“Solo una Chiesa viva può convincere i cristiani a rimanere in Siria”

L’arcivescovo melchita di Homs lamenta in particolare l’esodo dei giovani

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“Tanti cristiani hanno lasciato la Siria. Alcuni di loro sono morti e di molti altri non abbiamo nessuna notizia”. È quanto dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre, monsignor Jean Abdo Arbach, arcivescovo melchita di Homs, Hama e Yabrud.

Il presule racconta l’incessante esodo di siriani: “Sono soprattutto i giovani a lasciare il paese, per cercare altrove quel lavoro e quella serenità che qui è divenuto impossibile trovare. E con la loro partenza, le speranze per il futuro della Siria diminuiscono sempre più”.

Negli ultimi mesi, decine di migliaia di siriani si sono diretti in Turchia per poi imbarcarsi alla volta dell’Europa. “Un tempo passavano dal Libano – riferisce monsignor Arbach – ma ora che il governo di Beirut ha deciso di limitare gli accessi, per la maggioranza dei siriani è impossibile ottenere un visto. È per questo che da circa due mesi i migranti hanno cambiato tragitto”.

Per il presule melchita, la situazione di Homs non è tra le peggiori. “Le bombe continuano a cadere, ma sono circoscritte al quartiere di al-Waar, ancora in mano ai ribelli”. Una tranquillità che negli ultimi mesi ha spinto molte famiglie cristiane che avevano abbandonato la città a farvi ritorno. “Al momento sono circa 800 le famiglie cristiane che vivono ad Homs. Lunedì scorso abbiamo celebrato la messa per l’Esaltazione della Croce e ho notato con grande gioia che i fedeli presenti erano più di 300”.

Per i cristiani rimasti in Siria la Chiesa è il principale punto di riferimento. “Vedere che la vita della Chiesa prosegue nonostante tutto, alimenta le loro speranze e li incoraggia a rimanere”. Per questo motivo monsignor Arbach ha chiesto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre di sostenere il restauro della Chiesa di Sant’Elia a Qusair – cittadina della sua diocesi a circa 45 chilometri da Homs – distrutta nel 2013. Negli ultimi mesi oltre 470 famiglie cristiane che avevano abbandonato Qusair, sono rientrate nelle proprie case. “La chiesa restaurata sarà il segno tangibile dell’esistenza della comunità cristiana. E una volta finiti i lavori inizieremo a costruire un centro per la catechesi, per gli oltre 450 bambini e ragazzi cristiani della città. Soltanto una Chiesa viva può aiutare i cristiani a restare in Siria”, ha poi concluso il presule.

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ZENIT Staff

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