A pochi giorni dall’arrivo di papa Francesco in America, il presidente della Conferenza Episcopale statunitense ha osservato come il Santo Padre stia parlando come pastore di anime, non come politico o economista.
In un’ampia ed esclusiva intervista a ZENIT, monsignor Joseph Kurtz, originario della Pennsylvania e nominato vescovo di Louisville, nel Kentucky, da papa Benedetto XVI, ha affermato che Francesco non viene negli Stati Uniti per insegnare alcuna teoria economica ma per riaffermare la tradizione della nostra dottrina sociale e celebrare il piano di Dio per il matrimonio e la famiglia.
Tra i temi affrontati nell’intervista vi sono la visione degli americani da parte di papa Francesco, il secolarismo e la cultura dello scarto, così come il suo approccio pastorale e come quest’ultimo sia stato interpretato o frainteso.
Inoltre, sulla scia della sua recente enciclica sull’ambiente Laudato si’, l’arcivescovo ha parlato a ZENIT della posizione del Pontefice sul “capitalismo selvaggio”. Il presule, che nel suo passato è stato assistente sociale e poi parroco a Lehigh Valley, in Pennsylvania, ha poi accennato al dubbio se i partiti politici possano strumentalizzare il messaggio del Pontefice, prevedendo che, tra i temi che Francesco toccherà, figureranno la famiglia e la libertà religiosa.
Monsignor Kurtz, come presidente dei vescovi statunitensi, può dirci quali sono le sue speranze ed aspettative sulla visita del Papa?
Il Santo Padre viene come pastore e profeta. Non vediamo l’ora, quindi, di dargli il benvenuto. Viene come buon pastore per essere presente tra noi. Nel tour virtuale che il Pontefice ha tenuto due settimane fa ed è stato trasmesso su ABC, c’è tutto il suo messaggio. Papa Francesco dice di portare un messaggio d’amore e dice: “Io vi amo”. E queste sono le parole di un pastore. Quindi penso sia molto importante che lui venga come pastore e profeta. In un certo senso, lui cerca di scoprire il piano e la volontà di Dio per le nostre vite. Detto ciò, credo che, come paese, ma soprattutto come Chiesa, sia molto importante lasciargli spazio per ascoltare il suo completo messaggio e accoglierlo e riceverlo bene. Quella che farà è una visita molto importante.
Questa esplosione di sostegno in tutti gli Stati Uniti, specie nelle città dove lui verrà, la sorprende? O pensa che papa Francesco abbia già toccato i cuori di molti americani?
Innanzitutto, il nostro Santo Padre è genuinamente se stesso. In primo luogo, lui guarda la persona che ha di fronte e dà tutta la sua attenzione a quella persona. Penso che lui guardi ogni persona con gli occhi di Gesù e che questo fosse evidentissimo nei suoi 45 minuti di incontro con le tre città americane su ABC. Credo che questo tiri fuori il meglio delle persone. Se guardiamo al passato, San Giovanni Paolo II era piuttosto popolare quando venne qui negli USA, anche Benedetto XVI lo era, e sicuramente lo sarà papa Francesco.
Qualcuno mi ha chiesto cosa penso che metta a disagio Francesco. Ritengo che lo metta a disagio tutta questa attenzione sulla sua persona, piuttosto che sulla persona di Gesù Cristo. E credo che la genuinità incida e tocchi i cuori della gente.
Secondo lei, cos’è che pensa papa Francesco degli americani in generale?
Credo davvero che il Santo Padre guardi agli statunitensi come una popolazione assai benedetta, potendo disporre di molte risorse ed opportunità per servire e penso che voglia invitarci ad essere generosi con gli altri. Vorrei poi dire che lui è consapevole che il braccio del secolarismo è penetrato nei cuori di alcuni di noi, in quella che lui chiama “cultura dello scarto” e un consumismo in cui siamo tentati di anteporre le cose alle persone. Quest’ultima non è una tentazione nuova: è infatti la stessa tentazione che Gesù subisce quando viene portato nel deserto, all’inizio del suo ministero pubblico. Il Santo Padre ha conosciuto le tentazioni ma penso anche che sia consapevole delle benedizioni e dei doni che molta gente degli Stati Uniti ha ricevuto e ci chiamerà ad una sempre maggiore generosità. Ed io per primo ritengo questa sia una splendida cosa.
Credo anche che il Santo Padre sia assai desideroso di conoscere meglio gli Stati Uniti. Lo ha lui stesso detto più volte… Credo sia interessato a comprendere la ricchezza che coinvolge le varie culture e individui che formano gli Stati Uniti d’America. Il suo tour virtuale compiuto dal Santo Padre nelle tre città è un segno del suo desiderio di incontrare la gente e di connetterla con l’amore.
A causa di alcune dichiarazioni forti contro certi abusi del sistema capitalistico o politico, nella sua recente enciclica sull’ambiente Laudato si’, taluni ritengono il Papa sia contro il capitalismo. Come presidente della Conferenza Episcopale Americana, lei ritiene che lo sia? O ritiene che il Santo Padre approvi il capitalismo?
In primo luogo va detto che il Papa parla come pastore di anime, non come economista, né come politico. Questo fatto è molto importante. Nel far ciò, ci rende un grande servizio nell’individuare il modo in cui un capitalismo selvaggio possa condurre la gente a dimenticarsi degli effetti che un sistema ha sulle persone, in particolare sui dimenticati.
Il Papa non verrà per parlare di teorie economiche, e lui stesso è molto saldamente ancorato alla continuità e alla tradizione della dottrina sociale cattolica. Facendo così, parlerà del bene comune. E il bene comune sarà sempre giudicato per il modo in cui vengono trattati i più deboli.
Papa Francesco ha un approccio pastorale ed inclusivo. Eppure, taluni fraintendono questo comportamento come un cambiamento o una discontinuità con i suoi predecessori. Ritiene che questa visita aiuterà a chiarire che tutto ciò che il Santo Padre dice è compatibile con la dottrina della Chiesa?
Già in altre interviste ho avuto modo di spiegare questo concetto. I mass media permettono l’ascolto del messaggio del Santo Padre a molte più persone di quelle che possiamo immaginare. Questa copertura è molto importante.
Se c’è un pericolo è che il suo messaggio venga cooptato, ovvero interpretato in un’ottica politica molto ristretta. Quindi è molto, molto importante che il suo messaggio sia ascoltato sempre per intero. È un onere per me e per tutti i cattolici e le persone di buona volontà diventare dei veri ‘studenti’. Nella nostra vita frenetica per noi è una tentazione, quella di leggere solo i titoli e non soffermarci con attenzione sull’intero testo. Quindi, penso che abbiamo davvero delle opportunità di istruirci e recepire l’intero messaggio, che credo sia davvero l’altra faccia della medaglia.
La preoccupa il fatto che i politici e i partiti possano strumentalizzare la visita?
Ho avuto l’opportunità di visitare la leadership del Congresso lo scorso gennaio e ho percepito un desiderio molto, molto positivo di ricevere il Santo Padre su entrambi i lati dell’emiciclo. Sono quindi ottimista sul fatto che le persone saranno aperte al messaggio completo. Naturalmente, vi saranno probabilmente alcune “sotto-tendenze” che cercheranno di portare acqua al proprio mulino. Ma credo che, in generale, vi è il desiderio di ricevere calorosamente il Santo Padre, per consentire al suo messaggio pieno di andare avanti.
La notizia più importante della scorsa settimana è stata la riforma del processo di nullità matrimoniale da parte di papa Francesco, che ha snellito notevolmente le procedure richieste. Quale sarà, a suo avviso, l’impatto di questa novità per i fedeli americani?
La prima cosa da fare è tornare alle parole del Santo Padre nel motu proprio. Lui ha detto che il suo desiderio è quello di essere saldi nella dottrina della Chiesa e nello splendido impegno che tutti noi abbiamo nell’indissol
ubilità del matrimonio. La sua preoccupazione è su come rimuovere le barriere per le persone divorziate che abbiano contratto un secondo matrimonio, in modo che possano essere toccate dalla grazia e dall’amore di Cristo ed essere a pieno titolo nella vita della Chiesa. È, quindi, qualcosa per cui ogni pastore di anime dovrebbe dire “alleluia”. Vogliamo che succeda. Accolgo quindi con favore questa novità.
Come sa, ho partecipato al Sinodo dello scorso ottobre. Uno dei punti di maggior consenso da parte dei padri sinodali è stato sulla possibilità di snellire il processo di annullamento, in modo da non compromettere l’impegno per l’indissolubilità del matrimonio e rimuovere gli ostacoli che causano un ritardo “ingiustificato”. Quindi la mia speranza è che questi passaggi procedano e, naturalmente, vengano studiati, che servano davvero alla nostra gente.
C’è qualcos’altro che vorrebbe aggiungere a proposito di questa visita del Papa?
Una cosa che ancora non abbiamo detto è che il Santo Padre sta venendo in primo luogo a seguito dell’invito a partecipare all’Incontro Mondiale delle Famiglie. Immagino che il piano di Dio sul matrimonio e la famiglia sarà una parte forte del suo messaggio. Sappiamo che la nostra società è forte solo quanto lo è la sua famiglia più debole. E così il nostro Santo Padre ci chiamerà a camminare con le famiglie. Poi, in secondo luogo, credo che il Santo Padre parlerà del grande dono della libertà di religione all’interno della nostra nazione, un patrimonio che è veramente libertà, non per particolari privilegi ma piuttosto una libertà che potremmo servire e testimoniare pubblicamente attraverso la nostra fede.