È sorprendente vedere il Papa nello stesso luogo che ha ospitato innumerevoli incontri sportivi, artistici e musicali: il Madison Square Garden di New York. È sorprendente che sullo stesso palco dove si sono disputati storici match di boxe, partite di tennis e di basket, dove si sono esibiti artisti di fama mondiale come Led Zeppelin, Madonna, David Bowie, i Queen (solo per citarne alcuni), Francesco porti un annuncio di speranza, parlando di Gesù Cristo a 20 mila persone che lo accolgono come una star, tra urla, acclamazioni, e la classica ‘ola’, mentre risuonano inni orchestrali.
Nella Messa per la pace e la giustizia, il Papa parla, cioè, di Colui che è “luce”, a volte nascosta, che illumina le strade di una metropoli complessa e piena di smog come la Grande Mela. A questo faro il Pontefice esorta a guardare i cittadini newyorkesi. Come il popolo di Israele che “camminava nelle tenebre” e “ha visto una grande luce”, narra Isaia. “Il popolo che camminava, il popolo in mezzo alle sue attività, alle sue occupazioni quotidiane; il popolo che camminava carico dei suoi successi ed errori, delle sue paure e opportunità ha visto una grande luce”, aggiunge il Santo Padre. “Il popolo che camminava con le sue gioie e speranze, con le sue delusioni e amarezze ha visto una grande luce”.
Questa luce – prosegue – “vuole illuminare le nazioni”, “vuole giungere in ogni angolo di questa città, ai nostri concittadini, in ogni spazio della nostra vita”. Vuole penetrare le “oscurità” che adombrano le strade di una grande città come New York, “un contesto multiculturale con grandi sfide non facili da risolvere”.
Ney York, come tutte le grandi città, ricordano “la ricchezza nascosta nel nostro mondo”, osserva Bergoglio: la varietà di culture, di tradizioni, di storie, di cibi e di vestiti. Ma allo stesso tempo esse “nascondono il volto di tanti che sembrano non avere cittadinanza o essere cittadini di seconda categoria”. Nel rumore del traffico, nel “ritmo dei cambiamenti”, rimangono infatti coperte “le voci di tanti volti che non hanno ‘diritto’ alla cittadinanza, non hanno diritto a far parte della città”.
Sono gli stranieri, i loro figli e non solo “che non ottengono la scolarizzazione”, afferma il Papa, come pure “le persone prive di assistenza medica, i senzatetto, gli anziani soli”. Tutti coloro, insomma, che sono “confinati ai bordi delle nostre strade, nei nostri marciapiedi in un anonimato assordante”. E che “entrano a far parte di un paesaggio urbano che lentamente diventa naturale davanti ai nostri occhi e specialmente nel nostro cuore”.
Non per il popolo credente. Perché il popolo credente “sa guardare”, “sa discernere”, “sa contemplare” la presenza viva di Dio in mezzo alla sua vita e alla sua città, sottolinea Francesco. Il popolo che cammina “respira e vive dentro lo ‘smog’ ha visto una grande luce, ha sperimentato un aria di vita”. E “sapere che Gesù continua a percorrere le vostre strade, mescolandosi vitalmente al suo popolo, coinvolgendosi e coinvolgendo le persone in un’unica storia di salvezza, ci riempie di speranza”.
Una speranza – dice il Santo Padre – che ci libera dalla forza “che ci spinge ad isolarci, a ignorare la vita degli altri, la vita della nostra città”. Una speranza scevra “da ‘connessioni’ vuote, dalle analisi astratte, o dal bisogno di sensazioni forti”. Una speranza che “non ha paura di inserirsi agendo come fermento nei posti dove ti tocca vivere e agire”, e che ci chiama a “guardare in mezzo allo ‘smog’ la presenza di Dio che continua a camminare nella nostra città”.
“Ma com’è questa luce che passa per le nostre strade?”, domanda il Papa. “Come incontrarci con Gesù vivo e operante nell’oggi delle nostre città multiculturali?”. Nella risposta ci fa da guida il profeta Isaia, che presenta Gesù come «Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace».
Consigliere mirabile, perché – spiega Papa Bergoglio – “il primo movimento che Gesù genera con la sua risposta è proporre, incitare, motivare”. Egli propone sempre ai discepoli di “andare”, di “uscire” e “andare incontro agli altri, dove realmente sono e non dove ci piacerebbe che fossero…”. Dio potente, poi, perché in Gesù Dio si è fatto “il Dio con noi, il Dio che cammina al nostro fianco, che si è mescolato con le nostre cose, nelle nostre case, con i nostri ‘tegami’”, come amava dire santa Teresa di Gesù. E Cristo è anche Padre per sempre, perché “nulla e nessuno potrà separaci dal suo Amore”. Egli è “come un Padre misericordioso che esce ogni mattina e ogni sera per vedere se suo figlio torna a casa, e appena lo vede venire corre ad abbracciarlo”. E questo abbraccio “è buona notizia per i poveri, sollievo per gli afflitti, libertà per gli oppressi, consolazione per i tristi”.
Infine Gesù è Principe della pace: “cammina al nostro fianco, ci libera dall’anonimato, da una vita senza volti, vuota, e ci introduce alla scuola dell’incontro”. Lui, afferma Papa Francesco, “ci libera dalla guerra della competizione, dell’autoreferenzialità, per aprirci al cammino della pace” che nasce “dal riconoscimento dell’altro”, del bisognoso, come un fratello.
“Dio vive nelle nostre città”, assicura allora Bergoglio. E anche la Chiesa – conclude – vive in città “e vuole essere fermento nella massa, vuole mescolarsi con tutti, accompagnando tutti”.