Pope Francis meets General Chapter of the Schoenstatt Fathers

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Il Papa a Schönstatt: “Non trascurate la preghiera, con la scusa di un ministero impegnativo”

Ricevendo il movimento per il V capitolo generale, Francesco mette in guardia dal sopravvalutare gli “schemi” e le “strutture esterne”. Poi raccomanda: “Discutete calorosamente, ma non vi sia mai indifferenza”

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Mantenere vivo il carisma fondazionale e trasmetterlo ai giovani. Sono i due principali mandati di papa Francesco ai Padri di Schönstatt, da lui ricevuti in udienza, in occasione del V capitolo generale, che coincide con il 50° anniversario dalla fondazione dell’Istituto, da parte di padre José Kentenich.

Ai Padri il Pontefice, usando una metafora già utilizzata in passato, ha ricordato che un carisma non è un “pezzo da museo, che rimane immobile nella sua vetrina, per essere contemplato e nulla più”, né tantomeno giova “imbottigliarlo, come fosse acqua distillata, perché non si contamini con l’esterno”.

Al contrario, è opportuno fare in modo che il carisma “esca, perché entri a contatto con la realtà, con le persone, con le loro inquietudini e i loro problemi”. È proprio in questo “incontro fecondo con la realtà” che “il carisma cresce, si rinnova ed anche la realtà si trasforma, si trasfigura per la forza spirituale che questo carisma porta con sé”.

Il Santo Padre ha poi citato una frase del fondatore, padre Kentenich, che raccomandava di stare “con l’orecchio al cuore di Dio e la mano sul polso del tempo”: questi sono “i due pilastri di una autentica vita spirituale”, ha commentato. In particolare il “contatto con Dio” ci ricorda che è Lui che “ci amato per primo”.

Quanto al carisma del sacerdote, il Papa – sulla scia di San Gregorio Magno, di cui oggi si celebra la memoria liturgica – ha spiegato come questi debba essere posto come una “torre di guardia in mezzo al popolo, per vedere da lontano chi si avvicina”.

A dispetto della sua naturale “debolezza”, ogni sacerdote è chiamato ad elevarsi alle “alture di Dio”, che lo “chiama ad entrare in dialogo con lui”, un “dialogo d’amore, da padre a figlio, da fratello a fratello”. Un po’ come faceva Mosè, “l’uomo più umile che ci fosse sulla terra”, che “stava in mezzo al popolo a risolvere problemi gravi”.

Francesco ha poi ricordato l’importanza della preghiera: “Non è una buona cosa trascurare la preghiera o, peggio, abbandonarla con la scusa di un ministero che assorbe”, poiché il carisma non può mantenersi vivo “concentrandosi sulle strutture esterne, gli schemi, i metodi, la forma. Dio ci liberi dallo spettro del funzionalismo!”, ha detto.

Il carisma è qualcosa che si radica nel “primo amore”, che si rinnova “giorno per giorno, nella disposizione ad ascoltare e rispondere con generosità innamorata”. Nella contemplazione, ci si apre “alla novità dello Spirito” e “alle sorprese”, operando in noi un “sano e necessario decentramento” da noi stessi, perché “Cristo occupi il centro della nostra vita”.

Venendo al secondo pilastro di Schönstatt – “tenere il polso del tempo” – il Santo Padre ha detto: “Non bisogna avere paura della realtà”, perché è in essa che “il Signore ci aspetta, ci parla e si rivela”. In altre parole ascoltare Dio e la realtà “non sono due cose distinte”.

Tenere “il polso della realtà”, ha aggiunto il Pontefice richiede una “preghiera costante”, nella quale apprendiamo a “servire” e a “non allontanarci da Cristo che soffre nei suoi fratelli”.

Nel servizio agli “ultimi”, il sacerdote non sta “né davanti, né dietro agli altri ma cammina con loro, amandoli con lo stesso amore di Cristo che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita per la salvezza di molti”.

L’essenza di ciò che il fondatore di Schönstatt ha voluto per i suoi sacerdoti è quindi proprio nel “servire disinteressatamente la Chiesa, tutte le comunità, il movimento, per mantenere la sua unità e la sua missione”.

Un “obiettivo esigente” è stato individuato dal Papa nella “fraternità sacerdotale”, perché nelle comunità di Schönstatt “non vi sia mai l’indifferenza” e “se sorgono discussioni o differenze d’opinione”, è meglio “il calore della discussione della freddezza dell’indifferenza, vero sepolcro della carità fraterna”, ha detto, rivolto ai Padri, affinché imparino a “sopportarsi, a litigare e a perdonarsi” ma soprattutto “ad amarsi”.

Francesco ha concluso l’udienza con tre raccomandazioni: “accompagnare e guidare le famiglie”; “dedicare molto tempo al sacramento della riconciliazione, in vista del Giubileo”; pregare per il Santo Padre, “perché ne ho bisogno”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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