Figlio di migranti dall’Europa verso l’America del Sud, Jorge Mario Bergoglio, nel suo primo discorso ufficiale negli Stati Uniti, ha colto subito una peculiare sintonia con quella che, tradizionalmente, è sempre stata una terra d’accoglienza per i più diversi popoli che, insieme, hanno dato vita all’attuale superpotenza mondiale.
Alle 9.15 del mattino, ora locale, il Santo Padre si è recato a bordo di una Fiat 500 presso il South Lawn, il grande parco adiacente la Casa Bianca, dove è stato accolto dal presidente americano Barack Obama e dalla moglie Michelle. Ad attenderlo un pubblico di circa 20mila persone, tra cui, in prima linea, i cardinali statunitensi, il Praesidium della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti e i vescovi ausiliari di Washington.
“Quale figlio di una famiglia di emigranti, sono lieto di essere ospite in questa Nazione, che in gran parte fu edificata da famiglie simili”, ha dichiarato papa Francesco, auspicando di poter “ascoltare” e “condividere molti dei sogni e delle speranze del popolo americano”, nel corso dei cinque giorni della sua visita.
Parlando degli appuntamenti che lo attendono in terra americana, il Pontefice ha citato il suo discorso in programma al Congresso, dove rivolgerà “una parola di incoraggiamento a quanti sono chiamati a guidare il futuro politico della Nazione nella fedeltà ai suoi principi fondativi”.
Ha poi menzionato l’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie a Philadelphia, “il cui scopo è quello di celebrare e sostenere le istituzioni del matrimonio e della famiglia, in un momento critico della storia della nostra civiltà”.
Rivolto al presidente Obama, il Santo Padre ha ricordato che “i cattolici americani sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante ed inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione”.
Tra le premure più grandi del Papa figura la “libertà religiosa”, che rimane “una delle conquiste più preziose dell’America”, per la quale ogni cittadino è chiamato alla “vigilanza” contro ogni pericolo che possa compromettere tale libertà.
Francesco ha giudicato “promettente”, l’impegno dell’amministrazione Obama “per la riduzione dell’inquinamento dell’aria”, poiché “il cambiamento climatico è un problema che non può più essere lasciato ad una generazione futura”, né ai “milioni di persone sottoposte ad un sistema che le ha trascurate”.
Riprendendo le “sagge parole” del Premio Nobel per la Pace, Martin Luther King, il Pontefice ha detto: “siamo stati inadempienti in alcuni impegni, ed ora è giunto il momento di onorarli” e che i cristiani diano il loro contributo “per la cura consapevole e responsabile della nostra casa comune”.
Con probabile riferimento al recente ripristino delle relazioni diplomatiche tra USA e Cuba – in cui l’opera di mediazione della Santa Sede è stata determinante – Bergoglio ha parlato di “positivi passi avanti sulla via della riconciliazione, della giustizia e della libertà”.
Il Papa ha concluso con l’auspicio che “tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa grande e prospera Nazione sostengano gli sforzi della comunità internazionale per proteggere i più deboli nel nostro mondo e di promuovere modelli integrali ed inclusivi di sviluppo, così che i nostri fratelli e sorelle ovunque possano conoscere le benedizione della pace e della prosperità che Dio desidera per tutti i suoi figli”.