La visita di papa Francesco negli Stati Uniti ha inevitabilmente focalizzato l’attenzione della stampa anglosassone nelle prime pagine e nelle homepage di numerosi giornali e siti.
Nell’edizione online del Washington Post troviamo un articolo di Micelle Boorstein, una riflessione sul valore della preghiera di papa Francesco, presso il museo della memoria di Ground Zero, insieme a rappresentanti delle religioni ebraica, musulmana, buddista, induista e sikh. Una cerimonia con l’obbiettivo di “presentare la religione come una forza di tolleranza in un’epoca di violenza”.
L’evento ha avuto luogo nella Foundation Hall, al quarto livello sotterraneo, vicino a un muro del vecchio World Trade Center che ha resistito all’attacco terroristico. “Questo è il muro che trattiene il fiume Hudson – ha dichiarato il vescovo James Massa della diocesi di Brooklyn – se l’11 settembre 2001 fosse crollato, il disastro sarebbe stato ancora più grande. Credo che il Papa e i leader religiosi che si sono riuniti con lui, volessero comunicare l’idea di essere simbolicamente un muro di protezione dal caos della guerra, della violenza e dell’odio che affliggono parte dell’umanità”. Il Washington Post sottolinea inoltre l’apprezzamento dei rappresentanti delle altre fedi per quanto papa Francesco sta facendo in favore del dialogo interreligioso.
Un articolo di Michael Wilson sul New York Times traccia un bilancio generale della visita papale nella Grande Mela: “In un tour che ha incontrato sacche di gioia e dolore, ricchezza e bisogno, papa Francesco ha richiesto pace e giustizia sociale in un appello indirizzato ai leader mondiali così come agli abitanti di NewYork”. Durante la messa al Madison Square Garden, il pontefice ha attaccato nuovamente la cultura dello scarto e dell’esclusione: “Nelle grandi città, sotto il ruggito del traffico e il ritmo rapido del cambiamento, così tanti volti passano inosservati perché non hanno diritto di essere là, diritto di essere parte della città. Sono gli stranieri, i bambini che non possono andare a scuola, le persone senza assicurazione medica, i senzatetto, gli anziani dimenticati. Queste persone stanno ai margini dei nostri grandi viali, nelle nostre strade in un’assordante anonimato”.
Il sito del quotidiano britannico The Guardian evidenzia come, nel suo discorso a New York presso le Nazioni Unite, papa Francesco, richiamandosi alla sua enciclica Laudato si’, abbia affermato con forza il concetto che “l’ambiente deve godere degli stessi diritti e protezioni degli esseri umani”.
“Bisogna stabilire – ha dichiarato il Pontefice – l’esistenza di un vero diritto dell’ambiente. Ogni danno all’ambiente è un danno all’umanità”. L’articolo di Suzanne Goldenberg e Stephanie Kirchgaessner sottolinea, nelle parole di Francesco, la profonda connessione fra umanità e natura. Un legame così forte, che il mancato rispetto dell’ambiente provoca un peggioramento dei diritti e delle condizioni di vita degli uomini, soprattutto i più poveri e vulnerabili. “Un’illimitata ed egoista sete di potere e prosperità materiale – ha affermato papa Francesco – conduce sia all’uso sbagliato delle risorse naturali disponibili, sia all’esclusione dei deboli e degli svantaggiati”. Il Guardian ricorda infine come sia stata la prima volta in cui il pontefice “ha parlato esplicitamente di un diritto dell’ambiente equiparato a quello dell’umanità”.
Il viaggio del papa a Cuba e negli Stati Uniti ha nuovamente acceso il dibattito su quanto Francesco possa essere considerato “liberale e riformista”. Questo il tema di un editoriale dell’Economist. Il settimanale britannico sostiene che definire così l’attuale pontefice sarebbe una forzatura: infatti “papa Francesco non avrebbe mai potuto essere nominato vescovo, poi arcivescovo, cardinale e infine eletto al soglio pontificio, se non avesse pienamente aderito al catechismo della Chiesa cattolica romana”. Ciononostante, ha dato spesso un’impressione diversa ai cattolici come ai numerosi estimatori che ha raccolto anche fra i non credenti. Questo dipenderebbe da “un’interpretazione più morbida delle regole”.
Secondo l’Economist, infatti, “il Papa ha usato un linguaggio fortemente conciliante parlando degli omosessuali e ha invitato i sacerdoti ad assolvere le donne pentite di aver abortito” ma, allo stesso tempo, “ha ribadito l’opposizione ai matrimoni omosessuali”. E anche la riforma dei processi canonici per rendere più facile la nullificazione dei matrimoni non è uno svilimento del sacramento, ma “una difesa della sua sacralità”. In sostanza, quindi, Francesco “non ha alterato nulla del nucleo degli insegnamenti sociali e dottrinali della Chiesa”. Il Pontefice sarebbe quindi “più vicino dei suoi predecessori alle complessità e ai dilemmi della modernità, ma questo non fa di lui un liberale”.