Slitta ancora la discussione in aula del ddl Cirinnà. Il Senato della Repubblica ha infatti respinto la richiesta di SEL di calendarizzare il ddl sulle unioni civili, per dare la precedenza al voto sulla riforma del Senato, fissato per il prossimo 13 ottobre.
La decisione, dopo che il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, aveva promesso il voto entro il 15 ottobre, rinvia di fatto a tempo indeterminato la discussione del ddl che, a questo punto, non approderà in aula prima del 2016.
Ciò ha scatenato la bagarree l’ira dei gruppi parlamentari di SEL e Movimento 5 Stelle, che è stato accusato di “ostruzionismo” dal capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda.
Tra i votanti favorevoli alla calendarizzazione del ddl c’è però anche la senatrice Monica Cirinnà, che si è schierata contro il suo partito, il PD, creando così ulteriori presupposti per una spaccatura all’interno del principale gruppo parlamentare di maggioranza.
Il ddl Cirinnà rimane bloccato quindi in Commissione Giustizia, dove un emendamento di Area Popolare, firmato dai senatori Gabriele Albertini, Carlo Giovanardi e Nino D’Ascola, prevede il carcere fino a quattro anni per chi ricorra a tecniche per la maternità surrogata.
“Il ddl Cirinnà è caduto come un castello di carte al vento perché il popolo è sceso in piazza a difendere il matrimonio e la famiglia costituzionale, quella fondata su una mamma e un papà e non su genitore 1, 2 e magari anche 3 e 4”, ha dichiarato Filippo Savarese, portavoce de La Manif Pour Tous Italia, tra le organizzatrici del Family Day del 20 giugno a Roma. [L.M.]