A margine dell’assemblea penaria della Ccee, che si svolge in questi giorni in Terra Santa, l’arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk ha lanciato un appello per la pace e la riconciliazione tra i popoli ucraino e russo attraverso le pagine di ZENIT e i microfoni di Radio Vaticana.
Ha detto Shevchuk: “Dopo aver ascoltato le relazione di ieri ed aver avuto la possibilità di presentare un piccolo filmato sulla situazione di guerra in Ucraina, e anche ascoltando la relazione dell’arcivescovo metropolita di Mosca Paolo Pezzi, vorrei cogliere questa opportunità per lanciare un appello di pace e riconciliazione proprio dalla Terra Santa accanto lago di Galilea dove Gesù ha formato i suoi discepoli. Crediamo che l’appello cristiano di pace e riconciliazione, che è il cuore del messaggio di Cristo, è quella forza che può sanare le ferite vincere le differenze e costruire la pace”.
“Noi russi e ucraini, cattolici e ortodossi bizantini – ha aggiunto l’arcivescovo – abbiamo lo stesso fondamento spirituale. Siamo eredi del battesimo di Rus’ di Kiev e i primi frutti di questo battesimo e i primi esempi di santità di questo battesimo sono due fratelli martiri Boris e Gleb (due principi ucraini, fratelli e figli di San Vladimir I, principe della Rus’ di Kiev e di Anna Porfirogenita, sorella dell’imperatore di Bisanzio Basilio II Bulgaroctono. Con essi si inaugura la tipologia dei santi-principi dell’Europa dell’Est ndr)“. Due principi che da una parte dovevano difendere la propria terra e proprio quando tornavano dalla battaglia, difendendo la loro patria dall’avanzata dei popoli nomadi provenienti dall’Oriente, hanno rifiutato di usare le armi contro i fratelli. Così sono martiri dell’amore, martiri della riconciliazione e il popolo li ha acclamati imitatori della passione di Cristo. Proprio quest’anno noi stiamo festeggiando mille anni del loro martirio, sia la Chiesa ortodossa russa che la Chiesa greco cattolica ucraina, sia il popolo ucraino che quello Russo”.
“Nel nome di Dio – ha dunque affermato il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina -, ricordando la comune tradizione di non violenza, vorrei fare questo appello per la pace e per la riconciliazione. Perché i presidenti vanno e vengono, i politici appaiono e spariscono, ma i popoli e le chiese rimangono. Non dobbiamo lasciarci nella mani dei politici che ci manipolano, non dobbiamo permettere che i nostri due popoli siano in conflitto secondo gli schemi geopolitici moderni”.
Con voce ferma e tono appassionato, il presule ha inoltre ribadito: “Proprio qui, nella Terra Santa io sento questa voce del Signore che dice: solo la riconciliazione e il perdono, ed anche l’esempio del martirio dei principi Boris e Gleb, ci chiamano alla pace e alla riconciliazione oggi in Ucraina e in Russia. Se qualcuno mi ascolta adesso sia in Ucraina che in Russia – ha proseguito – potrebbe dire, ma questo è un sogno non è reale… Voglio dire che forse per un non credente un appello di pace in una situazione di conflitto può sembrare un po’ teoretico, però si è già verificato, per esempio durante la Seconda Guerra mondiale, Konrad Adenauer e Robert Schuman hanno lanciato lo stesso appello che poi ha portato non soltanto alla riconciliazione, dopo il conflito, ma alla costruzione dell’Europa moderna”. Pertanto, ha concluso Shevchuk, “avendo noi questo patrimonio spirituale e anche questi esempi della storia europea moderna siamo coscienti di essere chiamati ad andare avanti su questa strada”.