Dal 25 al 30 novembre prossimi, papa Francesco visiterà Kenya, Uganda e Repubblica Centrafricana per la sua prima missione in Africa da Pontefice. Mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui e presidente della Conferenza episcopale centrafricana, ha definito l’evento “la premessa della nuova alba che noi speriamo per il nostro Paese”.
Un Paese, la Repubblica Centrafricana, dilaniato da una guerra che dura da quasi quattro anni. “Noi speriamo che la venuta del Papa nel nostro Paese ci aiuti affinché riusciamo, gli uni nei riguardi degli altri, a superare i nostri rancori, il nostro odio e le nostre divisioni, che riusciamo a tenderci la mano, che possiamo tutti – nel nome di Dio – darci la mano e riconciliare la Repubblica Centrafricana affinché si possa comprendere che nel nostro Paese ci sono anche persone che amano Dio, che si amano tra di loro e che continuano a lavorare insieme”, ha aggiunto alla Radio Vaticana il presule.
Il quale ha aggiunto che “c’è un grande entusiasmo” da parte dei fedeli per questa visita. “I centrafricani aspettano il Padre, aspettano di ricevere il messaggio di gioia portato da questo pastore; aspettano di vedere quest’uomo della riconciliazione camminare sulla nostra terra – la sua riflessione -. Dio viene tra di noi attraverso il Santo Padre per toccare i nostri cuori e inoltre abiterà tra di noi: tutti questi sono simboli molto forti per i centrafricani e noi siamo in attesa della venuta del Santo Padre”.
Parlando anche della visita in Kenya e in Uganda, mons. Nzapalainga ha parlato della visita di Francesco come di “un segnale forte per l’Africa lacerata” affinché possa camminare “verso il dialogo e la riconciliazione”.