Si è concluso oggi a Pattaya, in Thailandia, il Simposio La vita consacrata al servizio della nuova evangelizzazione, promosso dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.
L’incontro, apertosi lo scorso 20 luglio, ha avuto come scopo quello di raccogliere i frutti del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione (2012) e dell’Anno della Vita Consacrata (2014-2015). Tra gli altri punti toccati: la globalizzazione, la povertà, l’ecologia, la libertà religiosa, il dialogo interreligioso.
Momento centrale del Simposio è stata la relazione del cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.
“Non possiamo evangelizzare con le armi o la politica - ha dichiarato il cardinale Braz -. Dobbiamo vivere amando le persone che serviamo con quella passione che ci viene mettendo Cristo, e non il denaro e il potere, al centro delle nostre vite”.
Il porporato ha poi ricordato ai religiosi che nessuno è “meglio degli altri nella Chiesa” e che “il radicalismo evangelico non è un’esclusiva della vita consacrata, ma appartiene a tutti, perché non esistono cristiani di serie A e cristiani di serie B”.
I religiosi, ha raccomandato Braz, devono vivere “come fratelli e sorelle e non come superiori e subalterni”.
Anche la mascolinità e la femminilità sono aspetti integranti della vita consacrata e i religiosi e le religiose devono vivere nel rispetto reciproco. “Gli uomini da soli non rappresentano tutta l’umanità e lo stesso vale per le donne. C’è bisogno di ambedue perché siamo stati tutti creati ad immagine dell’amore di Dio”, ha quindi concluso il cardinale.