25 anni fa, il 21 settembre 1990, mentre si recava al lavoro sulla strada per Agrigento, Rosario Livatino veniva ucciso da sicari mafiosi. Aveva 38 anni e faceva il giudice. Nel luglio 1993, al culmine dell’aggressione di Cosa nostra allo Stato, San Giovanni Paolo II lo definiva “martire della giustizia e indirettamente della fede” e, dopo aver incontrato i suoi genitori, nella Valle dei Templi, pronunciava verso gli “uomini della mafia” un duro invito alla conversione.
La figura di Livatino verrà ricordata nell’Aula dei gruppi alla Camera dei Deputati, venerdì prossimo, 18 settembre, con inizio alle 15 (ingresso previa registrazione da via Campo Marzio entro le 14.30), nel corso di un convegno organizzato dal Centro studi che ha scelto di intitolarsi a lui, col patrocinio dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Dopo i saluti del presidente del Senato Pietro Grasso, del ministro della Giustizia Andrea Orlando, della presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, del vicepresidente del CSM Giovanni Legnini e del questore della Camera Stefano Dambruoso, svolgeranno relazioni il procuratore della Repubblica di Palermo Francesco Lo Voi, il presidente di sezione della Cassazione Mario Cicala, il Mauro Ronco, ordinario di diritto penale a Padova, don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di beatificazione del magistrato, e mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale.
Con il coordinamento di Alfredo Mantovano, Domenico Airoma e Filippo Vari, vicepresidenti del Centro Studi, il profilo di Rosario Livatino sarà tratteggiato nelle sue varie articolazioni: l’eccezionale professionalità, la sua coscienza di “essere” giudice prima che di “fare” il giudice, e quindi la coerenza con l’etica e la fede, l’affidamento totale alla volontà di Dio, attestato – fra l’altro – dalle tre lettere che adoperava per ogni suo scritto “S.T.D.”, sub tutela Dei.
Il convegno sarà anche l’occasione per presentare il Centro Studi Livatino, che si propone – come ha già iniziato a fare – di approfondire le tematiche di vita, famiglia e libertà religiosa in un quadro di riferimento costituito dal diritto naturale.