È stata un’udienza cordiale quella del Papa di oggi con il presidente d’Israele Reuven Rivlin. La prima con il capo di Stato eletto nel giugno 2014, succedendo a Shimon Peres. Emozionato e affabile, il presidente era accompagnato in Vaticano da una delegazione composta da 15 persone, inclusa la moglie su una sedia a rotelle. L’udienza è iniziata puntuale alle 10 ed è durata 30 minuti esatti, alla presenza di una interprete dall’inglese e dall’ebraico.
Durante il dialogo – come informa una nota della Sala Stampa vaticana – è stata affrontata la situazione politica e sociale del Medio Oriente, segnata da diversi conflitti, con particolare attenzione alla situazione dei cristiani e di altri gruppi minoritari. Al riguardo “è stata rilevata l’importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità dei leader religiosi nella promozione della riconciliazione e della pace”.
Si sono evidenziate poi “la necessità e l’urgenza di promuovere un clima di fiducia tra Israeliani e Palestinesi e di riavviare i negoziati diretti per raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli, come contributo fondamentale alla pace e alla stabilità della Regione”. Nessun cenno alla soluzione dei due Stati, a cui il presidente faceva invece riferimento in un’intervista di ieri con il quotidiano della Cei Avvenire.
Nel colloquio sono state infine affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e tra le Autorità statali e le comunità cattoliche locali, auspicando una pronta conclusione dell’Accordo bilaterale in corso di elaborazione. Chiesa da entrambe le parti anche “una soluzione adeguata di alcune questioni di comune interesse”, tra cui quella riguardante la situazione delle scuole cristiane nel paese che in questi giorni ha provocato delle forti manifestazioni a Gerusalemme.
Significativi i doni consegnati al termine dell’udienza. Il presidente ha donato al Santo Padre una iscrizione aramaica, su una pietra di basalto, risalente al IX-VIII secolo a. C., che fu posta all’entrata della città antica di Dan, nel nord della valle di Hula. La stele è un reperto importante in quanto contiene la menzione più antica della dinastia di Davide fuori dalla Bibbia. L’iscrizione originale è conservata nel Museo di Israele e la copia è stata realizzata in onore del Papa.
Come ha spiegato Rivlin, al momento della consegna: “Credo sia giusto che Sua Santità abbia questo dono per ricordare le radici comuni tra ebraismo e cristianesimo”. La parola aramaica “BeitDavid”, è uguale infatti alla parola ebraica “Beit-David” ed è stata evidenziata in colore dorato. Nella targa con dedica, infine, si legge la scritta: “A Sua Santità Papa Francesco” e una frase tratta dal Salmo 122,6: “Rogate quae ad pacem sunt Ierusalem“.
Da parte sua, Bergoglio ha regalato al presidente un dono inedito, ovvero un grosso medaglione in bronzo raffigurante una roccia spaccata a metà, dalla cui fessura fiorisce un ramo d’ulivo che tiene unite le due parti. Intorno la dicitura in italiano: “Ricerca ciò che unisce. Supera ciò che divide”, che il Papa ha detfinito “un consiglio”. Il medaglione è la metafora del dovere di ogni Stato e di ogni persona a costruire una cultura di pace. Consegnandola, il Papa ha infatti sottolineato: “Significa che c’è qualche divisione… la sfida ora è unire”, e ha strizzato l’occhio a Rivlin.
Tra i doni anche due copie in inglese della enciclica Laudato Si’ e della esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Ponendole nelle mani del capo di Stato Francesco ha detto: “Questa è sull’ecologia. Quest’altra è per tutti i cristiani, ma c’è un capitolo dedicato al dialogo con gli ebrei”. Alla delegazione ufficiale, il Papa ha consegnato la medaglia del III anno di pontificato, che ricorda i 500 anni di Santa Teresa. Al momento dei saluti Bergoglio ha raccomandato al presidente e alla consorte: “Pray for me”. Rivlin ha subito risposto: “I will. See you soon in Israel (Lo farò. Ci vediamo presto in Israele)”.
Successivamente Reuven Rivlin ha incontrato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Gallagher. L’incontro di oggi era molto atteso dalla stampa e dalla popolazione israeliana – sia araba, che ebraica e cristiana – che hanno sempre manifestato stima per il nuovo presidente, reputato “liberale” e inclusivo”, e per il Pontefice che gode di grande popolarità.
Prima dell’udienza con il presidente israeliano, Papa Francesco ha ricevuto per 10 minuti monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, che ha completato la sua convalescenza dopo il malore che in giugno lo aveva costretto a un breve ricovero alle Molinette, in occasione del viaggio del Pontefice a Torino, e in luglio a saltare il viaggio in Sudamerica. L’arcivescovo era in clergyman e l’udienza di oggi non era indicata nell’agenda della Prefettura della Casa Pontificia come è prassi per gli incontri del Papa con i collaboratori più stretti. Subito dopo il Papa ha incontrato il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia.