L'America Latina trionfa a Venezia

Alla 72.ma Mostra del Cinema, i film venezuelani ed argentini si aggiudicano i massimi premi

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La 72.ma Mostra del Cinema di Venezia è giunta alla sua conlusione. In un’edizione ricca di gossip, anteprime mondiali e storie commoventi, non sono mancati i colpi di scena. Come nelle recenti edizioni infatti, i pronostici non sono stati rispettati: i tre film che erano stati accreditati come principali favoriti alla vincita del Leone d’Oro – Rabin, the Last Day di Amos Gitai, Francofonia di Aleksandr Sokurov e Behemot di Zhao Liang – sono sorprendentemente tornati a casa a mani vuote.

A trionfare è stata invece l’America Latina, non solo o non tanto per i suoi due film, ma soprattutto per il concetto di cinema espresso. Il Leone d’oro è andato a Desde Allà di Lorenzo Vigas, primo film venezuelano a vincere l’ambito premio e opera prima del regista. La pellicola racconta la storia di Armando, uomo ossessionato dai giovani ragazzi e che paga per vederli nudi, senza però toccarli. A poco a poco instaurerà un rapporto complesso con Elder, unico ragazzo in grado di ribellarsi all’uomo e che metterà a dura prova la sua esistenza. 

El Clan di Pablo Trepero si è aggiudicato Il Leone d’argento per la miglior regia: il film, maggior incasso di sempre in Argentina, è il ritratto di una famiglia malavitosa della Buenos Aires degli anni Ottanta, i Puccio. La Giuria presieduta dal regista messicano Alfonso Cuarón e composta da Elizabeth Banks, Emmanuel Carrère, Nuri Bilge Ceylan, Hou Hsiao-hsien, Diane Kruger, Francesco Munzi, Pawel Pawlikowski e Lynne Ramsay, ho compiuta dunque una scelta ben precisa: premiare quel cinema che, anche se di ‘finzione’, promuovesse storie di forte impatto emotivo, storie in grado di muovere le coscienze affrontando quei temi che, nonostante continuino ad essere ‘imbarazzanti’, fanno parte ormai del bagaglio quotidiano di ognuno di noi. A farne le spese quindi sono stati tutti quei film di taglio documentaristico/simbolistico il cui forte carico di astrattismo, pur nella più elevata poetica cinematografica, poco si sposava con il realismo della vita quotidiana ricercato dalla Giuria.

ll Gran Premio della Giuria è andato ad Anomalisa di Charlie Kaufmann e Duke Johson: i due registi firmano un’incredibile opera in stop motion, che racconta meno di ventiquattr’ore di vita di un conferenziere. Per l’Italia la soddisfazione arriva con la vittoria della Coppa Volpi di Valeria Golino, premiata per la miglior interpretazione femminile con il film Per amor vostro. 

La brillante attrice, quasi trent’anni dopo la precedente vittoria dello stesso premio, ha ringraziato tutto lo staff che ha collaborato al film, su tutti il regista Giuseppe Guadino: “Voglio ringraziare i selezionatori e i membri di giuria, pezzi da novanta, voglio condividere il premio con il mio regista Giuseppe Gaudino, la sceneggiatrice Isabella Sandri. Questa è la gioia che ho provato quasi trent’anni fa quando ho vinto la Coppa Volpi. Oggi mi accorgo che dopo tutto questo tempo la consapevolezza è diversa, ma il premio mi dà la stessa infantile e ingenua emozione, spero rimanga sempre così. Sono molto contenta per me”.

Nessun premio per Bellocchio e Messina, che in compenso portano a casa – e non è poco – il grande successo riscontrato nel pubblico partecipante al Festival. La speranza, ora, è che tale successo si trasformi in grandi risultati ai botteghini italiani ed internazionali. Per Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, i risultati della Mostra Cinematografica sono stati “straordinari”. L’appuntamento ora è per il 31 agosto 2016.

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Gianluca Badii

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