da un’intuizione di San Giovanni Paolo II, che espresse tale desiderio durante il II Incontro Mondiale delle Famiglie di Rio de Janeiro, nel 1997. Il passo successivo più significativo fu l’istituzione della Fondazione Vaticana ad opera di Benedetto XVI, nel 2012.
Anche il Patriarcato Latino di Gerusalemme collabora al progetto e ciò che accomuna tutti gli artefici dell’opera è “il desiderio di poter offrire al mondo e alla società civile questa realtà stupenda che è la famiglia, realtà alla quale papa Francesco sta dando un protagonismo particolare con il suo pontificato”, ha spiegato monsignor Vazquez.
Da parte sua, monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha sottolineato l’importanza della scelta di Nazareth come sede del Centro Internazionale. È proprio a Nazareth, infatti, che “la famiglia cristiana è nata”: lì Gesù vi ha trascorso “30 anni della sua vita, nel cuore della storia, ed è lì vogliamo che le famiglie trovino una casa, un centro di accoglienza”. La presenza di questa struttura in Terra Santa, è anche un monito “a mantenere viva la presenza dei cristiani, che rappresentano una minoranza sofferente”, ha aggiunto il presule.
Per Salvatore Martinez, la realizzazione del Centro Internazionale Famiglia di Nazareth equivale a “costruire il sogno” di San Giovanni Paolo II, ovvero quello di una “casa del Papa”, per “tutte le famiglie del mondo a Nazareth, dove tutto ha avuto inizio, dove Gesù ha fatto esperienza di una famiglia umana, di una casa, di un lavoro”.
Luogo di “formazione spirituale” e di “evangelizzazione delle famiglie”, il Centro di Nazareth sarà anche “un segno di vicinanza concreta e particolare alle famiglie del Medio Oriente, di Terra Santa, memoria vivente e benedetta delle origini del cristianesimo, nella Terra dei nostri Padri nella fede, nella Terra di Gesù, dove troppo sangue continua a scorrere e le famiglie sembrano rassegnate all’impotenza, sottomesse al male e alla morte”, ha sottolineato Martinez. Si tratta di un “grande progetto – ha proseguito – che impone senso di responsabilità e spirito di comunione ecclesiale, unitamente a competenze, esperienze, relazioni e amicizie di cui vogliamo avvalerci, con umile e mutua collaborazione, guardando al tanto bene che c’è in tutto il mondo a servizio dell’istituto familiare”.
In un tempo “attanagliato da crisi”, c’è esigenza di “un’umanità più fraterna, più a misura di famiglia prima che a misura di Stati e di Mercati”: Nazareth è quindi il “luogo dove tutto è cominciato e dove tutto può ricominciare” e dove “l’umanità ha conosciuto il modello certamente irripetibile della Santa Famiglia, ma che tutti possono apprezzare e imitare”, ha poi concluso Martinez.