Consecration cross with candle

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Candele poste davanti alle croci della dedicazione di una chiesa

In che momento possono essere accese?

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Nella sua rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi a un lettore nello Stato americano del Missouri.

La pratica tradizionale, ora facoltativa, di porre candele e croci commemorative per indicare i punti dove le pareti di una chiesa furono unte durante il rito di dedicazione, è tuttora conservata in molti luoghi. Le rubriche del rito di dedicazione includono un rituale per la loro accensione durante questa cerimonia (cfr. Caeremoniale Episcoporum, n. 907, Ordo dedicationis ecclesiae et altaris, cap. II, n. 72). Non trovo nelle rubriche nulla che preveda o almeno permetta di accenderle in altre occasioni. Anche la breve sezione nell’Ordo dedicationis circa gli anniversari della dedicazione tace su questo punto (cf. cap. II, nn. 26-27). Le pratiche sembrano variare dal non accenderle mai all’accenderle solo nell’anniversario della dedicazione, o nelle feste del titolo della chiesa, alla Veglia Pasquale, o in tutte le solennità e ogni Domenica, etc. Lei conosce una fonte che costituisca un’usanza autorevole circa questo punto? — J.S., St. Louis, Missouri (USA)

Le dodici croci o pietre di consacrazione e le candele menzionate dal nostro lettore sono generalmente collocate sulle pareti di qualsiasi chiesa cattolica consacrata. Queste croci sono di norma di pietra o di altro materiale durevole; occasionalmente sono dipinte. Queste croci e candele segnano i dodici punti in cui le pareti della chiesa furono solennemente unte col sacro crisma e le candele vennero accese per la prima volta. Nelle chiese più antiche si trovano anche dodici croci sulle mura esterne dell’edificio.

Il termine “dedicazione” di una chiesa è oggi preferito a “consacrazione”. Essa è descritto nel Rito di Dedicazione di una Chiesa:

“Riti di unzione, incensazione, copertura e illuminazione dell’altare.

“16. I riti di unzione, incensazione, copertura e illuminazione dell’altare esprimono con segni visibili vari aspetti di quell’opera invisibile che il Signore realizza per mezzo della Chiesa, nelle sue celebrazioni dei misteri divini, in particolare l’eucaristia.

“a) Unzione dell’altare e delle pareti della chiesa: l’unzione col crisma rende l’altare un simbolo di Cristo, che, prima di ogni altro, è ed è chiamato “L’Unto”; poiché il Padre lo unse con lo Spirito Santo e lo rese il Sommo Sacerdote, in modo che potesse offrire sull’altare del suo corpo il sacrificio della sua vita per la salvezza di tutti. L’unzione della chiesa significa che essa è consegnata interamente e perennemente al culto cristiano. Stando alla tradizione liturgica, si fanno dodici unzioni, o, laddove sia più conveniente, quattro, come simbolo che la chiesa è un’immagine della città santa di Gerusalemme.

“b) L’incenso viene bruciato sull’altare, a significare che il sacrificio di Cristo, lì perpetuato nel mistero, ascende a Dio come dolce profumo, e significa anche che le preghiere del popolo sale piacevole e gradito, raggiungendo il trono di Dio. L’incensazione della navata della chiesa indica che la dedicazione la rende una casa di preghiera, ma il popolo di Dio è incensato per primo, poiché essi costituiscono il tempio vivente in cui ogni membro autentico è un altare spirituale.

“c) La copertura dell’altare indica che l’altare cristiano è l’altare del sacrificio eucaristico e la mensa del Signore; attorno ad esso i sacerdoti e le gente, attraverso un unico e identico rito ma con una funzione diversa, celebrano il memoriale della morte e risurrezione di Cristo e prendono parte alla sua cena. Per questa ragione l’altare viene allestito come la mensa del banchetto sacrificale e adornato a festa. Perciò la copertura dell’altare significa chiaramente che esso è la mensa del Signore presso cui tutto il popolo di Dio si incontra nella gioia per essere rifocillato dal cibo divino, ovvero il corpo e il sangue di Cristo sacrificato.

“d) L’illuminazione dell’altare, che è seguita dall’illuminazione della chiesa, ci ricorda che Cristo è ‘luce per illuminare le nazioni’; il suo chiarore risplende nella Chiesa e attraverso l’intera famiglia umana”.

La preghiera usata in queste occasioni è: “Noi ungiamo adesso questo altare e questo edificio. Possa Dio nella sua potenza renderli santi, segni visibili del mistero di Cristo e della Sua Chiesa”.

Le 12 candele hanno origine dall’uso simbolico di questo numero nella tradizione biblica. Le 12 pietre usate da Mosè per costruire l’Arca dell’alleanza rappresentavano le 12 tribù d’Israele. Ci sono le 12 porte della nuova Gerusalemme menzionate nel Libro della Rivelazione (21,12-14). Allo stesso modo, ci sono 12 apostoli. Quando recitiamo il Credo noi confessiamo “Credo nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica”. La nostra fede è apostolica perché è fondata sugli insegnamenti di Gesù, trasmessi dagli apostoli, dei quali sono diretti successori i nostri vescovi, guidati dallo Spirito Santo.

Il rito di dedicazione di una chiesa ha origine probabilmente nei tempi dell’Imperatore Costantino il Grande, quando i cristiani ricevettero libertà di culto. Per molti secoli esso consisteva nella prima solenne celebrazione dell’Eucarestia. In uno stadio successivo venne aggiunto un rito di collocazione delle reliquie. Il nucleo del rito attuale con le diverse unzioni ebbe origine nel Medioevo.

Come ha ricordato il nostro lettore, la pratica varia notevolmente, per quanto riguarda i momenti in cui vengono accese le candele. Non ci sono indicazioni ufficiali nella legislazione attuale. In questi casi è da seguirsi l’usanza tradizionale.

Il nostro lettore menziona il 29 maggio come la data della celebrazione della dedicazione. Questo in virtù della norma generale secondo la quale, quando la data della dedicazione di una chiesa è sconosciuta, ogni diocesi celebra la dedicazione di queste chiese in una data comune. Nella diocesi del nostro lettore questa è la data scelta.

Ci sono altri modi per risolvere questo problema. Per esempio, le norme dell’ufficio liturgico della Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles dicono:

“Ogni parrocchia dovrebbe celebrare come Solennità la propria festa patronale (cioè di colui al quale è dedicata) e l’anniversario della propria dedicazione. Le parrocchie dedicate alla Nostra Signora, qualora il titolo non sia presente sul calendario, celebrano la festa patronale il 15 agosto o nel giorno di un’altra festa mariana che si adatti meglio con il titolo in particolare.

“L’anniversario è celebrato: nell’anniversario della data di dedicazione, nella domenica più vicina alla data di dedicazione, qualora quella domenica cada in Tempo natalizio o nel Tempo Ordinario (quindi non Avvento, Quaresima o Pasqua). Laddove la data sia sconosciuta si celebri nella domenica prima della Solennità di Ognissanti (1 Novembre)”.

Le candele possono anche essere accese per sottolineare le maggiori festività dell’anno ecclesiastico. Questa è una possibilità e non un obbligo, ma può essere utile per accrescere il carattere solenne della celebrazione di alcune festività.

[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]

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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.

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Fr. Edward McNamara

Padre Edward McNamara, L.C., è professore di Teologia e direttore spirituale

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