Matteo Ricci and Paul Xu Guangqi

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Matteo Ricci: la sua terra d’origine gli rende omaggio

Fino al 20 settembre a Cupra Marittima, la diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone accoglie la mostra Un gesuita nel Regno del Drago

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Martedì 1 settembre, nella chiesa di Sant’Egidio a Cupra Marittima, si è tenuta l’inaugurazione della mostra Matteo Ricci, un gesuita nel Regno del Drago, già prodotta dalla Diocesi di Macerata per i festeggiamenti del quarto centenario dalla morte del grande missionario maceratese nel 2010, e ora attivata anche nella diocesi di San Benedetto Del Tronto – Ripatransone, fino al 20 settembre grazie alla collaborazione fra il Centro Missionario Diocesano, il comune di Cupra Marittima e la Parrocchia di San Basso.

All’evento, che ha richiamato un vasto pubblico, sono intervenute numerose personalità che hanno in vari modi ricordato la figura del gesuita marchigiano Matteo Ricci, missionario per moltissimi anni presso la dinastia cinese dei Ming e tuttora unico occidentale sepolto nel cimitero imperiale di Pechino.

Don Alberto Forconi, segretario regionale Missio Marche e Direttore del Centro Missionario di Macerata, lo ha definito «insegnante di largo respiro che ha costruito molti ponti e ha aperto la porta dell’Oriente. L’atteggiamento fondamentale da tenere verso gli altri che ha contraddistinto Padre Matteo è l’amicizia; infatti scrisse in un suo trattato intitolato proprio L’amicizia: “devo considerare l’amico come un altro me stesso”. Nota è stata infatti anche la sua amicizia con l’imperatore».

Il sindaco di Cupra Marittima, accompagnato dal vicesindaco Roberto Lucidi e dagli assessori Anna Maria Cerolini e Luca Vagnoni, ha aggiunto: «siamo contenti di poter ospitare sul nostro territorio comunale una così importante mostra. Con Padre Matteo Ricci possiamo riscoprire la ricchezza della convivenza di culture diverse». In rappresentanza del Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno, Stefano Novelli ha espresso entusiasmo nel partecipare a «una mostra che ricorda un marchigiano che la rivista Life ha inserito tra le figure più importanti del secondo millennio. Attraverso Padre Matteo Ricci sono state gettate le basi per dei rapporti proficui tra culture profondamente diverse».

Il direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano di S. Benedetto-Ripatransone-Montalto, don Nicola Spinozzi, ha quindi ringraziato i partecipanti e i volontari del Centro Missionario che «hanno collaborato fattivamente per la buona riuscita della mostra», sottolineando anche che «l’esempio di padre Matteo Ricci e l’approccio di amicizia e rispetto tra i popoli offrono una lezione di vita sollecitandoci a riflettere sul nostro stile di vita quotidiano dove spesso si registrano attacchi alla libertà religiosa e in particolare alle comunità cristiane diffuse in tutto il mondo». Inoltre  padre Matteo Ricci, coniò per la prima volta, un’idea di Europa come unità geografica, politica, culturale e religiosa equivalente alla Cina stessa. Un’anticipazione particolarmente istruttiva e feconda anche per l’oggi e gli anni a venire.

Il Vescovo di S. Benedetto-Ripatransone-Montalto S.E. Mons. Carlo Bresciani, ha definito padre Matteo Ricci «uomo di grande spessore intellettuale ma soprattutto spirituale, in quando credeva che il Vangelo poteva essere portatore di libertà. Egli aveva capito che il cristianesimo può essere incarnato in ogni cultura. Non era un conquistatore, ma voleva donare agli altri quello che il Vangelo e Gesù Cristo avevano dato a lui. In questo senso padre Ricci ha molto da dire anche a noi, perché oggi sembra che non siamo più convinti che il Vangelo sia portatore di libertà e quasi ce ne vergogniamo. Padre Matteo Ricci partì per la Cina perché convinto che anche i Cinesi avessero il diritto di conoscere la loro dignità di figli di Dio».

Al termine della presentazione della mostra, che si compone di 30 grandi pannelli splendidamente illustrati che ripercorrono la vita e l’opera del celebre gesuita maceratese, il sacerdote cinese padre Paolo, collaboratore di don Forconi, ha recitato la preghiera del Padre Nostro in lingua cinese, attraverso le stesse parole con cui Matteo Ricci lo aveva insegnato più di quattrocento anni fa.

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ZENIT Staff

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