Settembre mariano: un inno alla quotidianità

Le feste e le memorie in onore della Vergine nel mese in corso richiamano spesso la sua vita familiare e il suo rapporto con Gesù

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“Ha fatto bene ogni cosa” (Mc 7,37) dicevano di Gesù. Questo è l’agire di Dio: far tutto bene, compiere fino in fondo un’opera e condurla alla sua perfezione. Proprio per “far bene ogni cosa”, nella pienezza dei tempi, entrando nel mondo, il Figlio di Dio si è scelto il Cuore di una Madre, un Cuore Immacolato, che fosse la degna dimora dell’Altissimo sulla Terra. La singolarità di Dio è che il compiersi della sua Volontà passa attraverso le vie comuni della nostra vita di tutti i giorni: è l’esperienza di una famiglia, della casa, delle mura domestiche, dei luoghi cari alla memoria -impressi nella nostra anima, quasi come un patrimonio di “genetica spirituale”- che costituisce la nostra persona, la originalità di ciascuno, di un bimbo e poi di un adulto.

Anche Maria Santissima ha percorso le vie della nostra umanità e ogni sua “memoria” liturgica è un inno alla quotidianità, santa, modesta, umile, raccolta in Dio. È un inno ai sentimenti più belli del cuore, alla rete di affetti che caratterizza ogni persona.

In settembre festeggiamo il “compleanno” della Vergine; abbiamo venerato il suo dolcissimo Nome (che ha avuto, tra l’altro, una vasta gamma di interpretazioni, una più bella dell’altra); la contempliamo ai piedi della Croce, unita per sempre e irrevocabilmente al Mistero della Redenzione: quasi percorressimo un cammino inverso, rispetto al precedente mese di agosto. Dalla Gloria del Paradiso, ove Ella regna, assunta in Cielo ed eternamente associata al Figlio, torniamo infatti indietro, alla semplice casa di Gioacchino e Anna: partecipiamo della loro trepida attesa di una figlia, finalmente donata da Iahvé, come una grazia incomparabile. Siamo ricondotti alla vita nascosta con Cristo in Dio (cfr. Col 3,3), per seguire i passi di una bimba consacrata all’Altissimo, fin dalla più tenera età e poi data in sposa a Giuseppe. È vero: si tratta per lo più del racconto, a tratti ingenuo e infantile, dei Vangeli Apocrifi, che tuttavia trasmettono germi di luce e di Verità, raccolti dalla ininterrotta Tradizione della Chiesa.  

Tutto questo capitale, umano e spirituale, diventa in Maria “esemplare”, strumento vivo di Grazia per noi, suoi figli. La vita familiare, la Sinagoga, il Tempio la educheranno a essere il degno ricettacolo di Dio, a essere la Theotokos, la Madre dell’altissimo e ineffabile Signore dei Cieli.

L’itinerario della fede e del cuore l’ha condotta a seguire Gesù, sempre, in ogni contesto e in ogni condizione: a Betlemme, a Nazareth, nella vita pubblica, fino allo scandalo della Croce, accolto come supremo gesto di obbedienza e di amore. “Per noi, poveri uomini, la gioia, anche se ha un motivo soprannaturale, lascia sempre un sapore di amarezza. – Che cosa credevi?- Quaggiù il dolore è il sale della nostra vita” (San Josemaría Escrivá).

Il Calvario è il luogo del sacrificio, del solo olocausto gradito al Padre. Lo “stabat” di Maria attraversa la storia dell’uomo e la riconduce alle sorgenti stesse della Vita. Non è solo l’immagine più eloquente dello strazio indicibile di ogni dolore umano, con la sua carica di ingiustizia e di assurdità: l’Addolorata è il segno della più profonda domanda di senso e di significato che si innalzi al Cielo; è la richiesta – amorevole e materna – di penetrare nell’inaccessibile enigma della Volontà di Dio, di varcare la soglia della vita e della morte, mistero che solo la Croce di Cristo sa pienamente decifrare. Nel Cuore della Vergine sono raccolti e offerti al Figlio, come in un mistico calice, tutti i dolori del mondo. In Lei l’umana sofferenza, unita per sempre all’offerta suprema di Cristo al Padre, acquista un valore infinito. In Lei rifiorisce la speranza, là dove tutto sembrava compromesso e destinato per sempre a fallire. In Lei all’oscura notte del male subentra l’eterna primavera della Grazia.

Siamo chiamati a rinnovare, nel tempo, questo miracolo: accogliere, come Maria e con Maria, il Signore della Vita e lasciarci educare dall’Amore, per divenire, a nostra volta, “educatori di Amore”, discepoli e apostoli del Vangelo.

Siamo chiamati ad attingere ancora – ai piedi della Croce, sorretti dalla incrollabile fede della Madre – la forza e la grazia per illuminare la nostra coscienza e quella dei nostri compagni di viaggio, per affrontare le sfide e le provocazioni di questa nostra epoca. Certamente difficile, ma ricca di nuove, imprevedibili e inesplorate potenzialità di Bene.

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Mario Piatti

Padre Mario Piatti, I.C.M.S., è direttore del mensile Maria di Fatima

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