Ancora non si sa chi vestirà il saio francescano di San Leopoldo Mandić, ma i frati cappuccini del Triveneto hanno già affidato al regista Antonello Belluco (Antonio guerriero di Dio e Il segreto di Italia) il compito di portare sul grande schermo la straordinaria vicenda umana del cappuccino di origini dalmate – che fu popolarissima figura a Padova nella prima metà del Novecento – inserendola nella trama umana e sociale del suo tempo.
Un personaggio, padre Leopoldo, non facile da rappresentare. La sua è una figura dimessa e tuttavia scelta da papa Francesco come uno dei patroni dell’Anno Santo della Misericordia, che si aprirà il prossimo 8 dicembre.
A sottolineare l’importanza del confessore, ministro del perdono di Dio, è stata annunciata un’ostensione dei resti mortali di san Leopoldo e san Pio da Pietrelcina nella basilica vaticana di San Pietro nel febbraio 2016, in coincidenza con l’inizio della Quaresima. Saggio formatore di anime, Leopoldo fu confessore per un trentennio alla chiesa dei cappuccini di Padova, da dove praticamente mai si mosse.
Attendeva alle confessioni dalla mattina alla sera, tutti i giorni. Dotato di profonda umanità, accoglieva tutti, sapendo indirizzare a Dio anche chi da lui si fosse da tempo allontanato. Fu amatissimo dalla gente, piccola e grande: ancora vivente da molti era ritenuto santo.
Manifestava così il suo impegno: “Nascondiamo tutto, anche quello che può avere apparenza di dono di Dio, affinché non se ne faccia mercato. A Dio solo l’onore e la gloria! Se fosse possibile, noi dovremmo passare sulla terra come un’ombra che non lascia traccia di sé”.
Il difficile compito di una rappresentazione drammaturgica capace di superare i limiti di una messa in scena di tipo agiografico o devozionale è la sfida che ha raccolto Antonello Belluco. Tra l’altro non ci sono precedenti cinematografici sulla figura del santo cappuccino. Il progetto del film verrà presentato in una conferenza stampa a fine settembre.