Dopo la Basilicata, il Veneto è la seconda regione italiana a vietare l’educazione scolastica al gender. La mozione del consigliere Sergio Berlato, che prevede che “la scuola non introduca ideologie destabilizzanti e pericolose per lo sviluppo degli studenti”, è stata approvata in Consiglio Regionale con 24 voti favorevoli e 9 contrari.
Alla Giunta Regionale, il Consiglio richiede esplicitamente di “intervenire nelle scuole di ogni ordine e grado della Regione perché non venga in alcun modo introdotta la teoria del gender”.
La mozione si basa sull’articolo 26 della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e sulla Convenzione Unicef sui diritti dell’Infanzia, che tutelano la libertà di scelta educativa da parte dei genitori, in particolare in ambiti delicati come l’affettività e la sessualità.
Al tempo stesso, si intendono coinvolgere le famiglie nella “predisposizione dei progetti sull’affettività e sulla sessualità e nell’opera di educazione, rendendo i loro contenuti trasparenti ed evitando il contrasto con le convinzioni religiose e filosofiche dei genitori”.
Il provvedimento del Consiglio Regionale del Veneto prescrive infine la “spiegazione” e lo “studio” dell’articolo 29 della Costituzione, che “privilegia la famiglia come ‘società naturale fondata sul matrimonio’, della quale riconosce gli speciali diritti, diversamente da ogni altro tipo di unione”.
Hanno votato a favore della mozione i gruppi consiliari della Lista Zaia, della Lega Nord, di Fratelli d’Italia, di Forza Italia. Contrari il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. [L.M.]