Nella valutazione negativa, se non addirittura fallimentare nei miei confronti, avverto il disagio per il mio stesso modo di fare e di essere; sentimenti negativi che si alternano a momenti di gioiosa e, direi, eccessiva euforia; espressione anch’essi di un disagio di segno opposto.
In altri tempi tendevo a cedere sotto queste spinte estreme; mal tolleravo questi limiti ondeggiando tra tendenza alla depressione e sentimenti di esaltazione.
Mi pare di aver capito meglio l’invito all’equilibrio delle due scritte appese alla parete del nostro refettorio: una invita ad andare “alla mensa come alla croce” e l’altra “alla croce come alla mensa”. Avverto la grazia di saper arginare i due eccessi soffrendone o, meglio, godendo la protezione dei limiti stessi.
Ora, in tutti e due i casi, sono spinto a tenere il timone sulla giusta misura; sfrutto i due limiti opposti ricorrendo in continuazione all’equilibratore che si chiama Crocifisso.
Stretto a Lui, si smorzano i miei eccessi: in Lui, vivo e risorto, vedo esaltata la mia debolezza ed in Lui, crocifisso e abbandonato, si smorza l’eccessiva euforia.
I miei limiti diventano così doni provvidenziali per lo scorrere della mia vita come gli argini per un fiume in piena.
Giocando di sponda, come al biliardo, mi vedo una pallina che, sfruttando il limite, è sospinta sempre a scorrere e comunque ad entrare nel solco divino della libertà.
Ciao da p. Andrea
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