"Maria vegli su esuli e profughi". Il card. Sandri celebra la festa della Madonna dell’Arco

Nel Santuario campano, il porporato ha ricordato i migranti in Europa e le vittime in Medio Oriente di violenze e di “subdoli interesse economici e supremazie internazionali”

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“Chiediamo a Maria di continuare a vegliare, da questo santuario, su tutta l’umanità in cammino, e in particolare in questi giorni drammatici sui fratelli e sorelle che sono partiti, esuli e profughi, per cercare un riparo e un tetto sicuro, bussando alle porte della nostra Europa. Essa sembra essersi ridestata in un gara di solidarietà, mettendo in pratica attraverso l’accoglienza concreta ed ospitale quelle radici cristiane che si è tanto ostinata nel voler omettere nel preambolo della sua costituzione”. Ma preghiamo anche “perché la Regina della Pace convinca i cuori di coloro che hanno in mano le sorti dei popoli che il Medio Oriente non ne può più delle guerre”, “tanto più scandaloso, quando ai drammi della violenza e dei fondamentalismi religiosi, si uniscono gli intrecci di subdoli interesse economici e di supremazie regionali ed internazionali”. 
 
Tra un pensiero di profonda devozione mariana e uno sguardo all’attualità si è snodata l’omelia del cardinale Leonardo Sandri nella celebrazione Eucaristica per la festa dell’Incoronazione della Madonna dell’Arco, celebrata oggi a Napoli. Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha svolto la sua riflessione a partire dalla “proposta precisa” che Cristo rivolge nel Vangelo odierno: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.  Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.
 
“A queste parole, rimaniamo turbati – ha osservato – nella misura in cui intendiamo la vita come possesso, come brama continua, come un trattenere per noi quanto più possibile. Non é l’avidità di cose, di affetti, di potere, che porta alcuni ad ergersi come padroni della vita pubblica, facendosi servire e riverire credendosi dei capi; giungendo persino a danneggiare la natura e la stessa esistenza umana, facendo commercio di droga, traffico di persone, o più sottilmente smaltendo rifiuti tossici, ma in realtà creando riserve di morte per le zone circostanti, portando ferita mortale all’uomo, al creato e alla casa comune?”, ha domandato il cardinale.  

“Come possono uomini così venerare la Vergine Maria, dire di essere di Cristo, e poi compiere scelte che vanno nella direzione esattamente opposta a quella del Vangelo e della testimonianza della Parola di Dio?”, ha aggiunto, rimarcando, con le parole dell’apostolo Giacomo, che “chi compie opere che vanno contro la vita dei fratelli, facendone in molteplici modi un commercio, non solo non può dire di avere fede, ma il suo cuore è morto, e le sue sono opere di morte”. I fatti “straordinari” all’origine dell’edificazione del santuario della Madonna dell’Arco sono infatti una “testimonianza anche del male che l’uomo può compiere, bestemmiando Dio e conducendo una vita a Lui avversa”, ha ricordato Sandri. E ha rilanciato l’invito a pregare la Vergine Maria, “perché i cuori dei peccatori si lascino toccare dalla grazia e possano cambiare vita, facendosi carico in seno alla comunità delle proprie colpe e contribuendo a riparare il male procurato”. 

“La chiamata alla fede – ha poi soggiunto – ci introduce in un dinamismo, in un movimento, che passa dal pentimento e dalla conversione iniziale possibile a tutti, purchè vissuta in sincerità d’animo, al cammino di sequela e discepolato. Vogliamo essere ogni giorno uomini e donne di luce… La proposta di Gesù è esigente, certo, ma oltre il timore nel nostro cuore scopriamo anche il desiderio: della felicità, di una vita buona, riconciliata con Dio e con i fratelli, capace di donare il bene e di diventare testimone della Buona Notizia della salvezza in Cristo”.
 
In questo cammino, “scopriamo la Vergine Santa non già meta del nostro pellegrinaggio, ma come compagna di cammino, che ci indica la strada”. Maria – ha rimarcato il capo Dicastero – “è la prima discepola che ne ha seguito da vicino le orme”. Ella infatti come il Figlio “ha avuto il coraggio di ripetere il ‘sì’ a Dio anche quando questo è passato attraverso un grande ‘no’ a se stessa. Soltanto così ha sperimentato il dono di quella “misura colma, traboccante, versata in grembo” promessa nel Vangelo: perché “ha dato, Le è stato dato” di essere Madre, non soltanto nella notte di Betlemme, e neppure solo sotto la Croce sul Calvario, ma da lì, è divenuta e rimane Madre per tutti e inesausta mediatrice di grazia”.
 
L’auspicio del porporato è che “possa l’angelo della pace suggerire presto ai cuori degli esuli, degli sfollati e dei profughi, dentro e fuori il Medio Oriente: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’..; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino” (Mt 2), e possa tornare a fiorire la pacifica convivenza e un nuovo futuro per quei popoli e nazioni”.
 
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ZENIT Staff

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