L’appello lanciato da papa Francesco l’ultima volta in ordine di tempo nel corso dell’Angelus di domenica scorsa, 6 settembre, è stato già raccolto dall’associazionismo familiare. Come ricorda il Forum delle associazioni familiari, “già nel 2010 il Forum ha avviato un progetto di dialogo e confronto tra associazioni italiane e di migranti, denominato evocativamente ‘Con-tatto’, seguito da un altro, appena concluso, e ancora più significativamente denominato ‘Integra’, tutti costruiti sulla piena convinzione che la famiglia è spazio privilegiato per entrare in contatto e integrarsi, sia per chi migra sia per il Paese ospitante”. Il Forum cita poi “la recente sperimentazione ‘Rifugiato a casa mia’, promossa e realizzata a Torino da enti di ispirazione cristiana, enti pubblici e volontariato, che ha consentito di ospitare in venti famiglie ‘normali’ venti situazioni di rifugiati da varie Nazioni, singoli o famiglie, conferma che è possibile rispondere positivamente alla sfida planetaria dell’accoglienza a chi fugge da guerre, persecuzioni e massacri”.
Il Forum sottolinea che “serve oggi soprattutto un’accoglienza diffusa, dai numeri piccoli e distribuiti, ma possibili in ogni angolo dell’Italia, evitando il più possibile i grandi numeri, i grandi insediamenti di 500 o mille persone (e al Cara di Mineo sono arrivati fino a 3mila!), magari funzionali ad esigenze di controllo e di gestione, ma che rischiano di rinchiudere speranze, progetti e soggettività degli ospiti, spesso per troppo tempo. Proprio nel modello diffuso e di piccoli numeri potranno svolgere un ruolo prezioso anche le oltre 26mila parrocchie italiane chiamate all’accoglienza da Papa Francesco; ma lo potranno e sapranno fare se e in quanto anche le famiglie di quelle parrocchie si mobiliteranno, senza ‘voltarsi dall’altra parte'”.