In fermento l’Arcidiocesi Metropolita di Catanzaro – Squillace, motivata santamente nel cuore e benedetta dal suo Pastore nella gremita Cattedrale di Catanzaro, nel giorno dell’apertura dell’Anno Pastorale 2015-2016. Mons. Vincenzo Bertolone, da poco eletto dai vescovi della Calabria al ruolo di Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, si è rivolto al gregge della sua Chiesa con un intervento chiaro, ben articolato, vissuto e scandito in “sette quadri”, arricchiti spesso da immagini e spunti sapienziali di alcune Letture: 1Tm 4,12-16; Sal 110; Lc 7,36-50.
Nel “primo spazio” c’è solo posto per i doverosi saluti e le indicazioni ufficiali. L’Arcivescovo, che ha le sue origini nella terra del Beato Don Pino Puglisi, della cui causa di beatificazione ne è stato il postulatore, saluta il Vescovo Emerito, mons. Antonio Cantisani, i vicari generali ed episcopali, presbiteri, diaconi, seminaristi, laici cattolici, consacrati e tutta la Chiesa con sede nel cuore di Calabria. Subito dopo ricorda la strada da percorrere nel nuovo anno pastorale, dedicato all’anno straordinario della Misericordia, voluto da Papa Francesco per la Chiesa Universale.
Dodici mesi ricchi di momenti straordinari in cui si continuerà a riflettere con tutta la Chiesa Italiana sull’Humanum (convegno di Firenze), senza tralasciare la missione dei Giovani che continuerà il suo cammino diocesano, sul tema: “a servizio della vostra gioia”, strettamente collegato all’Evangelismo Gaudium.
Il “secondo quadro” si apre con la suggestione di una scena conviviale proposta da Luca in casa di un fariseo. Il suo punto centrale è una figura femminile, chiamata a significare la profondità dell’amore che proviene dal cuore stesso di Dio: una donna che annuncia il Vangelo dell’amore!
L’episodio della peccatrice riempie il “terzo quadro” con la miseria del punto vista del fariseo che non vede al di là delle apparenze. In quella stanza aleggia lo sconcerto per l’atteggiamento misericordioso di Gesù nei confronti di una donna “scartata”, considerata un inganno per un profeta che legge nei cuori. Tra il religioso e la peccatrice l’amore sta tutto dalla parte della donna respinta e toccata del peccato. Mons. Bertolone, citando il profeta Osea e il suo matrimonio con una prostituta, sottolinea a proposito una frase d’effetto del poeta Giuseppe Ungheretti: “Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa”.
Il “quarto dipinto” è un invito a farsi “Sorprendere da Dio”, come avviene nel racconto evangelico appena citato. Gesù sbalordisce tutti e indica la vera misura dell’amore. L’Arcivescovo trasferisce questa nuova verità all’assembleache l’ho ascolta in religioso silenzio: “È la misura stessa di Dio, ovvero “il creditore” che rimette i debiti piccoli e i grandi, e verso cui chi più ha avuto in termini di condono più è in debito. Il Dio di Gesù Cristo è sorprendente: sa profeticamente guardare anche nel cuore di quella donna: ella ha molto amato, perciò ottiene abbondante perdono. sorprendere da Dio! Ella ha amato molto di più di chi si è limitato a un invito formale a tavola perché ha offerto tutti i segni di una vera accoglienza: dare un bacio di benvenuto,lavare i piedi, asciugarglieli, profumare il corpo dell’invitato”.
Nel “quinto spazio” della sua omelia il capo della Chiesa catanzarese chiede che trionfi l’annuncio dell’amore di misericordia del nostro Dio. “Da una prostituta viene annunciato il kerygma dell’amore cristiano, che coinvolge creato ed esseri viventi: chi coltiva quest’amore mostra di nutrire la vera fede, quindi è salvo e può andare in pace”.
L’Arcivescovo osserva che quella donna coltiva l’amore e la fede molto più di chi osserva in modo meramente esteriore e formale i precetti e i comandamenti della Legge. “È una povera nel popolo di Dio e, perciò, è veramente beata. I poveri, sia per la loro indigenza, sia per il tendenziale distacco dai beni, sono quelli che, nella logica del Maestro, sanno ripetere, forse meglio di altri, la Bella Notizia……L’anno giubilare straordinario”, sottolinea il nuovo presidente della CEC, “sarà perciò incentrato sull’humilis Iesus, sull’umile Gesù Cristo e sui segni di misericordia che Egli vuole compiere tra noi, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, dei carcerati, perfino di coloro che hanno commesso l’orrendo crimine di aborto. È come se tutti noi, popolo di Dio e gregge che Dio stesso pasce (cf Sal 95,7), ci sentissimo individualmente chiamati a realizzare una nuova tappa dell’annuncio evangelico, passando ovviamente attraverso il segno dei segni della misericordia, compiuta da Gesù Cristo, povero egli stesso, ovvero passando attraverso il segno rivelativo dei poveri, che il beato Giacomo Cusmano considerava quasi un altro sacramento”.
Nel “penultimo quadro”, il Metropolita sottolinea il messaggio principale della sua lettera pastorale per il nuovo anno: “Lasciamoci evangelizzare dall’umiltà degli ultimi e lasciamoci sorprendere dalla misericordia di Dio”. La lettera pastorale è strutturata in tre parti (72 paragrafi). Tutta incentrata sulla misericordia divina, fondamento di un’umanità nuova. Con il “settimo è ultimo quadro” della sua avvincente omelia mons. Bertolone ci ricorda che “sovrintendere è sempre servire”.
Un monito paterno e profetico che consegna, ad un mondo annegato nel relativismo, la strada sicura per azionare, dal ruolo grande o piccolo che l’uomo ricopre, la leva di quella misericordia che illumina il mondo. Segue l’invito, ad ognuno del popolo dell’Arcidiocesi Catanzaro – Squillace, di un approfondito esame di coscienza nel chiedersi, se nel proprio cammino personale abbia sempre posto al centro della sua vita l’obbedienza al Padre; la misericordia di Cristo Gesù, con lo sguardo disinteressato rivolto ai poveri e disperati; la disponibilità all’annuncio, alla formazione, alla catechesi; il primato del perdono sul giudizio e la condanna; la disponibilità ad accompagnare il prossimo verso la redenzione, nonostante la sua condizione; la gratuità; la correzione fraterna; la gioia di accogliere il rifugiato e il profugo senza pregiudizi e con amore, rispondendo all’annuncio del Santo Padre e in stretta collaborazione con chi di competenza.
Per quanto riguarda la costruzione di momenti di riflessione esterni, legati al tema dell’anno pastorale, il presule ha proposto infine l’istituzione di due premi aventi come tema “la misericordia”: l’uno riguarderà un concorso poetico nelle scuole e tra i fedeli e l’altro riguarderà fatti concreti di gesti di bontà e di misericordia avvenuti in diocesi. Nelle sue conclusioni l’Arcivescovo Bertolone ha invitato i numerosi presenti ad affidarsi fiduciosi “a quei che volentier perdona” (Dante, La Divina Commedia, Purgatorio, III,120), che è “via sine errore, veritas sine ambiguitate, vita sine fine” (Cassiodoro) ed a Maria, madre di misericordia, vita, dolcezza, speranza nostra!