Leonardo Vitale non era un pazzo!

Marchiato come malato di mente, il primo “pentito” visse una vera e profonda conversione religiosa, maturata nelle celle dei manicomi criminali di mezza Italia

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Le urla…la violenza…la solitudine…l’omertà…la paura…l’elettroshock…la coscienza che reclama il pentimento…lo Stato che non lo ascolta…i morti che si moltiplicano…la conversione che lo trasforma…la fede che lo fa rinascere… Ed infine la mafia che lo ammazza all’uscita dalla messa, mentre è in  compagnia della madre. È domenica 2 dicembre 1984 e due colpi di lupara alla testa mettono la parola “fine” alla vita di Leonardo Vitale.

Non dimenticate questo nome. Io l’ho fatto per alcuni anni. La prima volta che l’ho sentito era il 2007. Era notte fonda e quel film che avevo scelto per caso mi aveva coinvolta fin dai primi istanti. Il titolo era “L’uomo di vetro” e la vicenda che narrava era vera e tragica. Mentre guardavo il film, capivo che stavo entrando nella storia del primo collaboratore di giustizia; onestamente e drammaticamente pentito e convertito. Ricordo che per giorni mi ero chiesta: “Ma perché non ho mai sentito parlare prima di Leonardo Vitale? Come si fa a non gridare ai quattro venti la sua storia?”

Già, come si fa? Esattamente come ho fatto io: facendo passare i giorni, poi i mesi e gli anni, senza parlarne. Infine facendo entrare nel dimenticatoio il film e la storia di Leonardo Vitale (lo ripeto: voi non dimenticate questo nome). Poi, un po’ di tempo fa vengo contattata da una persona che mi scrive di Leonardo Vitale (ci crederete che, lì per lì, dopo anni, non ricordavo più chi era? Ma voi non lo fate). Leggo quel che mi dice in chat, mi concentro…dove ho già sentito questo nome?

Leonardo Vitale…Leonardo Vitale…e all’improvviso nella mia mente esplodono frammenti di film, briciole di ricordi, emozioni forti, una compassione infinita ed un’ammirazione per il protagonista. Leonardo Vitale!

Il primo vero pentito di mafia; l’uomo che ha fatto rivelazioni considerate importantissime anche da Falcone e Borsellino e che ha gridato e denunciato il male ad uno Stato sordo, che ha vergognosamente scelto di chiuderlo in un manicomio. Leonardo Vitale: l’uomo che è sceso nel suo buio attraverso un travaglio interiore dolorosissimo e che, infine, è tornato a galla sotto la spinta di una conversione profonda.

Perchè sono qui a scrivere su Leonardo? Perché dopo aver conosciuto la sua vita e letto i suoi scritti, non posso più ignorarlo. Perché nel cuore, man mano che leggo i suoi pensieri, sento crescere un’ammirazione immensa per l’irrigazione di giustizia che lui ha fatto sulle zolle della Sicilia. Perché in lui vedo la perenne lotta tra il bene ed il male che, su questa terra, è iniziata e non è ancora finita. Perché in lui vedo un martire che ha dato tutto se stesso affinché trionfasse il bene. «Mi pento affinché i boss si convertano».

«Chi siamo noi, miserabili uomini, che ci arroghiamo il diritto di giustiziare dei nostri simili, nostri fratelli, di sostituirci a Dio onnipotente nel dare la morte? Pazzi, solo dei pazzi». Nel manicomio criminale in cui era stato rinchiuso dalla giustizia italiana (giustizia?) Leonardo ha maturato la sua conversione. E’ da lì che scrive alla madre ed alla sorella ciò che la sua coscienza gli diceva.

Nel Catechismo della Chiesa cattolica, al n.1776, si legge: «Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi… che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male… La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria». Leonardo scopre questa legge divina e, da quel momento, non è più lo stesso. Dio prende spazio nel suo intimo. Fëdor Dostoevskij diceva che “Chi si pente ama. E amando, appartiene già a Dio”. 

Leonardo, abbandonato, recluso, brutalizzato con l’elettroshock e messo in ginocchio dalla solitudine, ha trovato il vero grande amico a cui aggrapparsi per rialzarsi: Gesù Cristo. È commovente leggere gli auguri di Natale che questo ragazzo manda alla madre, dal manicomio giudiziario: “Mamma cara, questo sia per te il miglior Natale della tua vita, perché il tuo bambino Leonardo é ritornato con Gesù. Auguro a te e a Maria che Gesù bambino vi stia accanto in questi giorni, allietandoli con la Sua Divina presenza….Vi abbraccio con amore. Vostro Leonardo.”

Marchiato come malato di mente – racconta il sito www.leonardovitale.it – “visse una vera e profonda conversione religiosa, maturata nelle celle dei manicomi criminali di mezza Italia. Una conversione pagata con la vita. Lo rivelano le due lettere scritte dal carcere alla mamma Rosalia e alla sorella Maria, custodite gelosamente da un religioso che ha sempre seguito spiritualmente le due donne e che vengono mostrate adesso per la prima volta. Le altre sono in possesso della sorella, che dopo l’omicidio del fratello e la morte della madre scelse la vita claustrale. Una scelta, quella di divulgare il contenuto di quelle lettere, che il religioso ha maturato dopo aver letto sul Giornale di Sicilia la proposta di un cugino del pentito, Francesco Paolo Vitale, dell’opportunità di avviare la raccolta di tutti i materiali, le testimonianze, gli scritti, per portare avanti la causa di beatificazione di Leonardo Vitale”.

Se siete arrivati a leggere fino a qui, ora fate anche un’altra cosa: guardatevi il film “L’uomo di vetro”. È un pugno allo stomaco, lo so; ma è anche il primo passo per poter gridare con i polmoni della fede: “Grazie Padre dell’universo! Noi sappiamo che “è la tua bontà che spinge al ravvedimento” (Rm 2,4) perché tu sei un Dio buono, “venuto non per i giusti, ma per chiamare i peccatori al pentimento” (Lc 5,32) e con certezza pensiamo che in cielo, alla conversione per Leonardo, avrete festeggiato come pazzi (Lc 15,7)!”.

 

[Tratto da www.intemirifugio.it]

 

 

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Maria Cristina Corvo

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